Stipendi Rai, il Cda: armonizzare quelli incongrui

Stipendi Rai, il Cda: armonizzare quelli incongrui
Lunedì 25 Luglio 2016, 18:56 - Ultimo agg. 26 Luglio, 08:28
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Il più pagato in Rai è il capo azienda, il direttore generale Antonio Campo Dall'Orto (650 mila euro), e subito dopo di lui tra i dirigenti viene Antonio Marano (presidente Rai Pubblicità) con 392 mila euro, mentre il compenso più elevato tra i giornalisti è quello di Giancarlo Leone, ai palinsesti tv, con 360 mila euro. Lo seguono Mauro Mazza (vice direttore giornalistico ad personam Rai Vaticano) con 340 mila euro; Mario Orfeo, direttore Tg1, con 320 mila euro; la new entry Carlo Verdelli, direttore editoriale per offerta formativa, 320 mila euro e Andrea Vianello - caporedattore alle dipendenze del direttore Tg2, già direttore di Rai Tre (320 mila euro). Chiude il cerchio dei giornalisti oltre i 300 mila euro Antonio Di Bella, direttore Rai News, con 308,5 mila euro.

LA SCHEDA CON TUTTI I DIRIGENTI E GIORNALISTI SOPRA I 200 MILA EURO

Tra i collaboratori spicca il caso di Francesco Merlo (240 mila euro), e quelli discussi in Cda di Massimo Coppola (192 mila euro), e Alfonso D'Alfonso (162 mila nel 2016 e 180 mila nel 2015). La presidente Monica Maggioni percepisce 270 mila euro, va meglio ai nuovi arrivi alla direzione di Rai tre, Irene Bignardi (300) e di Rai Due Ilaria Dallatana (300). Sono alcuni dei dati che stasera la Rai ha messo online nella sezione Trasparenza del sito istituzionale, dopo che dg e presidente hanno illustrato il piano al Cda. È una buona notizia che finalmente, dopo anni di discussioni, la Rai metta online a disposizione di tutti i dati sugli stipendi. Ma anche se "solo" 94 persone su 13 mila dipendenti, ovvero lo 0,7%, supera il tetto altrove imposto ai manager pubblici di 240 mila euro, questo crea problemi e polemiche. In particolare quando a scegliere quei nomi è stato proprio l'attuale vertice che ha il compito di traghettare l'azienda verso il nuovo.

Di questo oggi ha discusso il Cda in una lunga riunione in cui si è deciso di trovare soluzioni ma le proposte non sono concordi. Così il consiglio alla fine ha deciso di dire la sua in un documento: «come impresa pubblica in fase di profondo rinnovamento e ristrutturazione la Rai è sensibile all'armonizzazione di posizioni professionali e retributive incongrue ed asimmetriche che non sono in linea con la sua nuova missione per il futuro, in cui gli attuali vertici e l'intero CdA sono profondamente impegnati. Il Piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale ha fatto emergere alcune problematicità che saranno affrontate in modo adeguato».

C'è anche il tema dei «dirigenti apicali che non hanno al momento un incarico specifico o corrispondente al proprio livello di retribuzione». Però la questione dei dirigenti che guadagnano oltre i 240 mila euro e non hanno un incarico sono un vecchio retaggio in via di soluzione. Così 25 posizioni sarebbero state già risolte e altre 6 sarebbero in via di definizione. Ma è sui nomi nuovi in particolare che va dato il buon esempio. Questo il nodo della discussione sul Piano, anche se il Cda non era chiamato a votare. Hanno parlato il direttore generale Antonio Campo Dall'Orto («La trasparenza per noi non è solo un obbligo, ma un'occasione unica per continuare il nostro percorso di innovazione creando maggiore valore per l'azienda») e la presidente Monica Maggioni («Un'operazione che dà valore e compimento all'essere servizio pubblico, attraverso un supplemento di responsabilità»).

Se il consigliere Mazzuca avrebbe a quanto si apprende espresso la sua indignazione di fronte alle cifre consistenti di alcuni dirigenti in quanto pensionato che ha dei limiti imposti dalla legge che per i consulenti non valgono, Diaconale si sarebbe detto sostanzialmente favorevole al libero mercato e contrario ai tetti pur nella consapevolezza di porsi regole, critico Freccero che però la considera un'occasione di miglioramento. Tutti hanno posto il problema dei precari a fronte di cifre così elevate: Verdelli ad esempio percepisce ad esempio uno stipendio di 320 mila euro. Cifre coerenti certo con il mondo editoriale ma la Rai è pur sempre servizio pubblico. In particolare però il consigliere Franco Siddi ha posto la questione di Merlo: «Bene la trasparenza ma ora è necessario intervenire su collaborazione e tetti agli stipendi. Non tutti siamo però d'accordo su come fare». «Personalmente - dice Siddi - la mia proposta è di mettere il tetto a 240 mila euro, un tetto maggiorabile per chi viene chiamato a termine.

Quando si fanno eccezioni devono essere subito rese pubbliche.

Ho poi posto, di conseguenza, il problema Merlo. È noto che avevo già espresso riserve e perplessità sul suo contratto, non per antipatia personale nei confronti di un collega e la proposta di vicedirezione è stata poi trasformata in una collaborazione non chiara, senza obbligo di esclusiva, a 240 mila euro l'anno. Credo sia assolutamente sproporzionata. Anche perché un collaboratore non si assume responsabilità e rischi quindi a mio avviso va rivista o revocata. Va fatta chiarezza fino in fondo cosa che farà bene a tutti anche se ci porterà a prendere decisioni». Insomma il Cda si è posto soprattutto la questione della nomine che ha varato, oltre a quella di Francesco Merlo, nella riunione sarebbero stati evocati anche nomi come quello di Massimo Coppola, consulente editoriale e Alfonso d'Alfonso, capo dei servizi di sicurezza.

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