Lo Stato pronto a salvare Mps: iniezione diretta di fondi

Lo Stato pronto a salvare Mps: iniezione diretta di fondi
di Luca Cifoni
Sabato 10 Dicembre 2016, 07:40 - Ultimo agg. 11 Dicembre, 12:41
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ROMA Sostanzialmente pronto, ma ancora nel cassetto in una logica sia finanziaria che politica. Il decreto con cui il governo potrebbe iniettare capitale pubblico in Monte Paschi non sarà esaminato oggi e con tutta probabilità - salvo emergenze - nemmeno mella giornata di domani, domenica. Si andrà insomma alla prossima settimana. Qualche giorno in più potrebbe essere utile sia per dare spazio all'estremo tentativo del management della banca di portare a termine l'operazione di mercato, sia per fare in modo che comunque un eventuale provvedimento di urgenza, che certo per il suo rilievo andrebbe oltre il concetto di disbrigo degli affari correnti, venga nel caso firmato da un nuovo governo possibilmente nel pieno dei suoi poteri. In questo quadro le consultazioni del presidente della Repubblica hanno subito un'accelerazione.

L'ARTICOLO 32
In ogni caso la soluzione messa puntodall'esecutivo, qualora dovesse scattare, ruoterebbe intorno agli strumenti previsti dall'articolo 32 della direttiva europea Brrd, quella che contiene le regole sulle crisi bancarie. Al numero 4) lettera d) il sostegno finanziario pubblico straordinario è ammesso «al fine di evitare o rimediare a una grave perturbazione dell'economia di uno Stato membro e preservare la stabilità finanziaria». Le possibilità offerte sono tre: una garanzia pubblica agli strumenti di liquidità forniti dalle banche centrali, oppure una garanzia sempre dello Stato sulle passività di nuova emissione o ancora un'iniezione di fondi propri o l'acquisto di strumenti di capitale «a prezzi e condizioni che non conferiscono un vantaggio all'ente».
Essenzialmente nel caso specifico le possibilità per lo Stato sarebbero garantire la quota inoptata nell'ambito dell'operazione tentata da Mps oppure intervenire direttamente con fondi pubblici. Si tratta naturalmente di due diversi livelli di coinvolgimento e l'eventuale scelta di uno di essi dipenderà dall'effettiva necessità: per cui il decreto anche se approvato potrebbe non entrare nello specifico. Come è possibile che nei prossimi giorni, se da Siena dovessero arrivare notizie incoraggianti, l'intervento pubblico torni in secondo piano.

Ma se alla fine la ricapitalizzazione preventiva si farà, dovrà essere affrontato il nodo del coinvolgimento di azionisti e obbligazionisti. Il principio europeo del burden share, concepito per non scaricare tutti i costi sui contribuenti, impone di azzerare le loro posizioni. Il governo italiano vuole però tutelare a tutti costi i risparmiatori retail che hanno sottoscritto obbligazioni subordinate. La modalità usata nel precedente caso delle quattro banche sarebbe difficile da gestire dal punto di vista politico. Per questo viene presa in considerazione un'altra possibilità, il riacquisto di quei titoli da parte dello Stato stesso, che assumerebbe su di sé l'onere ed il diritto di rivalersi in seguito - una volta salvata la banca - per i comportamenti non adeguati nei confronti degli investitori esclusi quelli istituzionali. Si tratta però di una strada che potrebbe rivelarsi complicata da percorrere.

LE ALTRE MISURE
Nel decreto sono incluse poi altre misure. Una è quella già inserita nella legge di bilancio e stralciata per estraneità di materia, che interpretando la legislazione precedente permette agli istituti di credito di ammortizzare in più anni l'ulteriore contributo al fondo di risoluzione legato alla crisi delle quattro banche. Un secondo intervento tende a rimediare alla situazione che si è creata dopo che il Consiglio di Stato ha sospeso, rinviando il tema alla Consulta, il regolamento della Banca d'Italia sul diritto di recesso, nell'ambito della riforma delle anche popolari. In attesa di un intervento sostanziale, come sarebbe portare da 8 a 30 miliardi la soglia di attivi sopra la quale è obbligatoria la trasformazione in Spa, il decreto si limiterà probabilmente a prorogare la scadenza del 27 dicembre entro la quale la trasformazione dovrebbe essere conclusa.
Infine nel provvedimento entrerà un capitolo fiscale, con la modifica delle regole relative alle imposte anticipate, le cosiddette Dta (deferred tax asset).

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