Manovra aggiuntiva di 3 miliardi per il 2017: tagli e meno sgravi

Padoan
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di Luca Cifoni
Mercoledì 18 Maggio 2016, 08:42
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Uno sforzo aggiuntivo tutto sommato gestibile, anche se certo non insignificante: i circa tre miliardi che la commissione europea chiede all'Italia per evitare una «deviazione significativa» rispetto all'obiettivo del pareggio di bilancio saranno cercati innanzitutto negli stessi settori a cui già guardava il Documento di economia e finanza (Def) per la «manovra alternativa» destinata a rimpiazzare gli aumenti dell'Iva contenuti nelle clausole di salvaguardia. Dunque «un insieme articolato di interventi di revisione della spesa pubblica, ivi incluse le spese fiscali» e poi ancora «strumenti che accrescano la fedeltà fiscale e riducano i margini di evasione ed elusione».

TRE DIRETTRICI
La possibilità di far scattare almeno in misura limitata gli incrementi delle aliquote non è del tutto esclusa ma resta al momento tra le ipotesi di riserva. Il fatto che la commissione faccia riferimento nelle sue previsioni ad uno 0,45 per cento di Pil derivante proprio da questa voce non implica che il nostro Paese sia obbligato a muoversi sulla stessa linea. Dunque cosa succederà il prossimo anno, o meglio in autunno quando il governo dovrà mettere in cantiere la legge di Stabilità? Roma si è impegnata ad ottenere un deficit nominale pari all'1,8 per cento del Pil, ossia ha deciso di lasciarlo slittare di uno 0,4 per cento rispetto al suo valore tendenziale, che sarebbe 1,4.

Siccome le clausole di salvaguardia valgono poco più di 15 miliardi, lo 0,9 per cento del Pil, volendo eliminarle resta da realizzare una manovra pari allo 0,5 poco più di otto miliardi (0,9 meno 0,4). Questo era l'impegno annunciato nel Def. Ora si aggiungono i circa 3 miliardi richiesti dalla Ue, che portano il totale della manovra da realizzare a poco più di 11. È questa insomma la cifra su cui dovrà lavorare l'esecutivo tra settembre e ottobre, sempre che non ci sia un cambiamento sostanziale dell'attuale scenario. Le grandi direttrici di intervento sono tre: prosecuzione della revisione della spesa, razionalizzazione delle agevolazioni fiscali, interventi contro l'evasione che potrebbero concretizzarsi innanzitutto in una riapertura della voluntary disclosure.
 
Per quanto riguarda i risparmi veri e propri, il governo conta su ulteriori risultati del processo di concentrazione delle centrali di acquisto e delle altre misure messe in campo dalla Consip. Ma anche la riforma della pubblica amministrazione, a mano a mano che i relativi decreti entreranno in vigore, dovrebbe produrre qualche risultato anche in termini finanziari: è il caso ad esempio del riassetto delle società partecipate.

METODI DIVERSI
Più complesso dal punto di vista politico sarà muoversi nella giungla delle attuali detrazioni e deduzioni fiscali. Si tratta di una materia che negli ultimi anni i vari governi hanno più volte provato ad affrontare, scontrandosi però con la difficoltà di cancellare questa o quella singola agevolazione. Sicuramente più indolore è prevedere una riapertura dell'operazione di rientro dei capitali, che ha già dato buoni risultati lo scorso anno: si tratta di entrate una tantum che comunque potranno dare una mano il prossimo anno.

Sul fronte debito l'esecutivo non si attende particolari sorprese: la commissione comunicherà formalmente il mancato rispetto della regola ma poi dovranno essere valutati i fattori rilevanti elencati dall'Italia. Al ministero dell'Economia infine è considerato un piccolo ma importante successo il fatto che nella lettera dei due commissari ci sia un accenno ai diversi metodi per calcolare l'output gap: per la prima volta viene riconosciuta almeno in linea di principio la fondatezza delle obiezioni italiane su questo punto.
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