Sinisgalli, il poeta svenduto al mercatino dell'usato

Sinisgalli, il poeta svenduto al mercatino dell'usato
di Gianni Molinari
Sabato 15 Aprile 2017, 08:58 - Ultimo agg. 18:59
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I timbri del pane, le serrature in legno, i libri: Leonardo Sinisgalli (1908-1981), l’ingegnere poeta che ha fatto dialogare la cultura umanistica e quella scientifica, è finito sulle bancarelle del mercatino dell’usato di Monte Mario a Roma, e in undici lotti che saranno messi all’asta il prossimo 26 aprile dall’istituto delle vendite giudiziarie della Capitale. 

Un altro brutto colpo alla memoria del poeta, tra i maggiori esponenti dell’ermetismo meridionale, al quale sta tentando di opporsi la Fondazione Sinisgalli.

Storia complicata, tra eredi ed eredità, che comincia nella metà degli anni ‘90 quando Rodolfo Borra, figlio della moglie, Giorgia de Cousandier, fratello e tutore di Filippo, che il poeta aveva adottato, comincia a vendere i quadri e i libri della collezione di Sinisgalli: tremila volumi, oggetti della scrivania, la macchina da scrivere, il ritratto in olio del poeta eseguito da Maria Padula vengono acquistati dal comune di Montemurro, paese natale del poeta ingegnere, dalla Regione Basilicata e dalla Provincia di Potenza e si trovano oggi nella “Casa delle Muse” della Fondazione a Montemurro.

Quello della liquidazione del patrimonio negli anni ‘90 è solo il brutto inizio. Viene poi venduta l’abitazione del poeta a Roma in via del Sassoferraio: mobili, collezioni e suppellettili «viaggiano» prima in due appartamenti, poi finiscono, per decisione della compagna di Rodolfo, in quattro container in un centro di stoccaggio di una azienda di trasporti.

E qui se ne perde traccia almeno fino alla fine di dicembre 2016 quando suppellettili, libri e altri oggetti di Sinisgalli compaiono in alcune bancarelle del mercatino dell’usato di Monte Mario, triste epilogo di un contratto di fitto non onorato. Infatti, la società di stoccaggio, così come previsto dal contratto di locazione, in assenza del pagamento del fitto ha messo in vendita nel mercatino il contenuto dei container, i libri e le suppellettili, e affidato almeno undici lotti all’istituto delle vendite giudiziarie.

Uno smacco gravissimo al quale la Fondazione Sinisgalli ha risposto aprendo immediatamente una sottoscrizione per raccogliere fondi e cercare di acquistare più materiale possibile. Una delegazione (composta dal presidente Mario Di Sanzo, dal direttore Biagio Russo e dal consigliere Rocco Brancati) è andata al mercatino e ha “recuperato” circa 200 volumi della ricca libreria del poeta lucano oltre ad una serie di oggetti e al carteggio di lettere spedite o ricevute dalla moglie di Sinisgalli, la baronessa romana Giorgia de Cousandier.

Si è mosso anche il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini: la Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio «ha avviato le procedure per verificare e accertare l’interesse culturale del patrimonio documentario e librario di Sinisgalli, poeta-ingegnere», «una procedura per evitare la dispersione di importanti materiali e documenti di un protagonista della cultura del Novecento». Solo il completamento della procedura potrà bloccare l’asta del 26 aprile che complessivamente ha valore economico irrisorio di circa 500 euro per tutti i lotti, ma un valore enorme per la memoria. 

Resta invece difficilissimo il rapporto con l’erede testamentaria, la compagna di RoDolfo Borra, la cui posizione intransigente non ha permesso la pubblicazione dell’intera opera poetica sinisgalliana negli Oscar della Mondadori, pur a fronte di una proposta economica della casa editrice. 

La chiusura sui diritti d’autore nei fatti sta impedendo la diffusione delle opere di Sinisgalli che sono sempre più difficili da reperire anche nelle librerie. Una situazione che affida alla Fondazione Sinisgalli e alla sua opera di diffusione della conoscenza della vita e l’opera del poeta delle due Muse un compito ancora più importante.
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