Banche, ecco il decreto quattro misure anti-crisi

Banche, ecco il decreto quattro misure anti-crisi
di Andrea Bassi e Roberta Amoruso
Venerdì 12 Febbraio 2016, 08:47 - Ultimo agg. 13 Febbraio, 10:47
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Funzionerà. Al ministero dell'Economia lo ripetono come un mantra. Ci credono. Quasi una professione di fede, perché i tecnici che hanno lavorato al maxi decreto “salva-banche” ammettono che la via italiana per la ristrutturazione del sistema bancario è una sorta di unicum che dovrà in qualche modo esser fatto digerire al mercato. Quello stesso mercato che fino ad oggi, spiegano, non sembra essere realista riguardo alle banche italiane, bersagliate dalle vendite in barba ai fondamentali. L'intervento, dunque. Le frecce messe a disposizione del sistema del credito sono quattro: la garanzia sulle sofferenze, l'accelerazione delle vendite di immobili all'asta, l'arrivo in Italia dei Fondi di credito e la concentrazione delle Banche di credito cooperativo.

STRETTA SUI CREDITI MALATI
Il parto della prima misura è stato il più travagliato. Ha richiesto una lunga negoziazione con l'Ue. Funzionerà così. Lo Stato darà la sua garanzia sulle tranche «senior», le meno rischiose, delle obbligazioni nelle quali verranno impacchettati i crediti in sofferenza. Prima di pagare anche solo un euro di interessi sulle obbligazioni senza garanzia (le junior), quelle garantite dovranno essere integralmente rimborsate. Lo Stato si farà pagare la sua assicurazione. Costerà lo 0,90% i primi tre anni, poi salirà gradualmente di anno in anno fino all'1,60%. Molto, nei giorni scorsi, si è dibattuto sul costo di questa garanzia, giudicato da alcuni analisti elevato. I tecnici del ministero hanno sottolineato come, con il sigillo dello Stato, gli interessi che dovranno essere pagati su questi titoli saranno ridotti anche del 2%. Ma dove verranno presi i soldi per il rimborso dei titoli? Dal recupero dei crediti, a partire dalla vendita delle garanzie immobiliari. E qui si arriva alla seconda freccia. Per facilitare la vendita nelle aste giudiziarie degli immobili in pancia alle banche, il decreto introduce un incentivo fiscale. Chi acquisterà un appartamento all'asta non pagherà l'imposta di registro, che nel caso di seconde abitazioni è un balzello del 9% del valore dell'immobile. Tuttavia, l'incentivo sarà valido solo nel 2016 e l'immobile dovrà essere rivenduto nei due anni successivi a meno di non voler rimborsare con gli interessi (30%) il beneficio. La misura secondo i tecnici eviterà un intasamento dei tribunali quest'anno, che stanno per essere sommersi da procedure esecutive. Ed impedirà che i prezzi scendano troppo. In realtà è probabile che alle aste partecipino soprattutto operatori professionali, magari le stesse banche che potrebbero in questo modo entrare in possesso degli immobili e poi rivenderli tramite le loro strutture interne. L'effetto che avrà sul settore immobiliare questa misura resta per ora un punto interrogativo.

LA MAXI-COOPERATIVA
A sentire il Mef, è certamente l'ingediente più «efficace», insieme alla riforma del diritto fallimentare, per sbloccare la macchina, tra recupero dei crediti e vendite immobiliari. Poichè però va scardinato il bancocentrismo tutto italiano, allora la terza freccia da mettere sul tavolo sono i fondi di credito da affiancare alle banche nell'erogazione del credito. Si tratta di Fondi di investimento alternativi che possono, di fatto, investire nei prestiti concessi alle imprese, come avviene già altrove in Europa.

Tutto questo servirà a puntellare il sistema bancario nelle intenzioni del governo, a «consolidarlo», come può fare la riforma delle Bcc: non più 364 enti autonomi, ma d'ora in poi coordinati da una holding, di cui hanno le stesse Bcc la maggioranza, Uscire dal gruppo costa caro (200 milioni di riserve e una tassa del 20% sulle risrve stesse). E forse qualche correttivo ci sarà. Ma per il premier Renzi, lo spirito della quarta freccia non è contrattabile.