Banche, allarme esuberi:
rischiano in 50mila

Banche, allarme esuberi: rischiano in 50mila
di Cinzia Peluso
Giovedì 27 Ottobre 2016, 09:30 - Ultimo agg. 15:01
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1.500 esuberi alla Popolare di Vicenza. È l'ultima novità nel mondo bancario italiano. La più eclatante di una drammatica rivoluzione in atto per i dipendenti. «Ormai siamo ai licenziamenti. È la prima volta, infatti, che viene annunciato un numero di esuberi superiore a quelli che possono essere gestiti dal Fondo di solidarietà. Stavolta è più che doppio rispetto alle possibile uscite indolori con i prepensionamenti. Impensabile che si ritenga di risolvere il problema del calo degli utili con i tagli del costo del personale. Piuttosto, vanno sciolti i nodi della caduta di fiducia e dei ricavi», denuncia il segretario generale della First-Cisl Giulio Romani dopo l'annuncio del presidente della Popolare veneta Gianni Mion, che non ha nascosto ieri la necessità di un intervento urgente. «Non siamo in condizione di aspettare, ha spiegato Mion, e purtroppo non è possibile utilizzare il Fondo per gli esuberi bancari del governo. Questo è un esubero strutturale, non è una cosa temporanea». «Sarà guerra senza confini», è stata la reazione di tutti i sindacati dei bancari. Fabi, Uilca, First-Cisl, Fisac-Cgil, Unisin, Sinfub e Ugl Credito. E la Uilca si è spinta a chiedere le dimissioni di Mion.

La cura alla crisi di redditività diventa così sempre più dolorosa. Rischia di far crollare 50mila posti complessivamente in tutto il pianeta credito nei prossimi tre anni. Se per la Popolare veneta non è bastato, infatti, il salvataggio con l'intervento del Fondo Atlante, che l'ha acquisita, per Mps i 2.600 tagli sono necessari per raggiungere l'obiettivo di una maggiore efficienza con il calo dei costi. Anche secondo la Bnl la riduzione di 700 addetti è indispensabile per ottenere una maggiore redditività. La Fabi, il sindacato maggiormente rappresentativo del settore, punta, però, sul governo per risolvere la crisi occupazionale. «Nei giorni scorsi l'esecutivo ci ha promesso di finanziare con 600 milioni il Fondo esuberi, che è il nostro ammortizzatore sociale di categoria. Non si sa bene ancora come verrà attuata questa misura, che doveva esssere inserita nella legge di Stabilità. Speriamo in un provvedimento ad hoc. Va tenuto conto che sono state sempre le banche ad autofinanziarsi, ma ora è necessario il sostegno del governo».

L'elenco dei tagli è lungo. Presto ne potrebbe annunciare un migliaio Veneto Banca (che si potrebbe fondere con la Popolare di Vicenza). E si potrebbero generare altri esuberi con la vendita delle 4 good banks e, forse, con il piano industriale di Unicredit. Ma il Mezzogiorno stavolta dovrebbe soffrire di meno del passato. «La razionalizzazione degli addetti qui è già avvenuta. Il Meridione ha pagato anche il prezzo degli spostamenti delle direzioni generali. Quindi, i prossimi tagli dovrebbero riguardare soprattutto il Nord, che sarà interessato da molte chiusure di filiali», spiega Romani. Meno addetti significa infatti anche meno filiali. Nel piano di Mps si prevede una drastica cura dimagrante con 500 in meno. In quello di Bnl si preannuncia un taglio di 100 sportelli.

Sarà, comunque, anche la digitalizzazione a cambiare la geografia del personale, oltre a sconvolgere il modo di fare banca. L'home banking comporta infatti la chiusura di decine di migliaia di sportelli. Ma può essere anche una chance per il lavoro. Bnl ha previsto, infatti, nel suo piano l'apertura di un presidio corporate a Napoli. «Nel capoluogo partenopeo Intesa ha creato una filiale online con 100 risorse, tutte molto giovani con un'età media di 25 anni. Nel settore della consulenza e dei call center che consentono di contattare il cliente nell'arco delle 24 ore si apriranno quindi nuovi spazi occupazionali», fa notare Roberto Mercurio, del coordinamento Fabi di Intesa.