Confindustria. Boccia: «Il Sud non è una riserva indiana, si deve fare di più»

Confindustria. Boccia: «Il Sud non è una riserva indiana, si deve fare di più»
di Nando Santonastaso (inviato)
Venerdì 27 Maggio 2016, 09:06 - Ultimo agg. 28 Maggio, 10:53
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Roma. Le tensioni della vigilia sfumano negli occhi, la stanchezza un po' meno. Sono passate poche ore dalla relazione letta senza un inciampo nell'Auditorium del Parco della musica e Vincenzo Boccia, nuovo presidente di Confindustria, è pronto anche ai tempi supplementari dell'intervista. Il sorriso è compiaciuto, sereno come nei giorni più belli. Difficile non esserlo dopo i complimenti ricevuti un po' da tutti per la qualità e l'intensità del discorso, dopo l'incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e i tanti ministri venuti ad ascoltarlo (da Franceschini a Calenda, voluti al tavolo, a Delrio, Alfano, Madia, Lorenzin, Giannini, Martina, Poletti seduti in prima fila). Immancabile anche un altro salernitano illustre, il governatore della Campania Vincenzo De Luca (con l'assessore alle attività produttive Amedeo Lepore): antica e forte l'amicizia tra i due ma sbaglia chi attribuisce meno «grinta» al neo presidente degli imprenditori. Chi lo conosce bene sa che dietro lo stile di Confindustria non c'è un carattere docilissimo. 

Presidente Boccia, lei è un uomo del Sud che però di Sud parla in genere poco, forse meno di quello che ci si aspetterebbe: perché? 
«Sono del Sud e sono fiero di esserlo. Il Sud però non è una riserva indiana. Perciò quello che va bene per il Nord va bene anche per il resto del paese. La mia impresa è nata a Salerno, ma giro l'Italia e sono consapevole che le problematiche vissute dalla mia azienda sono comuni a quelle di molte altre imprese. Non serve parlare ma fare. Come ho detto in Assemblea, al Sud non servono politiche straordinarie, servono politiche più intense ma uguali a quelle necessarie al resto del Paese. In questo momento ad esempio abbiamo questa grande opportunità dei fondi strutturali e dell'apertura dell'Europa ad una maggiore flessibilità. Sfruttiamola».

Il governo annuncia che vuole rendere strutturali gli sgravi per le assunzioni e studia la possibilità di misure ad hoc per il taglio del costo del lavoro al Sud: che ne pensa?
«Il Jobs Act è uno strumento importante che, al di là delle presunte distorsioni, ha dato ottimi frutti. In particolare gli sgravi per le nuove assunzioni hanno funzionato e creato occupazione. Secondo un sondaggio del nostro Centro studi, l'anno scorso il 62% delle imprese di Confindustria ha dichiarato di aver assunto o di volerlo fare in seguito alle novità introdotte. Quindi cavallo che vince non si cambia. Ci auguriamo che l'annuncio di rendere strutturale lo sgravio diventi presto realtà».

Ma è soddisfatto delle misure decise finora dal governo per il Mezzogiorno? I Patti per il Sud serviranno davvero a rilanciarlo anche se le imprese non sono state coinvolte?
«Il governo ha fatto una cosa molto importante varando, con l'ultima Legge di stabilità, il credito di imposta per gli investimenti produttivi al Sud, totalmente automatico come da sempre chiediamo. I Patti sono un primo passo significativo per dare attuazione al Masterplan per il Sud e fissare le priorità in ciascun territorio per far ripartire gli investimenti. Ora bisogna che queste priorità diventino progetti concreti».
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