Pensioni, stop ai 67 anni
solo per i lavori gravosi

Pensioni, stop ai 67 anni solo per i lavori gravosi
di Andrea Bassi
Mercoledì 19 Luglio 2017, 10:19
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ROMA. Il congelamento dell'età di pensionamento, che dal 2019 salirebbe a 67 anni, ci sarà, ma non per tutti. Anzi, probabilmente solo per categorie limitate di lavoratori, quelli che svolgono attività più gravose e che avrebbero dunque, aspettative di vita inferiori. Un cenno, in questa direzione, lo ha fatto due giorni fa il responsabile economico del Pd, Tommaso Nannicini, ricordando anche come questa sia la strada indicata anche dal verbale di accordo sottoscritto ormai quasi un anno fa dal governo e dai sindacati. Il problema di fondo è come individuare le categorie da esentare dall'aumento dell'età. I lavori usuranti sono già stati esclusi. L'ultima legge di Stabilità ha introdotto una norma che congela, per chi ha svolto negli ultimi sette anni su dieci un lavoro classificato come usurante, l'adeguamento automatico alla speranza di vita fino al 2025. «La norma», propone il presidente della Commissione lavoro della Camera, Cesare Damiano, «potrebbe essere estesa alle platee beneficiarie dell'Ape sociale». Quelle cioè che hanno ottenuto per quest'anno e per il prossimo, la possibilità di anticipare il pensionamento a 63 anni grazie ad un prestito le cui rate sono a carico dello Stato. Si tratta di un lungo elenco di professioni che vanno dai conciatori fino alle maestre d'asilo e che ha già portato alla presentazione di quasi 70 mila richieste di pensionamento anticipato all'Inps. La platea rischia, insomma di essere troppo ampia e semplicistica.

Il vero problema è in realtà, un altro. Ad oggi non esiste nessuno studio e nessun dato statistico che distingua le aspettative di vita in base ai lavori. C'è un documento dell'Ocse, citato anche nel verbale di accordo con i sindacati, che si intitola «Frammentazione nel mercato pensionistico dovuta alle diverse aspettative di vita», che tuttavia, in sostanza, prende in considerazione il diverso grado di istruzione rispetto alla lunghezza della vita. Per l'Ocse in Italia chi è istruito vive in media 4,5 anni in più. Da qui ad arrivare ad una diversificazione per singole occupazioni la strada è lunga. Dall'altro lato per i sindacati resta imprescindibile invece, estendere il blocco dei 67 anni a tutti, nessuno escluso. Ieri la Uil, che al tavolo con il governo siede con il segretario confederale Domenico Proietti, ha diffuso uno studio per dimostrare che in Italia l'età «legale» di pensionamento è sopra la media europea: 64 anni e 2 mesi per gli uomini e 63 anni per le donne in Europa, contro 66 anni e 7 mesi per gli uomini e 65 anni e 7 mesi per le donne in Italia. La trattativa, date le posizioni, non sarà insomma semplice. Ieri, parlando in un forum al Mattino, il segretario del Pd Matteo Renzi ha ribadito di non voler «mettere in discussione la Fornero ma dare strumenti a quelli che sono stati penalizzati». Come per l'Ape sociale, che «ha funzionato e non mette in crisi il sistema dal punto di vista finanziario. Io non sono - ha ribadito l'ex premier - per mettere in discussione il sistema perché sennò il conto lo pagano quelli che vengono dopo».