Crescita stenta e inflazione ferma
Draghi guarda l Quantitative Easing 3

Crescita stenta e inflazione ferma Draghi guarda l Quantitative Easing 3
Domenica 4 Settembre 2016, 22:25
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ario Draghi come Ben Bernanke. I mercati scommettono che anche il presidente della Bce, come già fece nel 2012 l'ex governatore della Federal Reserve statunitense, lancerà il Quantitative Easing 3. E che questo possa già avvenire alla prossima riunione sui tassi della Banca Centrale Europea, in programma giovedì a Francoforte. L'inflazione dell'area euro è bloccata nei pressi dello zero ormai da due anni (0,2% ad agosto come a luglio) e la debole ripresa dell'economia rischia di venire frenata, oltre che dal terrorismo e dal basso prezzo del petrolio, dall'impatto della Brexit sul Vecchio Continente. Non è quindi un caso che un sondaggio condotto da Bloomberg su un panel di economisti veda oltre l'80% degli intervistati convinto che il Quantitative Easing verrà esteso oltre l'attuale scadenza (già allungata) di marzo 2017 e l'importo di 1.700 miliardi di euro.

Draghi ha lanciato a marzo 2015 il programma di Qe (acquisto di titoli obbligazionari sul mercato, in modo da immettere liquidità nell'economia) con termine settembre 2016, per un ammontare di oltre 1.000 miliardi. A dicembre 2015 il termine è stato esteso a marzo 2017, mentre a marzo 2016 l'ammontare di acquisti è passato da 60 a 80 miliardi al mese. Ma i vertici della Bce hanno più volte sottolineato che gli stimoli all'economia rimarranno fin quando non si sarà visto un deciso miglioramento sul fronte dell'inflazione: cosa che, palesemente, non si è ancora verificata.

L'unico rischio pratico è che, aumentando ancora gli acquisti, possano scarseggiare i titoli che la Bce può comprare sul mercato. Per questo è possibile che vengano allentati i criteri su cui l'istituzione basa la sua azione e in quest'ottica potrebbe venire aumentato l'ammontare massimo di ogni emissione obbligazionaria che la Bce può acquistare, oppure potrebbe venire rimosso il paletto secondo il quale non possono essere comprati asset con rendimento inferiore al tasso di deposito Bce (attualmente al -0,4%).

Su tutto, però, continua a incombere la lunga ombra della Germania, al cui interno sembra crescere il malcontento per una politica monetaria giudicata, spesso a prescindere, troppo espansiva. Forse è proprio per questo, per spiegare la reale necessità di spingere ancora sull'acceleratore della liquidità al sistema, che lo stesso Draghi ha fissato ieri per il 28 settembre una visita al Parlamento tedesco, quattro anni dopo l'ultima volta. Draghi non è nuovo a visite nei Parlamenti nazionali (Francia e Spagna nel 2013, Finlandia nel 2014 e in Italia nel 2015), ma quella nel Bundestag nel 2012 arrivò pochi giorni dopo l'annuncio dell'Omt, altro programma di acquisto Bond che scatenò non poche polemiche e anche azioni legali contro l'istituto di Francoforte. Una coincidenza che molti analisti non esitano a sottolineare.
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