Generali, scatta la mossa
contro le scalate

Generali, scatta la mossa contro le scalate
di Roberta Amoruso
Martedì 24 Gennaio 2017, 08:29
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ROMA. Ci risiamo. Undici anni fa l'arrocco preventivo della Capitalia di Matteo Arpe in funzione anti-Intesa, allora sotto la guida di Corrado Passera e Giovanni Bazoli. Oggi a usare i paletti sulle partecipazioni incrociate è il gruppo Generali, il primo gruppo assicurativo italiano, storico crocevia della finanza nazionale, da sempre oggetto del desiderio dei grandi gruppi esteri (francesi e tedeschi in testa), ma soprattutto cassaforte del risparmio italiano con in portafoglio oltre 70 miliardi di euro di titoli di Stato italiani.

Dunque, una mossa in difesa, quella annunciata ieri da Trieste sul capitale di Intesa Sanpaolo. E nemmeno contro ignoti, visto che di nuovo la stampa in mattinata aveva descritto un'Intesa in manovra verso le Generali, forte anche dell'appoggio di Allianz, onde sottrarre il gruppo di Trieste alle mire eventuali dei francesi di Axa, di cui si parla da mesi. Questo racconta la decisione di acquistare i diritti di voto su 505 milioni di azioni della banca milanese, pari al 3,01% del capitale. Un'operazione di prestito titoli, secondo quanto comunicato da una nota della compagnia.
Quali che siano i contorni precisi dell'operazione sul tavolo dell'istituto guidato da Carlo Messina, e celati dietro qualche imbarazzo e una serie di «no comment», ora una cosa è certa: Generali è azionista di Intesa con più del 3%, sicché Intesa non può aspirare ad avere più del 3% di Trieste senza inciampare nel congelamento dei diritti di voto che superano tale quota fino all'obbligo di dismissione entro 12 mesi. A meno che, naturalmente, la stessa Intesa Sanpaolo non sia pronta a lanciare un'Opa (o un'Ops) su almeno il 60% del capitale di Trieste. Questo dice a chiare lettere l'articolo 121 del Testo unico della finanza.

La giornata era iniziata con l'impennata dei titoli Generali in Borsa (che, pur ricadendo dal picco massimo di oltre il 6%, hanno chiuso in rialzo del 3,9% a 14,25 euro) dopo un lungo week-end di indiscrezioni sull'interesse di Intesa per le Generali con l'appoggio della tedesca Allianz. A poco è servito lo scetticismo degli analisti (troppe le difficoltà di integrazioni della rete tra i due gruppi e altrettanto importanti gli ostacoli Antitrust), mentre i no comment ripetuti da Allianz e dall'istituto milanese sembravano benzina sul fuoco. Sicché, mentre la Consob attivava il monitoraggio di rito sull'andamento dei titoli, in Borsa sembrava farsi sempre più avanti una convinzione: si stanno serrando i ranghi per lo scontro sul controllo di Generali.

Da una parte il fronte che porta verso un'ipotesi di fusione con Axa, il gruppo guidato in passato da Philippe Donnet, ad di Generali e vicino a Vincent Bollorè, lo stesso Bollorè dell'avanzata in Telecom e Mediaset e secondo azionista di Mediobanca (con quasi l'8%), che a sua volta è primo azionista di Generali (con il 13,5%), di cui il numero uno di Vivendi è stato già vicepresidente.

Dall'altra, a replicare un assetto già visto nella battaglia su Rcs, una Intesa Sanpaolo affiancata in qualche modo (il come è da chiarire) dal gruppo Allianz, più interessata agli asset francesi di Trieste che ad altro. Le attese del mercato hanno poi trovato conferma nella mossa delle Generali su Intesa.

La prossima mossa a questo punto tocca a Ca' de Sass. E saranno da sondare anche gli umori di Palazzo Chigi, che a quanto ricostruito sarebbe già stato informato dello studio in corso per blindare l'italianità di Trieste. Non è ancora chiaro per la verità se Messina abbia aperto il dossier anti-francesi d'intesa con Palazzo Chigi interpellando poi in un secondo tempo i tedeschi di Allianz oppure se siano state le avances di Allianz a far scendere in campo Intesa, sollecitata da Palazzo Chigi. Per come sono andate ieri le cose l'ipotesi più probabile è che Messina fosse davvero pronto all'azione per prevenire un assalto francese. E Mediobanca? Il numero uno di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, è rientrato ieri in gran fretta da Londra, proprio mentre stava per arrivare lo stop a Intesa e, a quanto è dato sapere, anche lui come molti è stato colto di sorpresa.

Non è dettaglio poi se sempre ieri è stato convocato per domani il cda di Generali chiamato a ratificare l'uscita di Alberto Minali, cfo e direttore generale del gruppo triestino a quanto pare in disaccordo sull'ipotesi di vendita di alcuni asset, in particolare quelli francesi. In ogni caso, i contorni sono quelli di una partita iniziata ben prima delle indiscrezioni insistenti pre-natalizie sul futuro di Trieste. E ci sono tutti gli ingredienti per immaginare altre mosse. Del resto, la rete di Generali è un vecchio pallino di Intesa Sanpaolo (non solo di Axa e Allianz).