Donne di terra, in Campania la resistenza si declina al femminile

Donne di terra, in Campania la resistenza si declina al femminile
di Donatella Trotta
Martedì 20 Dicembre 2016, 22:59 - Ultimo agg. 23:07
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La Terra? È donna. E non soltanto nell’immaginario mitologico, con tutte le varianti del mito della Grande Madre o di Madre Natura, che attraversano le epoche e i continenti. La Terra è donna nella generatività declinata al femminile, nella cura della vita da custodire, nel nutrimento coltivato per allevare e crescere creature di creature: dal regno vegetale a quello animale. E si declina perciò al femminile anche una significativa proposta di ecosostenibilità, veicolata da un progetto fotografico (che diventerà anche mostre, incontri, spettacoli) confluito in un calendario diverso dai soliti. Si intitola «Donne di Terra - dodici mesi di resistenza contadina in Campania» e racconta, attraverso eccellenti scatti fotografici (di Alessandra Basile e Angelo Casteltrione, tra gli altri), dodici differenti storie di ordinaria resilienza quotidiana incarnate da altrettante donne che, nella Campania piagata dalle ferite della Terra dei Fuochi, tutelano invece caparbiamente, a vario titolo, la biodiversità con le loro scelte esistenziali, che rispecchiano stili di vita attenti all’agricoltura naturale come al valore delle relazioni autentiche, in un contatto genuino con la campagna, le produzioni della terra e le persone. Rispecchiando così, nello stesso tempo, anche il ruolo determinante delle donne nell’attuale economia agricola.

Il calendario, spiegano le protagoniste, è nato «un po’ per caso, un po’ per gioco, ma anche, in parte, per reazione ad un certo tipo di calendari che fanno leva sulla sensualità del corpo femminile per vendere più copie». Poi, aggiungono, «l’iniziativa ci ha coinvolte emotivamente e divertite molto, nelle giornate in cui siamo diventate i soggetti delle foto: se prima c’erano solo delle idee da sviluppare, con l’apparire delle foto quelle idee si sono infatti trasformate in immagini di realtà, in cui noi ci abbiamo letteralmente messo la faccia». Non solo. Le dodici storie raccolte, proseguono le ideatrici del progetto, «rappresentano così tanti significati diversi di resistenza, proprio come siamo differenti noi stesse, i nostri percorsi culturali, i luoghi campani dove viviamo e godiamo di questa terra, tanto generosa quanto difficile». Diverse, ma accomunate da precise “affinità elettive” nel rapporto con la terra, il cibo, il senso di corresponsabilità nei confronti del mondo rurale molto diverso da quello dei propri nonni e genitori, eppure denso comunque di emozioni analoghe a quelle vissute dalle generazioni precedenti: «Abbiamo in comune un “sentire la terra” molto femminile - spiegano ancora le “contadine” campane - con pensieri e sensazioni che ci trasportano verso una nuova e necesasria sostenibilità ambientale e culturale, verso un nuovo concetto di economia aggressiva e avidamente legata al mero profitto, con una concezione alterata e avida di “sviluppo” che sfrutta e impoverisce la terra, e non solo». 

Ne sono convinte Sofia de Capoa, architetto che in piena Napoli si prende cura di un incantevole limoneto di due ettari come dei suoi due bambini, per i quali ha creato anche uno speciale asilo nell’orto e Libera Feola, che vive a Somma Vesuviana e si occupa con la figlia (parte della Paranza del Sabato dei Fuochi) di agricoltura naturale con lo stesso antico rispetto che la sua famiglia ha nutrito, da generazioni, verso la terra del Parco Nazionale del Vesuvio dove la tradizione continua producendo albicocche, prugne, cachi, noci e pomodorini del piennolo ma anche marmellate naturali e piatti della cucina tupica locale. Ma ne sono convinte anche Paola Carone, architetto e dottore di ricerca che si divide tra Napoli e Torrecuso, nel beneventano, dove con la famiglia porta avanti il progetto di ospitalità rurale «Casa Orza», in una sinergia tra vigna, orto, animali e accoglienza dei visitatori, e Mara Savoia, impegnata con la famiglia in un’azienda agricola a Roccabascerana che alleva mucche di pezzata rossa italiana e trasforma il loro latte in formaggio.

Con loro, è rappresentata anche la Costiera: da Antonella Vanacore, una delle socie della cooperativa agrituristica La Ginestra di Santa Maria del Castello, a Vico Equense, portavoce di un’accoglienza e di un’agricoltura a misura umana; e da Alessandra Gelormini, architetto che dal 2000 si prende cura di Villa Conola, a Massa Lubrense, producendo dalla sua terra piccole quantità di olio, marmellate, frutta secca, erbe da infusione, liquori e conserve di vario genere. A Sessa Aurunca invece operano Doris Formisano, austriaca trasferita in campagna per amore del suo Umberto, e Maura Sciullo, che a Li Paoli gestisce con il suo compagno una piccola azienda agricola e agrituristica con tanto di caseificio che produce formaggi tipici dell’alto casertano, in particolare la marzolina. E mentre ad Alvignano c’è Nanà che, ispirata dal pensiero della decrescita di Serge Latouche, si dedica all’orto, alle conserve e all’accoglienza, a Poggiomarino Marialuisa Squitieri (che a Napoli ha aperto la prima bottega di vendita diretta nel centro storico con ortaggi e frutta biologici da lei prodotti) sogna di ristrutturara una cascina ottocentesca nella campagna di famiglia. «Figlia d’arte» anche Mariapia Cutillo, che a San Salvatore Telesino ha innovato la tradizione rurale di famiglia con l’orto sinergico e la biodiversità che oltre a produrre cibi naturali ospita anche volontari di tutto il mondo parte di una rete che aspira ad imparare a coltivare la terra per autosostenersi in modo ecologicamente corretto. E Titta Pirone, divisa tra Portici e Sant’Agata de’ Goti, dove con la famiglia lavora l’orto, la vigna e l’uliveto, oltre a curare molti animali da piccola fattoria producendo pane con grano buono, parte fondamentale del suo progetto RuCasa1130.

Donne che con tenacia tentano di cambiare il mondo rimettendolo al mondo secondo ritmi naturali perduti, nelle manipolazioni asservite alla logica mercantile del profitto a oltranza: mentre c’è bisogno di riscoprire il gusto paziente dell’attesa, per assaporare cibi genuini frutto del proprio sudore: «Siamo contadine - rivendicano sorridendo le protagoniste del calendario - quindi siamo lente, perché seguiamo i cicli della terra. Perciò per fare tutte le foto abbiamo aspettato che, mese per mese, tutto fosse pronto con i suoi tempi». Già. Un elogio della lentezza inattuale, nell’era ipertecnologica della simultaneità. Per provare a invertire la rotta, approfittando delle festività natalizie, si può assistere, giovedì 22 dicembre alle ore 20, alla presentazione del calendario presso il Circolo Virtuoso Bukò (a Benevento, in via Stanislao Bologna 30). Una delle tante tappe di un tour iniziato l’8 dicembre, con lo scopo principale di divulgare idee veicolate con l’esempio di stili di vita alternativi: «C’è bisogno di resistenza - concludono le “contadine” postmoderne - quando si parla di cibo per una maggiore consapevolezza alimentare, perciò vorremmo coinvolgere in questa consapevolezza anche gli altri e far assaggiare alle persone la dolce e superiore qualità dei nostri cibi, autoprodotti, naturali, ri-costruiti con amore. C’è necessità di una resistenza politica alle aggressioni che arrivano di continuo come una brutale tempesta sui nostri territori: progetti petroliferi, eolico selvaggio, furto di terre da coltivare su cui invece prolificano impianti di centrali di produzione energetica, rapina o inquinamento dell’acqua e, non ultimo per importanza, l’aggressione alla terra da parte degli stessi operatori dell’agricoltura: che pur di ottenere il massimo prodotto non si preoccupano dei metodi con cui la sfruttano e la distruggono con i concimi, diserbanti, fertilizzanti e un uso smodato di mezzi agricoli».

Un’altra agricoltura è possibile, anche se faticosa, suggeriscono con semplicità le giovani donne/mamme del progetto. Al quale hanno aderito botteghe e negozi dove il calendario green è in distribuzione, a Napoli e provincia e persino a Vienna (nel Monte Ofelio Shop). Ecco l’elenco: a Napoli, L’orto va in città, via S. Chiara 30; ‘E pappeci, vico Monteleone 8; Sapoo Na, mercatini di Natale, piazza Dante; Salumeria Upnea, via S. Giovanni Maggiore Pignatelli 54: in provincia, da Bios, via Diaz 94 (Portici); Le cose buone di Nannina (Palma Campania); Associazione Gaia, via Buongiovanni 25 (San Giorgio a Cremano); Osteria Summa Terra, via S. Maria del Pozzo 116 (Somma Vesuviana); Treqquarti (Somma Vesuviana); Fattoria Sociale Fuori di Zucca, via G. Linguiti 54 (Aversa); Libreria Ubik (Vico Equense); Bottega delle eccellenze delle cinque province (Villaggio di Babbo Natale), villa Fiorentino (Sorrento); Cartotecnica Buricco (Sessa Aurunca); Flying print (Sessa Aurunca); Bistrot 26 (Teano).
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