Sì dell'Europa alla flessibilità: concessi all'Italia 14 miliardi di deficit

Jean-Claude Juncker e Renzi
Jean-Claude Juncker e Renzi
di David Carretta
Mercoledì 18 Maggio 2016, 08:43 - Ultimo agg. 19 Maggio, 11:51
3 Minuti di Lettura

BRUXELLES Alla fine la Commissione di Jean-Claude Juncker ha fatto un altro gesto in direzione del governo di Matteo Renzi: per ottenere 13,5 miliardi di flessibilità quest'anno e scongiurare il pericolo una procedura per deficit eccessivo, l'Italia dovrà inserire nella Legge di bilancio per il 2017 circa 3 miliardi in più rispetto a quelli previsti dal Documento di Economia e Finanza. In sostanza è questo l'esito dello scambio epistolare tra Bruxelles e Roma che si è chiuso ieri, alla vigilia delle decisioni che la Commissione dovrebbe prendere sulla situazione dei conti pubblici degli Stati membri dell'Unione europea.

L'esito della discussione nel collegio dei commissari è ancora incerto, in particolare per i casi di Spagna e Portogallo che sono a rischio sanzioni. Ma la proposta di compromesso inviata all'Italia dal vicepresidente responsabile per l'euro, Valdis Dombrovskis, e dal commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, è chiara: «la nostra attuale valutazione dello sforzo di bilancio previsto per il 2017 indica un divario tra lo 0.15% e lo 0,2% di Pil» affinché l'Italia sia «sostanzialmente in linea» con il Patto di Stabilità. Coprire questo buco «è essenziale per evitare una deviazione significativa» e rispettare tutte le condizioni per «concedere la flessibilità legata alle riforme strutturale e agli investimenti nel 2016», hanno avvertito i due commissari. E la risposta del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, pur non facendo promesse su cifre e misure, non si è fatta attendere: «Permettetemi di ribadire l'impegno del governo italiano (...) di rispettare sostanzialmente le regole di bilancio dell'Ue nel 2017. Sono fiducioso che una deviazione significativa sarà quindi evitata».

LA POSIZIONE
L'espressione «broadly compliant» contenuta nello scambio di lettere è la chiave per comprendere il compromesso tra Roma e Bruxelles. All'Italia non viene chiesto di essere perfettamente «in linea» («compliant», ndr) con le regole del Patto di Stabilità - cosa che imporrebbe uno sforzo strutturale per il prossimo anno di più dello 0,5% di Pil contro lo 0,1% previsto dal Def (circa 8 miliardi in più). Alla Commissione basta che sia «sostanzialmente in linea»: la deviazione deve essere al di sotto dello 0,5% su un anno o dello 0,25% nella media di due anni. Nella sostanza, il giudizio viene rinviato a novembre, quando il governo avrà inviato alla Commissione il progetto della Legge di bilancio per il 2017 con le misure per coprire il “gap” dello 0,15-0,2%.

La differenza minima - 0,05% - è dovuta a un diverso calcolo del cosiddetto della crescita potenziale per tenere conto delle contestazioni italiane sulla metodologia usata dall'esecutivo comunitario. Per contro, la Commissione oggi dovrebbe annunciare un rapporto sulla possibile violazione della regola del debito che, come lo scorso anno, potrebbe chiudersi con un'assoluzione grazie ai cosiddetti «fattori rilevanti».

Nella loro lettera, Dombrovskis e Moscovici hanno anche confermato l'intenzione di concedere tutta la flessibilità consentita dalle regole su riforme e investimenti: complessivamente lo 0,75% di Pil, a cui si aggiungono lo 0,04% per l'aumento dei costi dovuti alla crisi dei rifugiati e lo 0,06% per le spese direttamente legate alla situazione della sicurezza.

Su migranti e terrorismo, l'Italia sperava avrebbe sperato di più. Ma lo 0,85% - 13,6 miliardi - rappresenta un «ammontare di flessibilità senza precedenti» che «nessun altro stato membro ha richiesto né ricevuto», ricordano Dombrovskis e Moscovici.

© RIPRODUZIONE RISERVATA