Patto con le banche, il Cis è salvo:
sì al piano di ristrutturazione del debito

Patto con le banche, il Cis è salvo: sì al piano di ristrutturazione del debito
di ​Sergio Governale
Sabato 24 Dicembre 2016, 11:04
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Il Cis volta pagina e dice addio alla crisi. Con il via libera dei soci all’accordo di ristrutturazione dei debiti, approvato dall’assemblea giovedì in tarda serata, il centro all’ingrosso può guardare al rilancio che partirà nel 2017 con il nuovo piano industriale. Il disco verde degli azionisti è stato infatti l’ultimo, decisivo passaggio per il riassetto finanziario del distretto di Nola che riguarda anche Interporto Campano. L’esposizione complessiva delle due società presiedute da Gianni Punzo, pari a 740 milioni di euro, verrà rimodulata con le banche nei primi mesi del prossimo anno. La firma è quindi poco più di una mera formalità, visto che i veri ostacoli – le rispettive assemblee e il «timbro» del Tribunale di Nola – sono stati ormai superati. 

Il Cis è un centro all’ingrosso di oltre 360mila metri quadrati che ospita più di 300 imprese che versano alla società un canone di locazione. Realizzato nel 1986, è utilizzato per lo più da piccole e medie imprese produttrici e distributrici di abbigliamento. La crisi e i cambiamenti nel modello industriale e distributivo del settore hanno messo in difficoltà diversi soci tra il 2010 e il 2011, inficiando la regolarità dei pagamenti dei relativi flussi finanziari. A fine 2015 il Cis aveva un indebitamento verso Unicredit, Mps e Banco di Napoli di 272,4 milioni. La ristrutturazione, che poggia su un piano industriale di rilancio, prevede il riscadenziamento di 124 milioni, la trasformazione di 144 milioni in strumenti partecipativi finanziari e l’attribuzione alle banche del diritto di nominare due consiglieri e un sindaco indipendenti. L’attuale consiglio di amministrazione, presieduto da Punzo e guidato da Sergio Iasi, resterà in carica fino al closing dell’operazione.

I soci hanno dunque detto sì alla modifica dello statuto, che consentirà alla società di emettere questi strumenti finanziari, e al bilancio 2015, chiuso con una perdita di 144,9 milioni, frutto delle svalutazioni dei capannoni e dei crediti incagliati dei soci morosi. Il piano industriale prevede il «re-impossessamento» di una parte significativa dei locali occupati da aziende fallite per successiva vendita o riaffitto e la ristrutturazione di un’altra parte già re-impossessata. Il tutto allo scopo di «favorire l’accorpamento delle unità immobiliari vuote in un’unica area per procedere infine alla parziale riqualificazione dell’area disponibile «vuota» da 100mila metri quadrati finalizzata alla ri-locazione», si legge nel piano.
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