Montepaschi, nuovo scossone
l'amministratore delegato Viola lascia

Montepaschi, nuovo scossone l'amministratore delegato Viola lascia
Giovedì 8 Settembre 2016, 19:02 - Ultimo agg. 22:34
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L'amministratore delegato di Mps, Fabrizio Viola, lascia la guida dell'istituto di Siena. 

A una ventina di giorni dal cda che dovrà varare il piano industriale di Mps a cui sono appese le sorti dell'istituto senese, la banca ha comunicato dunque l'addio dell'amministratore delegato. L'annuncio è arrivato a sorpresa, nel corso di una riunione del board che, alla vigilia, era stata descritta come di routine. La situazione è «sotto controllo», hanno fatto filtrare fonti del ministero dell'Economia, secondo cui si arriverà all'individuazione del nuovo a.d in tempi «molto brevi».

Analoga rassicurazione è arrivata dalla banca, il cui cda ha già «ha avviato il processo per la successione» a Viola, che resterà in carica fino alla nomina del nuovo capo. Sulla scelta del successore di Viola è al lavoro il presidente di Mps, Massimo Tononi, con Marco Morelli, numero uno di Merrill Lynch in Italia, in pole position. 

L'avvicendamento arriva dopo che le banche del consorzio di garanzia dell'aumento di capitale da 5 miliardi di euro hanno raccolto l'indisponibilità di diversi investitori a puntare sul Monte in assenza di un passo indietro di Viola. Determinante nell'uscita di scena di Viola la posizione del Governo. Al termine di una mattinata concitata, sarebbe arrivata una telefonata chiave da Roma. Morelli dal 2006 al 2010 è stato vicedirettore generale di Mps e sarebbe gradito a Giuseppe Guzzetti, presidente dell'Acri, l'associazione delle fondazioni, che hanno investito mezzo miliardo di euro nel Fondo Atlante. Oltre al suo nome circolano quelli di un interno, Giorgio Pernici, dg di Mps capital Service, e di Giampiero Maioli, ad di Cariparma.

È circolato con insistenza anche il nome di Corrado Passera. Un suo ritorno, considerato difficile peraltro poco gradito alla Cdp, potrebbe avvenire solo se venisse accolto il piano che ha presentato nel luglio sorso e contemporaneamente all'arrivo degli investitori disponibili a investire nel capitale di Mps, certamente non per realizzare un progetto che non condivide. Certo è che sulla scelta del nuovo ad peseranno le considerazioni del Mef, tra l'altro primo azionista della banca, di Jp Morgan, advisor con Mediobanca di tutta l'operazione, e ovviamente della Bce.

I tempi, certo, non possono essere lunghi. La banca sta attraversando una fase molto delicata. Il piano di salvataggio è in corso di definizione e la sua riuscita sta molto a cuore al Governo, vista la ricaduta che un bail-in della terza banca italiana avrebbe sull'intero sistema. Solo pochi giorni fa, al forum di Cernobbio, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha escluso l'esistenza di un piano B per Mps, dicendosi fiducioso nell'attuale piano di ristrutturazione. L'operazione prevede la dismissione di 27,7 miliardi di sofferenze lorde del
Montepaschi (su un totale di 47 miliardi di crediti deteriorati), con un prezzo medio del 33% del valore nominale
dei prestiti, affiancata da un aumento di capitale da 5 miliardi di euro.

I tempi annunciati a luglio prevedevano l'approvazione del piano industriale entro la fine di settembre, a ottobre-novembre la convocazione dell'assemblea per l'approvazione dell'operazione e l'obiettivo di completare l'aumento di capitale e la cessione dei crediti in sofferenza entro la fine del 2016. La tempistica si incrocia con quella del referendum costituzionale. Le banche del consorzio ritengono che l'operazione, per poter essere digerita dal mercato, debba essere lanciata dopo la consultazione. Che, se venisse fissata dopo il 27 novembre, potrebbe far slittare l'aumento nel 2017. 

Oggi in Borsa il titolo Mps ha guadagnato il 3,6% a 0,24 euro. Domani si misurerà la reazione degli investitori al
terremoto al vertice che ha coinvolto l'istituto. 

«È nostro dovere e nostra responsabilità trovare in tempi molto rapidi un nuovo capo d'azienda», ha detto Tononi, all'uscita dal cda. «Mi dispiace profondamente», ha poi aggiunto commentando le dimissioni dell'ad Fabrizio Viola e spiegando che non se le aspettava. «Mi dispiace molto - ha continuato - ho lavorato molto bene con Fabrizio e avrei voluto continuare a lavorare con lui».

Il consiglio di amministrazione dell'istituto e il manager - si legge nella nota diffusa oggi dall'istituto - «hanno convenuto sull'opportunità di un avvicendamento al vertice della Banca». «Fabrizio Viola - spiega il comunicato - ha dato la propria disponibilità a definire, insieme al Presidente, una ipotesi di accordo per la risoluzione del rapporto, subordinata all'approvazione degli organi competenti, nel pieno rispetto delle previsioni contrattuali e della normativa vigente, mantenendo le proprie funzioni fino alla nomina del suo successore e assicurando il proprio supporto per il tempo necessario».

Viola, ricorda Mps, «chiamato alla guida della Banca in un momento di estrema difficoltà per l'Istituto, lascia la Banca solida e in utile, con un piano, presentato al mercato lo scorso 29 luglio, che comprende una soluzione strutturale e definitiva per gli Npl». Il cda, prosegue il comunicato «ha avviato il processo per la successione dell'Amministratore Delegato con l'obiettivo di arrivare in tempi molto brevi al suo insediamento».

Il cda, «all'unanimità, ha ringraziato Fabrizio Viola per l'alta qualità del lavoro svolto nell'interesse di Banca Monte dei Paschi di Siena, esprimendo un forte apprezzamento per la grande competenza, la totale dedizione e trasparenza con cui ha guidato efficientemente la Banca per più di quattro anni».



 
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