Decreto liquidità, miniprestiti sempre al palo: solo il 30% ha avuto il fido

Decreto liquidità, miniprestiti sempre al palo: solo il 30% ha avuto il fido
di Nando Santonastaso
Lunedì 25 Maggio 2020, 07:30 - Ultimo agg. 14:12
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Le rassicurazioni del governo, i numeri dell'Inps, i monitoraggi delle banche. Ma poi ci sono i numeri per così dire reali, dei lavoratori che non hanno ancora visto un euro di Cassa integrazione in deroga e quelli delle imprese che faticano ancora ad ottenere i prestiti garantiti dallo Stato. Come le 7mila pmi (di cui l'87 per cento rappresentate da microimprese fino a 4 dipendenti) ascoltate come campione da un'indagine della Cna, la Confederazione nazionale dell'artigianato, per capire se e come le misure varate dal governo negli ultimi due mesi (con i decreti Cura Italia e Liquidità, soprattutto) avevano raggiunto l'obiettivo.

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Dalle risposte emerge un'Italia a due velocità, almeno per quello che riguarda l'artigianato: ce n'è una che viaggia ormai spedita sul fronte della moratoria dei debiti pregressi, e un'altra - non sempre coincidente con la prima - che lamenta invece ritardi e procedure complicate per usufruire delle garanzie pubbliche sui prestiti. Sembra insomma un Paese che nei confronti dell'asse portante del suo sistema produttivo (le pmi sono più del 94 per cento del totale delle imprese) è bravissimo o quasi a congelare il passato ma incerto e dubbioso sulla ripartenza. Difficile negare che l'indagine sia da questo punto di vista lo specchio attuale della penisola.

Eppure oltre il 70 per cento delle imprese artigiane ha fatto ricorso ad almeno uno degli strumenti messi in campo dal governo per fronteggiare le esigenze di liquidità innescate dalla crisi provocata dal virus. La maggioranza (il 53 per cento) ha presentato domanda per ottenere credito aggiuntivo grazie al potenziamento del Fondo di garanzia previsto dal Decreto Liquidità mentre il 47,6 per cento del campione ha fatto ricorso alla moratoria e solo poco più del 13 per cento ha attivato lo strumento di rinegoziazione del debito contenuto sempre nello stesso Decreto. Ma quando si passa a misurare l'efficienza degli strumenti a sostegno delle imprese lo scenario è decisamente meno confortante.

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Nel complesso ha funzionato la moratoria sui prestiti, anche se il 25 per cento delle domande presentate è ancora in lavorazione e il 30 per cento del campione Cna giudica eccessivi i tempi della procedura. Oltre il 90 per cento considera comunque la pratica semplice e senza oneri eccessivi. Più ombre che luci, invece, sui finanziamenti con garanzia pubblica, anche per quelli inferiori a 25mila euro che avrebbero dovuto caratterizzarsi per l'estrema rapidità della procedura.

Le domande accolte, racconta l'indagine, sono intorno al 30 per cento e il 65 per cento è ancora in fase di lavorazione da parte degli istituti di credito. Per i nuovi finanziamenti superiori a 25mila euro solo il 14 per cento ha completato la procedura mentre circa l'80 per cento delle imprese è ancora in attesa. Il 59 per cento considera troppo lunghi i tempi della pratica e per il 43 per cento la documentazione richiesta è eccessiva.

Scarso interesse invece per la rinegoziazione del debito a causa soprattutto della complessità dell'operazione. Per il 40 per cento del campione la documentazione richiesta dalle banche è eccessiva.
 


L'indagine mostra inoltre alcuni tratti della relazione tra banca e impresa. Difficoltà di approccio sono state riscontrate dal 34 per cento delle imprese per le domande di nuovi finanziamenti, dal 22,5 per cento per la moratoria e dal 38 per cento per le operazioni di rinegoziazione. A causa delle restrizioni alla mobilità, inoltre, il 60 per cento delle pratiche per la moratoria è stato gestito online mentre si scende al 56 per cento per i nuovi finanziamenti e al 37 per cento per la rinegoziazione del debito che necessita di una relazione più classica.

I tempi infine per la gestione delle pratiche sono inversamente proporzionali alla classe dimensionale delle imprese. Più lunghi quando l'impresa è più piccola, in sostanza.
Ad esempio per la moratoria del debito, oltre il 25 per cento delle imprese con meno di 10 addetti è ancora in attesa di risposta, mentre si scende a poco più del 10 per cento per quelle con oltre 10 dipendenti. Le microimprese si sono recate presso le filiali delle banche in misura ben superiore rispetto alle altre: il 22 per cento per la moratoria e il 30 per cento per la rinegoziazione del debito. «Un segnale dice la Cna - che mostra l'esigenza di valorizzare il ruolo dei Confidi per accompagnare artigiani e microimprese nella difficile fase di transizione». 

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