Pitruzzella (Antitrust): «In Italia troppe reazioni protezionistiche, il mercato riduce le disuguaglianze»

Giovanni Pitruzzella
Giovanni Pitruzzella
di Roberta Amoruso
Martedì 16 Maggio 2017, 16:53 - Ultimo agg. 21:30
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La spinta verso il protezionismo che si affaccia un po’ ovunque nel mondo non è una cura. Anzi. Il presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, è convinto che nonostante i mercati e la concorrenza siano sottoposti a critiche sempre più stringenti, la concorrenza resti un caposaldo della crescita economica e lo strumento indispensabile per favorire, innovazione, riduzione delle disuguaglianze, efficienza delle imprese e benessere del consumatore. Quest’anno la relazione annuale del presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del mercato ha più che mai il  tono della difesa del “mercato” e del rilancio del ruolo etico dell’Antitrust anche contro le rendite di posizione.
Di qui il dito puntato verso chi marcia contro. «Pure in ambito domestico non mancano le reazioni contro l’apertura dei mercati, dice Pitruzzella. E’ sufficiente pensare, limitandosi all’Italia, al complesso percorso parlamentare del disegno di legge annuale sulla concorrenza, che pare stia approdando per la prima volta alla sua approvazione, sebbene depotenziato rispetto ai suoi iniziali contenuti».
Il garante ce l’ha dunque con «i tassisti e le loro reazioni protezionistiche di fronte alla spinta competitiva proveniente da piattaforme come Uber», ce l’ha con «i tentativi di introdurre freni regolatori all’espansione della sharing economy», ma anche «le critiche provenienti da più fronti, anche molto autorevoli, contro la liberalizzazione del commercio e alle iniziative legislative regionali dirette a contrastarla», e poi con «l’opposizione nei confronti dell’implementazione della direttiva Bolkestein sulla liberalizzazione dei servizi». Senza dimenticare «le liberalizzazioni lasciate a metà come quella del mercato elettrico dove il 68% degli utenti domestici è rimasto nel regime di maggior tutela».
Attenzione perchè «l’indebolimento della concorrenza nei mercati nazionali», avverte Pitruzzella, «avrebbe l’effetto di «aumentare le rendite monopoliste, riducendo le possibilità di scelta dei consumatori, innalzando i prezzi di numerosi beni, disincentivando l’innovazione, favorendo il “crony capitalism”» o capitalismo clientelare.
Dunque c’è ancora molto da fare a favore della concorrenza e molti sono i rischi, ma il bilancio dell’Antitrust da inizio 2016 dice che la strada avviata può essere quella giusta. Dal gennaio 2016 alla fine dello scorso aprile l’ Antitrust ha irrogato sanzioni per 306 milioni, in crescita del 21% rispetto all’analogo periodo del 2015 quando le multe erano state pari a 253 milioni. I procedimenti conclusi sono stati 240: ben 145 adottati per la tutela del consumatore. Quanto ai procedimenti in corso presso l’Autorità, sono 91 di cui 26 relativi alla concorrenza e 65 per la tutela del consumatore. Le segnalazioni per restrizioni della concorrenza, sempre al 30 aprile di quest’anno, sono invece 105 mentre i pareri rilasciati dall’Agcm 41, 2077 le pronunce sul fronte del rating di legalità. Infine, sul conflitto di interesse dei membri del governo l’Antitrust si è pronunciato 38 volte (5 le indagini conoscitive). In questa mole di dossier c’è anche la multa comminata alla multinazionale sudafricana Aspen, nel settembre 2016, contro l’abuso per prezzi eccessivi. Il caso riguarda i prezzi di un gruppo di farmaci antitumorali, utilizzati soprattutto da bambini e anziani, individuati con la denominazione complessiva di «farmaci Cosmos».
Poi ci sono gli impegni assunti da Enel cui costi energetici, che permetteranno ai consumatori di risparmiare 500 milioni di euro. O la lotta ai cartelli negli appalti pubblici  (come nella gara Consip). A tutela dei consumatori sono da ricordare il caso Volkswagen, o i dossier come quello del recupero credito e del  teleselling. Fino ad arrivare ai più recenti casi di sanzioni a Whatsapp, per avere indotto i consumatori a cedere i loro dati a Facebook, fino a TicketOne.
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