Luigi Pirandello, la famiglia e il suo tempo in un volume iconografico a 150 anni dalla nascita

Fausto Pirandello, Ritratto di Luigi Pirandello (particolare)
Fausto Pirandello, Ritratto di Luigi Pirandello (particolare)
di Donatella Trotta
Martedì 27 Giugno 2017, 12:16 - Ultimo agg. 12:42
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Un “romanzo iconografico” sulla parabola esistenziale e artistica di Luigi Pirandello, rivisitata a 150 anni dalla nascita (il 28 giugno del 1867) del grande scrittore, drammaturgo e poeta agrigentino. E un affresco a tratti inedito di storia intellettuale infraseculare fitto di documenti umani, preziosi per ricostruire e svelare nei suoi aspetti più riposti - tra ricordi privati e memoria pubblica, testimonianze intime e spirito del tempo, frammenti familiari e ritratti dell’intellighentsia dell’epoca  - la traiettoria di un grande siciliano di fama mondiale, geniale, inquieto e perturbante, insignito nel 1934 del premio Nobel per la letteratura.

Si intitola I Pirandello. La famiglia e l’epoca per immagini il volume curato da Sarah Zappulla Muscarà ed Enzo Zappulla, tra i massimi studiosi pirandelliani, tempestivamente pubblicato in occasione dell’anniversario da La Nave di Teseo (pp. 232, 630 foto, euro 38,25): un repertorio straordinario, raro (o in gran parte inedito) di immagini e foto come tessere di un mosaico completo, capace di narrare cronologicamente la storia di una delle più complesse e tormentate famiglie siciliane che ha ricoperto un ruolo di primo piano nella cultura internazionale fra Otto e Novecento, in cui le vicende private s’intrecciano con quelle di un’epoca  che vive eccezionali tormenti e fermenti innovativi. I Pirandello, insomma, (ri)visti «negli occhi degli altri», attraverso il “mezzo rivelatore e strumento privilegiato” di conoscenza (e ri-conoscenza) per «svelare aspetti e significati sempre nuovi» che è la fotografia: essenziale, anche per restituire «il colore del tempo di derobertiana memoria», come scrivevano i curatori nella loro introduzione a un’edizione del maggio 2013, pubblicata dall’Associazione Culturale La Cantinella nella collana Fata Morgana, opportunamente rilanciata da La Nave di Teseo in questa nuova raffinata edizione.

«Nella prospettiva eccentrica dell’album fotografico de I Pirandello, sequenza dopo sequenza, fotogramma dopo fotogramma, scorre – aggiungono i curatori - la cronistoria di immagini legate da nessi logici cogenti, seppure in apparenza sfilacciati, dove la vita dei sentimenti e dell’arte si dispiega su un diapason estremamente ampio di sonorità. Un concerto culturale». E le suggestioni di forte impatto emotivo e intellettuale del repertorio delle immagini recuperate e cronologicamente disposte, continuano Sarah Zappulla Muscarà ed Enzo Zappulla, «più che semplice sequenza, amoroso racconto, ricco com’è di risorse le più svariate, veicola, come accennato, una gamma di sparsi tesoretti, di memoria singola e collettiva. Memoria rivivificata e pietrificata insieme giacché “la fotografia è tutte queste cose a un tempo: certificato di decesso e promessa di resurrezione; documento impassibile e fontana di lacrime esistenziali; ubbidisce al tempo e lo fulmina; sanziona una perdita e vi sostituisce un simulacro immortale…” (Gesualdo Bufalino)».

Già. Un volume dal forte valore testimoniale particolarmente  prezioso, riteniamo, in un’epoca di smemoratezza mondiale: attorno al protagonista, Luigi Pirandello, sfilano infatti le figure del nucleo dell’agrigentina famiglia d’origine (il padre Stefano, la madre Caterina Ricci Gramitto, i fratelli Rosolina detta Lina, Annetta, Innocenzo ovvero Enzo, Giovanni, gli zii Ricci Gramitto, i cognati De Castro e Agrò con relativi figli, e soprattutto la moglie di Luigi Pirandello, Antonietta Portolano, i figli, Stefano, anch’egli drammaturgo e romanziere, Fausto, uno dei maggiori pittori della Scuola Romana, Rosalia detta Lietta, che sposerà un diplomatico cileno, e la prediletta attrice Marta Abba, musa ispiratrice dell’ultima stagione teatrale dell’artista di Girgenti) e, accanto, una folla di personalità e celebrities che intrecciarono il proprio percorso con quello pirandelliano: scrittori come Martoglio, Rosso di San Secondo, Alvaro, Bontempelli, Paola Masino; attori tra i quali Musco, Ruggeri, la Gramatica, i De Filippo, Mosjoukine, Moisse; registi (Righelli, Blasetti, L’Herbier, Pitöeff, Reinhardt, Chenal); politici come Mussolini, Balbo, Starace, Pavolini;  protagonisti della scena internazionale (Marconi, Einstein, Disney, Gershwin, Mamoulian, Crémieux) e amici (Simoni, Salvini, Lopez, D’Amico, Maselli), per citarne giusto qualcuno, a riprova della ricchezza documentaria del volume.

Non solo. Nella complessa tessitura della trama di relazioni e sperimentazioni innovative di Pirandello (dalla psicanalisi alla cinemelografia al musical) nella temperie culturale del suo tempo, i curatori offrono così anche l’ordito non meno importante di chi ha immortalato quell’epoca e i suoi protagonisti, in un passaggio di testimone che riesce a far rivivere anche personaggi in apparenza marginali, eppure parimenti essenziali allo snodarsi della storia contemporanea, altrimenti a rischio insignificanza: e a salvarli dall’oblio, proprio gli scatti attivati da fotografi oggi ignoti oppure celebri (da Mario Nunes Vais ai fratelli Bragaglia, Edward Steichen, Sivul Wilenski, Elio Luxardo, Emanuele Cavalli, Adolfo Porry-Pastorel), ai quali i curatori rendono giustamente omaggio: «La foto – scrivono -  che ruba come una gazza ladra ciò che è riverbero del presente, non ci ri-consegna soltanto memorie, eventi, personaggi, percorsi, indizi, ma ci trasporta alla loro presenza rivelandoci, e permettendocene un contatto quasi fisico, volti, sentimenti, relazioni, pose, abiti, mobili, oggetti, luoghi, atmosfere, date». Dunque «Il girato di vite in moviola – aggiungono -  passate al montaggio, estraendo dal caos degli avvenimenti i momenti ‘fatali’, veri o falsi che siano, ma anche di poco rilievo, purché abbiano qualcosa di magnetico, di epifanico». Ma se tutte le foto, con la forza testimoniale di conquistati reperti, «ci comunicano e ci donano qualcosa», sottolineano i due studiosi, è tuttavia «nei ritratti di Luigi, d’incomparabile bellezza, semenzai di sillogismi, che più si raccolgono, per quel perpetuo travaso nella loro tragica geografia di vissuto e immaginario, i verbali d’uno stregamento. Esplorarne gli irrisolti misteri, aggirarsi per continenti espressivi sempre uguali, con il trascorrere degli anni, e sempre differenti, ci consegna un Pirandello nel cui sguardo è la forza magica di quello di Medusa, sia in mano a Perseo che sul petto di Atena, anche dopo che le è stata recisa la testa».

Come nell’intenso ritratto di Luigi Pirandello in copertina del libro, opera del figlio Fausto: che rende plastica un’annotazione di Dario Niccodemi nel suo diario: «Pirandello è uno spirito superiore. Ha degli occhi strani, a momenti impressionanti, si direbbe che c’è la pazzia di un altro». Quella “guardatura da cui sbilucia una mente geniale”, esibita, non senza un sottile compiacimento, dal padre di Simone-Stefano, Ludovico-Luigi, nel romanzo Timor sacro, chiosano acutamente Sarah Zappulla Muscarà, ordinario di Letteratura italiana all’università di Catania e specialista di narrativa, teatro e cinema otto-novecenteschi, ed Enzo Zappulla, presidente dell’Istituto di Storia dello Spettacolo Siciliano, curatore di numerosi volumi di testi del teatro siciliano.
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