Padoan affida alla napoletana Sga
le sofferenze delle banche venete

Padoan affida alla napoletana Sga le sofferenze delle banche venete
di Sergio Governale
Sabato 24 Febbraio 2018, 09:19 - Ultimo agg. 25 Febbraio, 12:22
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Il recupero di oltre 17 miliardi di euro di crediti deteriorati delle due banche venete in crisi – Veneto Banca e Popolare di Vicenza – sarà gestito interamente all'ombra del Vesuvio dalla Sga, l'ex bad bank del vecchio Banco di Napoli. A deciderlo è stato il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che oggi ha firmato il decreto che consente la cessione alla Società per la gestione di attività degli Npl-Non performing loans dei due istituti di credito del Nord-Est. Il dicastero di via Venti Settembre ha spiegato, in particolare, che i crediti cedibili sono quelli classificati come deteriorati alla data di avvio della liquidazione coatta amministrativa. ‎Il decreto è stato poi trasmesso alla Corte dei Conti per la registrazione. "Il perfezionamento della cessione permetterà alla Sga di subentrare nella gestione del portafoglio dei crediti, ottimizzandone le prospettive di recupero, anche attraverso operazioni di ristrutturazione creditizia‎, a beneficio delle liquidazioni e dello Stato", spiega il ministero. Il salvataggio dei due istituti è avvenuto cedendo al gruppo Intesa Sanpaolo le attività non finite in liquidazione per la cifra simbolica di un euro. Lo Stato ha già sostenuto un onere pari a circa 5 miliardi.

La società napoletana controllata del Tesoro – oggi guidata da Marina Natale (ex Unicredit) e presieduta da Alessandro Rivera – ha già recuperato quasi tutti gli oltre 12.500 miliardi di vecchie lire di sofferenze accumulati dal Banco di Napoli fino alla metà degli anni Novanta. Lo stock di crediti deteriorati delle ex Popolare di Vicenza e Veneto Banca è stato stimato in 17,8 miliardi di euro di prestiti con un valore contabile netto di 9,9 miliardi che lo Stato, attraverso una gestione "paziente", conta di recuperare quasi per intero replicando quanto avvenuto proprio con il Banco di Napoli. Una delle incognite riguarda gli 8,4 miliardi di inadempienze probabili in capo ad aziende vive che hanno bisogno di nuova finanza o altre forme di sostegno per poter pagare i fornitori o incassare le fatture e che invece dal giugno scorso sono in una situazione di sostanziale blocco.
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