Verso una manovra da 27 miliardi
subito in bilancio il taglio dell'Irpef

Verso una manovra da 27 miliardi subito in bilancio il taglio dell'Irpef
Domenica 18 Settembre 2016, 22:13
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Scrivere subito che ci sarà il taglio dell'Irpef anche se la riduzione, nelle tasche degli italiani, si sentirà solo dal 2018, quando la misura entrerà in vigore. È una delle carte che il governo punta a giocarsi con la nuova legge di Bilancio, che sarà presentata a metà ottobre. Solo una ipotesi, per ora, che consentirebbe però di dimostrare che l'esecutivo mantiene le sue promesse, come continua a ripetere il premier Matteo Renzi, senza rischiare di sballare i conti del prossimo anno, che già devono scontare l'impatto di una crescita sotto le aspettative.

Il meccanismo è quello già sperimentato con la riduzione dal 27,5% al 24% dell'Ires, misura inserita nel 2015 nell'ultima legge di Stabilità e già scontata nei saldi di finanza pubblica, anche se inizierà a funzionare solo dal 1 gennaio 2017. E con uno sguardo al pallottoliere e l'altro alla campagna per il sì al referendum, i tecnici sono al lavoro proprio per capire come superare lo scoglio delle coperture, che vanno appunto indicate subito, contestualmente alla presentazione della misura, anche se il taglio diventa operativo dall'anno dopo. Una cosa è certa, spiegano nella maggioranza: il taglio dell'Irpef è sempre stato in calendario nel 2018 e nel 2018 arriverà. Con quali coperture è ancora un rebus, visto che anche un intervento minimo, come quello di 'limarè di un solo punto le attuali aliquote intermedie del 27% e al 38%, costerebbe infatti circa 3 miliardi. Ma per essere efficace il calo dovrà essere «di alcuni punti», aveva sottolineato lo stesso ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan a giugno - quando per primo aveva evocato la possibilità di utilizzare anche per l'Irpef lo schema Ires - altrimenti resta il rischio che non venga percepito dai cittadini e perderebbe il suo effetto di rilancio della fiducia e dei consumi.

Altra ipotesi che ancora non è stata del tutto abbandonata resta quella, cara al premier, di «ridurre le fasce Irpef» che oggi sono cinque, ma una rimodulazione così radicale avrebbe costi difficilmente sostenibili per le casse dello Stato, a meno di una ripresa sostenuta del ritmo di crescita, che ancora non appare all'orizzonte. Una via potrebbe essere quella di «rompere» con gli schemi europei, come suggerisce il presidente della commissione Bilancio Francesco Boccia, che invita Renzi a dare concretezza alla necessità, più volte rivendicata, di andare oltre «vincoli e algoritmi», perché «non è con qualche decimale di flessibilità che possiamo fare una manovra di svolta».

Sarà da vedere se il premier porterà a estreme conseguenze le tensioni registrate dopo Bratislava, seguite alla delusione per l'assenza di decisioni concrete su migranti e crescita. Certo è che l'impegno che aspetta il governo per la prossima manovra non è indifferente: la forchetta degli interventi oscilla tra i 23 e i 27 miliardi (compresi i 15 necessari per sterilizzare le clausole di salvaguardia) e la coperta delle risorse, causa crescita anemica, è sempre più corta. 
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