Pensioni, così aumenti e uscite. La 14esima a 1,2 milioni in più

Pensioni, così aumenti e uscite. La 14esima a 1,2 milioni in più
di Giusy Franzese
Giovedì 29 Settembre 2016, 07:51 - Ultimo agg. 30 Settembre, 08:06
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Sei miliardi di euro in tre anni: è questa la dote che il governo ha deciso di destinare alle nuove misure per pensionati e pensionandi. I primi incassano una quattordicesima per una platea più ampia (si allarga di 1,2 milioni di persone) che diventa anche più pesante per gli attuali beneficiari (2,1 milioni di persone) e l'aumento della no tax area al livello dei lavoratori dipendenti (8.125 euro); chi ancora deve andare in pensione avrà una maggiore flessibilità nelle regole di uscita e la gratuità della ricongiunzione nel caso di contributi versati a più casse.

Non tutto spetterà a tutti. L'intervento sui pensionati riguarda solo i redditi medio bassi (fino a circa mille euro al mese); l'uscita flessibile coinvolgerà i lavoratori dai 63 anni in su, i precoci e chi svolge lavori usuranti.
Dopo quattro mesi di confronto, governo e sindacati trovano l'accordo sulle nuove regole previdenziali che vanno parzialmente a modificare quelle varate dal governo Monti in piena emergenza finanziaria. Ora il tutto dovrà essere inglobato nella legge di Bilancio da varare a ottobre. Ma mancano ancora una serie di dettagli importanti. In particolare soglie di reddito e platee per il nuovo meccanismo dell'Ape (anticipo pensionistico) versione sociale, ovvero senza penalità, e beneficiari delle deroghe sui requisiti contributivi (41 anni) per l'accesso alla pensione concesse ai lavoratori precoci.

Sarà sulla definizione di questi aspetti che dipenderà il giudizio definitivo dei sindacati. I quali, nel frattempo, riconoscono al governo lo sforzo e parlano di «buon risultato». «Per la prima volta dopo tanti anni sul sistema previdenziale sono stati messi, e non tolti, dei soldi. Sono ancora insufficienti, ma ci intanto ci sono» dice il leader Uil, Carmelo Barbagallo. «Finalmente i pensionati vedono un po' di giustizia. Non ci accontentiamo, ma alcune assolute iniquità della legge Fornero siamo riusciti a recuperarle. E per di più lo abbiamo fatto attraverso un confronto serrato con il governo, cosa inimmaginabile un anno fa» osserva il numero uno Cisl, Annamaria Furlan. Anche Susanna Camusso, segretario generale Cgil, parla di «buon lavoro», ma avverte: «Non è completo. Si deve continuare».

LE CASELLE MANCANTI
Dopo il varo della legge di Bilancio partirà la fase due del confronto che affronterà i temi della previdenza complementare, della discontinuità contributiva dei giovani, della perequazione dei trattamenti pensionistici. Il tavolo tecnico per la definizione delle platee e delle categorie di lavoratori partirà invece nei prossimi giorni. Tutto dipenderà dalla distribuzione dei sei miliardi nell'arco dei tre anni.

«Ci sarà una dinamica crescente» si limita a dire il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Per il 2017 si parla di 1,5 miliardi. Una parte servirà per l'operazione quattordicesima: per i 2,1 milioni di pensionati che già la percepiscono sarà più pesante (il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, ha definito «plausibile» un aumento del 30% dell'attuale importo); gli altri (1,2 milione di pensionati con redditi compresi tra 750 euro fino a 1.000 euro al mese) avranno l'attuale importo (tra 336 e 504 euro).

Per quanto riguarda l'Ape - l'anticipo pensionistico - c'è da definire il costo massimo della rata da restituire alle banche (20-25% della pensione) e la soglia minima per quella volontaria, e soprattutto ammontare e platea della versione agevolata, ovvero senza penalizzazioni, per i lavoratori «in condizioni di maggior bisogno». Alcune categorie (disoccupati senza ammortizzatori sociali e lavoratori con parenti di primo grado disabili gravi) sono già individuati, restano da riempire le caselle relative alla «gravosità o rischio del lavoro» e «condizioni di salute». Chi ha accumulato 12 mesi di contributi prima di aver compiuto 19 anni, rientra nei precoci: ma solo alcune sottocategorie (da definire) potranno andare in pensione in deroga alle attuali regole con 41 anni di contributi versati.

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