Pensioni, Poletti firma il decreto: al via part-time agevolato in uscita

Pensioni, Poletti firma il decreto: al via part-time agevolato in uscita
Mercoledì 13 Aprile 2016, 17:25 - Ultimo agg. 14 Aprile, 08:12
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Per i lavoratori che raggiungeranno i requisiti per la pensione di vecchiaia nel 2018 arriva la possibilità di un'uscita «soft» dal lavoro con un contratto di part time agevolato. Ma l'opzione al momento sembra essere preclusa per le donne a causa dell'aumento dell'età di accesso alla pensione in questi anni. In pratica - secondo quanto previsto dal decreto attuativo della legge di stabilità appena firmato dal ministero del lavoro - chi ha compiuto a fine 2015 63 anni e 7 mesi di età (è nato quindi prima del maggio 1952) e ha almeno 20 anni di contributi versati potrà accordarsi con il datore di lavoro per un contratto di part time agevolato sia sul fronte del contributi che della retribuzione.

Ma per le donne questa opzione appare esclusa dato che le lavoratrici del settore privato nate nel 1951 sono già andate in pensione nel 2012 grazie alla 'finestra mobilè e quelle nate nel 1952 andranno entro quest'anno grazie a quanto previsto dalla riforma Fornero per evitare per questa classe «la rincorsa» della pensione fino al 2018. Le nate nel 1953 non potranno comunque utilizzare l'opzione dato che raggiungeranno i requisiti per la vecchiaia dopo la fine del 2018. Il decreto attuativo appena firmato sul part time prevede la possibilità di fare un contratto molto conveniente per il lavoratore vicino alla pensione. È possibile ridurre l'orario tra il 40% e il 60% ricevendo però ogni mese in busta paga, in aggiunta alla retribuzione per il part-time, una somma esentasse corrispondente ai contributi previdenziali a carico del datore di lavoro sulla retribuzione per l'orario non lavorato. Inoltre, per il periodo di riduzione della prestazione lavorativa, lo Stato riconosce al lavoratore la contribuzione figurativa corrispondente alla prestazione non effettuata. In questo modo il lavoratore percepirà l'intero importo della pensione, senza alcuna penalizzazione.

La contribuzione figurativa, commisurata alla retribuzione corrispondente alla prestazione lavorativa non effettuata, viene riconosciuta nel limite massimo di 60 milioni di euro per il 2016 (120 milioni per il 2017 e 60 milioni per il 2018). Raggiunta questa cifra non saranno prese in considerazione nuove istanze. L'opzione, secondo il presidente della Commissione lavoro del Senato, Maurizio Sacconi «sarà ragionevolmente utilizzata da pochissime grandi imprese» dato che è molto onerosa (il datore di lavoro eroga in busta paga contributi anche per l'orario non lavorato) e a fronte di un contratto poco desiderabile per entrambe le parti. Meglio sarebbe, sottolinea, introdurre maggiore flessibilità sull'età di uscita. Oggi il Governo con il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha inoltre assicurato la presentazione di un emendamento per escludere dal riordino degli interventi di contrasto alla povertà le prestazioni di natura previdenziale in generale, non solo le pensioni di reversibilità ma anche le integrazioni al minimo. «Ciò che è previdenza è fuori - ha detto il ministro - ciò che è assistenza è dentro».

Nel Def quindi c'è stato un «errore tecnico» che sarà corretto.

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