Pensioni, si vive un mese in più ma l'età per uscire non cambia

Pensioni, si vive un mese in più ma l'età per uscire non cambia
Mercoledì 12 Febbraio 2020, 07:44 - Ultimo agg. 12:07
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La speranza di vita alla nascita lo scorso anno è salita, un mese in più sia per le donne che per gli uomini. Ma l'avanzamento si azzera se si guarda agli over-65. Il tempo che resta varcata quella soglia d'età rimane lo stesso del 2018. Le tabelle pubblicate dall'Istat, insieme a tutti gli indicatori demografici, segnano quindi una crescita nulla. Dato che rientrerà nel calcolo dell'età pensionabile quando saranno aggiornati i parametri.

La formula per l'adeguamento è complessa e prevede che il ritocco sia fatto in base a una media biennale da rapportare all'anno precedente. Lo scatto, che non può superare i tre mesi, viene decretato ogni due anni. L'ultimo, fatto alla fine del 2019, ha stabilito che il requisito per la vecchiaia resta fermo a 67 anni fino al 2021. Il prossimo intervento sarà nel 2021 e definirà l'asticella per uscire attraverso il canale della pensione di vecchiaia fino al 2023.
Nel calcolo sarà fatta la media tra il risultato del 2019 e quello del 2020, misurando poi lo scostamento con il 2018. Per ora il dato che fornisce l'Istat (sono ancora stime) ci dice che l'aspettativa di vita a 65 anni nel 2019 non è salita. Per gli uomini è 19,3 anni e per le donne 22,5.

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Cosa che può sembrare strana visto che invece la speranza di vita alla nascita aumenta e si porta a 81 anni per i maschi e 85,3 per le femmine. Gli statistici danno questa spiegazione: visto l'invecchiamento della popolazione i decessi si stanno concentrando nelle fasce d'età più alte. E ogni due o tre anni si osserva un picco di morti che riguarda gli strati più anziani. Lo scorso anno ci si è avvicinati al record del 2017. Tornando alle pensioni, nulla potrà accadere a chi esce in anticipo. Lato contributi è stato infatti tutto congelato fino al 2026. A meno di novità decise al tavolo al ministero del Lavoro attualmente in corso. A ogni modo secondo uno degli esperti nominato nella commissione voluta dalla ministra Catalfo, ovvero l'economista Gianni Geroldi, «il lavoro della commissione dovrebbe terminare per la fine dell'estate, in tempo per essere recepito nella legge di Bilancio 2021. Finora non abbiamo affrontato il tema delle risorse finanziarie, su cui ragioneremo dopo. Quello che si dovrà fare, dopo aver ascoltato e raccolto tutte le ipotesi messe in campo dalle parti al Tavolo, è di vagliare la sostenibilità, fare i calcoli, verificare le risorse e poi elaborare una proposta» spiega. I temi su cui si ragiona, continua Geroldi, «sono quelli della flessibilità in uscita, delle pensioni dei giovani e della cosiddetta pensione di garanzia a salvataggio del futuro assegno pensionistico dei giovani lavoratori, delle donne». Comunque, ribadisce il professore, «due sono i punti sostanziali da garantire: tenere in piedi un margine di flessibilità in uscita e garantire ai giovani di adesso una pensione». Secondo il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, la «prima sintesi» del lavoro del tavolo sulla previdenza, con «le stime e l'individuazione delle platee» si avrà al termine del primo ciclo di tavoli che si chiude il 19 febbraio: «Dopo di che ci ritireremo in camera di consiglio e si farà una sintesi».
L.Ram.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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