Daveri: Europa dei falchi non cede
sul rigore, compromesso si troverà

Daveri: Europa dei falchi non cede sul rigore, compromesso si troverà
di Nando Santonastaso
Mercoledì 26 Ottobre 2016, 09:23 - Ultimo agg. 14:34
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Non è particolarmente sorpreso Francesco Daveri, docente di Economia politica alla Cattolica di Piacenza. I contenuti della lettera più o meno erano prevedibili. Un po' meno il fatto che l'Italia sia stata monitorata criticamente insieme a Paesi come Cipro e Finlandia che hanno un peso decisamente modesto nell'Ue. «Colpisce la circostanza che la Finlandia abbia ricevuto la stessa lettera dell'Italia su questioni di deficit pur avendo un rapporto debito/pil al 75%, quasi la metà del nostro», dice l'economista.

Come interpretare questa scelta, allora?
«Penso che la Commissione voglia far capire che sui conti pubblici pesano alla stessa maniera deficit e debito e che nessuno Stato può illudersi di aumentare come vuole il primo solo perché ha un debito/pil molto basso».
Ritrovarsi però con Cipro e Finlandia non è un gran messaggio per l'Italia cofondatrice dell'Ue e secondo Paese manifatturiero dell'Unione...
«Certo che no ma bisogna valutare con attenzione il contesto in cui è arrivata la lettera. Il deficit dell'Italia è sopra il 2% per via delle spese straordinarie per le emergenze terremoto e migranti ma quello della Finlandia aumenterebbe dal 2,6% al 2,8%, toccando cioè livelli che a noi sono estranei. Il fatto è che uno scostamento piccolo o grande per l'Ue conta poco, questo è il messaggio che si può leggere dietro la lettera. Le regole cioè si rispettano sia che si è Paesi fondatori sia che si è Paesi piccoli».
L'Italia deve rispondere in 48 ore.
«E non è una novità, nel senso che la procedura prevede espressamente questi tempi. Non credo peraltro che l'Italia debba scomporsi o temere il peggio. La stessa risposta del ministro Padoan mi pare confermi che la manovra non subirà modifiche e non credo che ci saranno ripercussioni sullo spread o sui nostri titoli pubblici sui mercati».
Mossa tattica allora quella dell'Ue? Come può Bruxelles rischiare di trovarsi un altro potenziale governo euroscettico in uno scenario già così traballante per la sua stesa credibilità?
«È il punto centrale. L'opinione pubblica tedesca e di una parte dei Paesi Ue si preoccupa di mantenere una legge di bilancio, il fiscal compact, sulla quale i dubbi dell'Italia negli ultimi tempi sono aumentati. Loro vedono nella manovra del nostro Paese una tendenza molto redistributiva e nello stesso tempo constatano che i risultati delle riforme tardano a venire. Di qui questa preoccupazione che però non avrà effetti politici catastrofici. Nel senso che alla stessa Ue non conviene un governo italiano contrario all'Unione e alla sua compattezza dopo quanto è successo con la Brexit».
Renzi vuole però far pesare questa distanza con Bruxelles proponendo anzi una verifica sull'affidabilità del fiscal compact. Chi la spunterà, alla fine?
«Restiamo ai fatti, per ora. La Commissione con la lettera di rilievi ha voluto stabilire una linea: ci sono delle regole di contabilizzazione delle varie voci che non l'Italia non sembra rispettare pur avendo firmato il fiscal compact. Ma anche l'Europa sa che la manovra non si cambierà e che aprire una procedura d'infrazione potrebbe essere controproducente».
Ma è credibile rinunciare al pareggio di bilancio che l'Italia ha messo anche nella Costituzione?
«Intanto vorrei ricordare che quando abbiamo firmato il fiscal compact eravamo uno dei Paesi messi peggio nell'Ue, quasi come i cattivi di turno. Oggi l'Ue ci ricorda che le regole vanno rispettate, specie dopo averle firmate. Forse non se ce ne siamo accorti, un po' com'è avvenuto per il bail in. Se poi tra il lavoro degli sherpa in sede comunitaria e la trasmissione di quei risultati alla politica sorgono dei problemi, beh, bisogna pensarci per tempo. Basterebbe fare tesoro delle esperienze del passato: quando fu firmato il Wto nessuno pensò che l'ingresso della Cina avrebbe prodotto conseguenze negative per i nostri marchi tessili, e pochi anni dopo lo abbiamo scoperto a loro e nostre spese».