Inps, il 38% dei pensionati
sotto quota mille euro

Inps, il 38% dei pensionati sotto quota mille euro
Giovedì 7 Luglio 2016, 18:50 - Ultimo agg. 8 Luglio, 10:55
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ROMA - Quasi quattro pensionati su dieci possono contare su un assegno mensile inferiore a 1.000 euro (compresa la tredicesima che da quest'anno viene conteggiata spalmandola sui 12 mesi e riducendo quindi la percentuale complessiva dei redditi da pensione più bassi): è uno dei dati principali contenuti nel Rapporto annuale dell'Inps nel quale si sottolinea che il sistema previdenziale regge e che non c'è nessun allarme sul pagamento delle prestazioni comunque garantite da leggi dello Stato.

E se la situazione economica di una fetta consistente degli anziani non è rosea, anche per i giovani la strada è in salita: secondo i dati diffusi oggi dall'Ocse l'occupazione è aumentata ma il 57% degli under 25 che lavora è precario. Il tasso di disoccupazione è sceso all'11,5% e, secondo le previsioni, dovrebbe toccare il 10,5% a fine 2017.

Il presidente Inps, Tito Boeri, ha ribadito la necessità di un intervento organico per la flessibilità in uscita stigmatizzando come «molto costosi e inadeguati» gli interventi correttivi della riforma Fornero fatti finora a partire dalle sette salvaguardia che hanno eroso il 13% dei risparmi della riforma (11,4 miliardi sugli 88 previsti tra il 2012 e il 2021). Boeri ha sottolineato la necessità di dare informazioni quanto più precise possibili ai lavoratori in modo che la scelta sull'anticipo del pensionamento sia consapevole. «Non si può negare - ha detto riferendosi alle prime anticipazioni sulle ipotesi allo studio del Governo sull'Ape - che rate ventennali di ammortamento di un prestito pensionistico costituiscano una riduzione pressoché permanente della pensione futura».

Rischia di essere molto marginale invece l'intervento sul part time agevolato per chi è a meno di tre anni dalla pensione di vecchiaia con appena 100 persone che l'hanno utilizzato nel primo mese dall'entrata in vigore della misura (2 giugno). Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti ha commentato il dato ricordando la necessità di avere un tempo congruo per valutare l'intervento dato che «è ragionevole che la gente ci pensi» mentre il presidente Inps ha parlato di «partenza lenta».

Il tema più scottante resta comunque quello della flessibilità in uscita verso la pensione e il confronto in corso con le parti sociali. «Useremo le risorse che abbiamo - ha detto Poletti - per le persone che sono più in difficoltà. Chi è disoccupato non può scegliere. Se ho un euro lo do a lui. È difficile immaginare politiche attive a 64 anni». Giudizio positivo del presidente Inps sul Jobs act: il superamento della reintegra per i licenziamenti senza giusta causa e giustificato motivo previsto dal Jobs act per le nuove assunzioni - ha affermato - non ha portato a un aumento dei licenziamenti come temevano alcuni. Nel 2015 l'incidenza dei licenziamenti è diminuita del 12% sull'anno precedente mentre norme sui contratti a tutele crescenti hanno inciso sulle stabilizzazioni dei contratti nelle imprese soprattutto tra i 15 e i 19 dipendenti, anche se l'aumento dell'occupazione è stata determinata soprattutto dai massicci incentivi sul fronte della contribuzione.

Nel 2015 i contratti a tempo indeterminato - ha affermato Boeri - sono cresciuti di oltre mezzo milione rispetto all'anno precedente ma sono destinati nel 2016 a stabilizzarsi su questo livello. Il tasso di occupazione per la popolazione tra i 15 e 74 anni - secondo l'Ocse - ha ripreso a crescere dal 2015 e si attesta ora al 49,4% ma è il terzo più basso tra i Paesi Ocse, dopo la Grecia e la Turchia, e dovrebbe restare inferiore al livello pre-crisi anche nel 2017. Il Jobs act - scrive l'Organizzazione - ha avuto effetti positivi sul mercato del lavoro italiano, e in particolare «ha incentivato l'uso di contratti a tutele crescenti al posto di contratti temporanei con creazione netta di occupazione», ma ora «l'azione di riforma deve continuare, in particolare per rendere pienamente operativa l'Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro».
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