«La manovra punta a Sud
sgravi e giovani, è svolta»

«La manovra punta a Sud sgravi e giovani, è svolta»
di ​Nando Santonastaso
Lunedì 17 Ottobre 2016, 00:31 - Ultimo agg. 10:22
4 Minuti di Lettura
Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia, non ha dubbi: «Questa manovra sarà utile a rilanciare il Mezzogiorno perché sappiamo tutti che se non riparte quest’area del Paese non riparte l’Italia», dice. Ed è pronto a dimostrarlo, rispedendo al mittente le prime critiche che sono piovute dalle opposizioni e da una parte del sindacato.

Partiamo dagli sgravi per il Sud: ci sono novità importanti come anticipato ieri dal Mattino.
«Cambiano nel 2017 gli sgravi contributivi per le assunzioni stabili. Nella manovra ci sono 700 milioni per finanziare gli sconti per chi assume, in tutta Italia, i giovani provenienti dal percorso di Garanzia Giovani e dall’alternanza scuola-lavoro. Ma in quel pacchetto ci sono anche le risorse a beneficio di chi nel Mezzogiorno assumerà gli under 29 oppure gli over 50».

Di che tipo di sconti parliamo?
«Non ho seguito direttamente sul piano tecnico questo punto della manovra. Posso dire che varieranno a seconda della categoria dall’importo totale pari a 8.060 euro, come era in vigore l’anno scorso su scala nazionale, a 4.030 com’è avvenuto quest’anno. Per Garanzia giovani ci sarà uno sconto, ridotto, anche per i contratti a termine sopra i 6 mesi».

Alla fine è giusto parlare di compromesso tra chi la decontribuzione voleva mantenerla a pieno titolo solo per il Sud e chi invece riteneva di dover mettere la parola fine a questo incentivo?
«Diciamo che la discussione c’è stata. C’è un gap ancora forte tra il Sud e il centronord perché il governo lo ignorasse. Per questo l’approccio è stato approfondito e il risultato è stato da un lato di mantenere questa forma di incentivo che ha dato sicuramente risultati importanti e dall’altro consolidare le assunzioni a tempo indeterminato con una serie di misure che indubbiamente puntano verso la crescita».

Vi accusano di avere fatto una manovra a beneficio esclusivo delle imprese...
«Non è vero. È una critica senza fondamento perché la manovra ha puntato molto anche sul welfare: basti pensare ai 7 miliardi destinati alle quattordicesime e all’uscita anticipa a per il capitolo pensioni, e alle risorse previste per la lotta alla povertà. E che non si sia trattato di scelte casuali lo dimostra proprio il collegamento tra le misure previdenziali e quelle per il lavoro giovanile: il governo da un lato incentiva l’uscita dal lavoro di chi ne ha i requisiti e dall’altra agevola il ricambio generazionale attraverso gli sgravi per le assunzioni».

Il cuore della manovra però sono gli investimenti: se non ripartono non c’è speranza, è così?
«Sicuramente la ripresa degli investimenti sarà decisiva per il futuro del Paese. Per questo la manovra ha creato condizioni importanti su questo specifico punto. Il superammortamento per l’acquisto dei beni, il taglio dell’Ires e dell’Iri ma anche l’estensione dell’ecobonus ai condomìni e agli alberghi aprono un ventaglio di possibilità per investire che è assolutamente rimarchevole». 

Quindi ha ragione il premier quando dice che ora gli imprenditori che amano il loro Paese non hanno più alcun alibi?
«Io credo che la manovra abbia dato alle imprese strumenti decisivi per tornare a investire e recuperare quel clima di fiducia che è indispensabile in questa fase. Senza fiducia non c’è manovra che tenga».

Passerà la manovra l’esame dell’Unione europea? Si annunciano bacchettate se non addirittura infrazioni per il fatto che i numeri non sembrano così sicuri...
«Il ministro Padoan ha detto saggiamente che con l’Europa si discute prima, non dopo. C’è stato un confronto assai serrato e riteniamo di poter essere molto tranquilli. Non dimentichiamo che il commissario Ue Moscovici ha fatto importanti affermazioni a proposito della nostra richiesta di maggiore flessibilità. Ma in linea generale credo che l’Europa abbia compreso fino in fondo il valore della manovra». 

Non teme che possano obiettare qualcosa ad esempio sul sostegno alla parte per così dire sociale della Legge di bilancio?
«Non posso escluderlo ma devo anche fare osservare che se questo fosse vero, se cioè l’Europa ci accusasse di avere concesso troppo agli interventi per le pensioni, cadrebbe automaticamente la tesi di chi al contrario ci rimprovera di essere stati tropo teneri con le imprese».

Sia sincero, cosa è rimasto nel cassetto tra le tante proposte sul tavolo?
«Nulla anche perché una manovra non deve per forza inventare ogni anno qualcosa. Anzi, la legge di bilancio 2017 è la naturale prosecuzione di un percorso già avviato da due anni: il bonus degli 80 euro prima, poi la no tax area, ora il taglio delle tasse alle imprese, il bonus energetico, le quattordicesime per le pensioni più basse e tutto il resto: consolidiamo e rafforziamo scelte strategiche già fatte quando ci siamo insediati».
© RIPRODUZIONE RISERVATA