La buona sanità: «Il nostro angelo si chiama dottoressa Monsurrò. Disponibile e amorevole»

La buona sanità: «Il nostro angelo si chiama dottoressa Monsurrò. Disponibile e amorevole»
Venerdì 21 Agosto 2015, 14:12 - Ultimo agg. 14:19
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Caro Mattino,

in periodi durante i quali si parla spesso di mala sanità, io volevo approfittare per raccontare un episodio di ottima sanità.



Io e la mia famiglia desideriamo che tutti i lettori conoscano la serietà, la disponibilità e l'estrema professionalità della dottoressa Maria Rosaria Monsurrò che dal 2002 cura amorevolmente mia sorella Nunzia affetta da Miastenia Gravis.



Come tanti ammalati, prima di trovare un medico capace e tenace, mia sorella ha consultato fior di specialisti di otorinolaringoiatria e neurologia, ma nessuno era riuscito a scoprire qual era il suo male. La dottoressa Monsurrò, il nostro "angelo terreno" con una semplice visita e la somministrazione di un farmaco riuscì, tredici anni fa, a salvare mia sorella e da allora prosegue nella sua cura psicologica e farmacologica, riuscendo a donare a mia sorella una vita accettabile. Tutto questo senza mai aver chiesto un solo euro



L'abbiamo chiamata centinaia di volte, anche di notte, e abbiamo ricevuto sempre un dolce consiglio o un aggiustamento della terapia. Nel corso dei tanti ricoveri di mia sorella al Primo Policlinico di Napoli, nel reparto Neurologia diretto dal professor Tedeschi, operano, oltre al nostro "angelo", tanti altri bravi medici ed un personale infermeristico di elevate qualità umane e professionali, che danno la possibilità ai pazienti di sentirsi quasi a casa propria.



So che ai lettori del Mattino può sembrare una questione "personale", ma posso assicurarvi che tutti ricevono lo stesso trattamento: le lunghissime file di pazienti, che la dottoressa Monsurrò accoglie sempre sorridente ad ogni ora, testimoniano meglio delle mie parole il suo impegno, anzi l'amore che mette nella sua professione.



Dirle grazie è il minimo, far sapere a tutti i lettori che esistono medici come lei è un dovere.



Giovanni Cangiano
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