Tap, il paradigma del sabotaggio

di Oscar Giannino
Lunedì 18 Dicembre 2017, 08:47
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Non poteva che andare a finire così. Ma il problema istituzionale resta irrisolto. L'emendamento che era stato avanzato in legge di bilancio, per far assumere al cantiere del gasdotto Tap a Melendugno la qualifica di «sito di interesse strategico nazionale», è stato dichiarato inammissibile. 

Per il presidente della Commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, la misura ordinamentale è incompatibile con la natura strettamente finanziaria della manovra. È anche vero che nella ex legge finanziaria si comprendono molte norme che con il bilancio hanno a che fare solo per modo di dire. E che sarebbe forse bastata una previsione di spesa per l'uso aggiuntivo delle forze dell'ordine e militari, come avvenuto ai cantieri ferroviari della Tav in Val di Susa. Ma è anche vero che in quel caso si sarebbe gettata altra benzina sul fuoco.

L'emendamento avrebbe fatto scattare infatti una tutela penale rafforzata dei cantieri e di chi lavora, imprese e dipendenti. Chi avesse valicato il perimetro del cantiere o ne avesse impedito l'accesso sarebbe stato esposto all'arresto, da tre mesi a un anno. E sarebbe mutato anche il regime delle autorizzazioni amministrative ambientali che, in coerenza alla natura strategica per l'interesse nazionale, sarebbero divenute di esclusiva competenza delle preposte amministrazioni pubbliche centrali, a cominciare dall'Istituto superiore di sanità e di quello per la Protezione e Ricerca ambientale (per loro infatti era previsto un capitolo aggiuntivo di spesa).

Ma la levata di scudi dell'intero fronte no Tap, dal presidente della Puglia Emiliano ai Cinque Stelle a Liberi e Uguali, più ovviamente tutti i comitati locali ostili al gasdotto, è stato tale da portare a evitare un'ulteriore salto di livello dello scontro intorno al gasdotto. Quando ancora resta aperta la questione Ilva, visto che Emiliano non recede dall'impugnativa al Tar del decreto di riconversione ambientale, impugnativa che potrebbe anche portare al ritiro di Arcelor-Mittal dal rilevare l'acciaieria e investirvi. Proprio mentre intanto nella cordata rientra dalla finestra la Cassa Depositi e Prestiti che pure era spina dorsale di quella contrapposta che aveva perso la gara ( per inciso: la giustificazione è ottemperare alle osservazioni dell'Antitrust Ue, e dunque Cdp sostituisce il gruppo Marcegaglia, ma solo in Italia si può immaginare che in nome della concorrenza rientri in gioco proprio chi nella gara in questione aveva perso e infatti il motivo vero è che lo Stato preferisce nell'Ilva essere presente direttamente tramite appunto Cdp). 

L'emendamento sarà stato anche un escamotage rozzo e tardivo, una sorta di reazione per altro men che proporzionale all'immensità pronunciata da Emiliano, che qualche giorno fa è arrivato a dire che il cantiere TAP assomiglia ad Auschwitz. E in poche ore si è dovuto scusare, visto che non uno solo arrivava a difendere espressioni così fuori di senso. Ma ora il problema resta. E solo dieci giorni fa Erri De Luca agli studenti di Lecce lanciava l'invito esplicito a sabotare i cantieri, in nome del fatto che «il Tribunale mi ha assolto, il sabotaggio non è violenza». Dimenticando un po' disinvoltamente che un conto è che non sia valutato reato l'istigazione al sabotaggio, altro che si possano liberamente recare danni a cose e persone, come di fatto fa chi sabota, e come è puntualmente avvenuto in Val Susa alle macchine usate nei cantieri. Che la violenza anche in Salento non sia da sottovalutare lo sottolineano le minacce che iniziano a comparire fuori alcune sedi del Pd, accusato di esseri venduto alla Tap; ultimo episodio l'altro ieri a Martano con minacce anche al viceministro Teresa Bellanova.

La vicenda del Tap, compreso il passo falso dell'emendamento bocciato, conferma una sola cosa. La vera maledizione rappresentata dall'articolo 116 della Costituzione, come venne modificato nella riforma del 2001 del suo Titolo Quinto. Non ha nessun senso comune né alcuna ragionevolezza, la competenza concorrente di Stato e Regioni sulle opere energetiche, di tlc e di trasporto viario portuale e aeroportuale. Sono grandi opere che vanno esaminate e decise in un quadro oggettivo e bilanciato di priorità nazionali, non con criteri localistici. I fatti parlano chiaro: le istituzioni locali, vieppiù in anni di crescente populismo e demagogia antiscientista, scelgono troppe volte la via facile di cavalcare l'onda del No per principio. Persino per un gasdotto il cui approdo sulla costa è stato scelto tra 13 opzioni diverse proprio in nome della sacrosanta riduzione al minimo di ogni ipotetico danno ambientale. 

Non sarà stata una grande idea ridursi alla legge di bilancio, per affermare che la Tap è opera di valenza strategica nazionale. Ed era forse illuministico pensare che lo avesse capito qualcuno del fronte del No, dopo la grande paura dello stop al gas russo in Italia avvenuto qualche giorno fa con l'incidente alla pipeline in Austria. Ma non è rassicurante dover rifiutare l'ipotesi di un cantiere reso uguale a una caserma, se poi bisogna accettare che l'alternativa sia un manicomio. 
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