Pensioni in anticipo,
penalizzati i redditi medi

Pensioni in anticipo, penalizzati i redditi medi
di Francesco Pacifico
Lunedì 12 Settembre 2016, 08:22 - Ultimo agg. 17:03
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Abbandonare il lavoro in anticipo rischia di costare più caro. Numeri e simulazioni sul prestito pensionistico saranno presenterà oggi al tavolo tra governo e sindacati: ogni mese i lavoratori interessati con una pensione non superiore ai mille euro si vedranno togliere dall’assegno tra i 60 e i 240 euro. Esentato dal pagamento, compresi gli interessi bancari e il premio assicurativo sulla premorienza, chi, sempre con una pensione da mille euro, «è meritevole di tutela». L’Ape (anticipo pensionistico) è conveniente per chi ha redditi bassissimi o per chi forte di alti stipendi e contributi, va in pensione sapendo di poter “ammortizzare” le cifre perse.

Abbandonare il lavoro prima del tempo (e dei 66 anni e 7 mesi previsti dalla Fornero) rischia di essere più caro del dovuto. Intervistato dalla trasmissione «Presa diretta» - che andrà in onda questa sera su Raitre - Tommaso Nannicini ha anticipato i numeri e le simulazione sul prestito pensionistico che il sottosegretario, a nome del governo, presenterà oggi al tavolo tecnico con le parti sociali: ogni mese i lavoratori interessati con una pensione non superiore ai mille euro si vedranno togliere dall’assegno tra i 60 e i 240 euro. Troppi per i sindacati.

Palazzo Chigi vuole stringere entro la fine del mese un accordo con le confederazioni e i rappresentanti delle imprese sull’Ape, lo strumento che prevede per i nati tra i 1951 e il 1955 di anticipare la pensione da uno a tre anni, rispetto a quanto dispone la riforma Fornero. Ma i lavoratori in cambio devono accettare di rimborsare in vent’anni, anche se pagando interessi molto bassi, il valore di contributi non versati. L’economista bocconiano ha prima spiegato che «l’Ape varrà per tutti», autonomi, partite Iva, artigiani, commercianti, indipendentemente dalla gestione previdenziale».

Quindi ha sciorinato i numeri: per chi lavora e va in pensione con un assegno di mille euro «un anno di anticipo pensionistico costerà da 50 a 60 euro al mese per 20 anni, tre anni di anticipo costeranno dai 150 a 200 euro al mese». Sarà esentato dal pagamento, compresi gli interessi bancari e il premio assicurativo sulla premorienza, chi, sempre con una pensione da mille euro, «è meritevole di tutela: cioè se è disoccupato senza ammortizzatori sociali, occupato in lavori rischiosi, pesanti, faticosi, o ha a casa un disabile da assistere». Per tutti loro «il costo sarà zero». Con penalizzazioni tra il 5 e il 6 per cento, l’Ape diventa conveniente soltanto per chi ha redditi bassissimi e per chi, al contrario, forte di alti stipendi e contributi che garantiscono robusti assegni, può andare in pensione sapendo di poter “ammortizzare” le cifre perse attraverso consulenza e incarichi esterni. Nannicini ha svelato anche i contenuti dell’intervento sulle pensioni minime.

«Ci sarà», ha detto sempre davanti alle telecamere di Raitre, «un bonus legato ai contributi versati, che arriverà fino a 400 euro». Proprio in base a quanto versato, si passerà dai «336 euro per chi ha fino a 15 anni, ai 420 euro fino a 25 anni e ai 504 oltre i 25 anni».

L’una tantum andrà a tutti coloro che hanno compiuto i 64 anni e hanno un reddito inferiore a 1,5 volte il trattamento minimo. Cioè circa 750 euro al mese, pari a 9.786 euro annui. Le minime, le categorie sociali da tutelare e da esentare dal pagamento dell’Ape così come il budget complessivo da destinare al capitolo pensioni o il sistema di detrazioni per aiutare i più bisognosi, sono gli argomenti in agenda al tavolo di oggi con le parti sociali. Nella giornata di ieri i sindacati non hanno voluto commentare le parole di Nannicini, ma off records fanno sapere che le cifre fornite dal sottosegretario sono soltanto una base di partenza della trattativa.
 

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