Migranti, i pm di Catania: strage provocata da una collisione. Fermati due scafisti

Migranti, i pm di Catania: strage provocata da una collisione. Fermati due scafisti
Martedì 21 Aprile 2015, 07:38 - Ultimo agg. 19:43
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Una collisione con il mercantile giunto per soccorrerli, provocata dall'imperizia dello scafista che cercava di confondersi con gli altri a bordo. Poi l'agitazione dei circa 800 che erano a bordo, il barcone che si muove sempre di più e poi si ribalta. Così i pochi migranti sopravvissuti al naufragio di sabato al largo di Malta hanno raccontato agli operatori umanitari Unhcr le fasi di quel momento. Due le persone fermate, accusate di omicidio colposo plurimo, naufragio, favoreggiamento d'immigrazione clandestina. Indicati da testimoni e riconosciuti in foto. Si tratta del comandante dell'imbarcazione, Mohammed Alì Malek, di nazionalità tunisina, 27 anni, e di un membro dell'equipaggio, Mahmud Bikhit, di nazionalità siriana, 25 anni.

Il naufragio del barcone al largo della Libia sarebbe dovuto a due cause: lo spostamento dei migranti sull'imbarcazione, che era sovraffollata, e l'errata manovra dello scafista che l'ha portata a collidere con il mercantile King Jacobs che era arrivato per soccorrere i migranti. È la ricostruzione della Procura di Catania. È la Procura di Catania a ricostruire la dinamica del naufragio dovuto a due concause: le manovre errate compiute dal comandante del barcone che, nel tentativo di abbordare il mercantile, ha portato il peschereccio a collidere con la nave più grande, e il sovraffollamento del natante, che è stato sbilanciato dalle manovre errate e dagli spostamenti dei migranti a bordo.

Il barcone si è quindi capovolto.

«Nessuna responsabilità - afferma il procuratore Giovanni Salvi - può profilarsi, sulla base di quanto emerso, a carico del personale della mercantile che ha doverosamente prestato soccorso e che non ha contributo in alcun modo all'evento fatale». Dalla Procura si ribadisce quindi che «risultano pertanto iscritti nel registro delle notizie di reato soltanto il comandante del peschereccio e il componente dell'equipaggio».

Le indagini sono condotte dalla Guardia Costiera e dalla Polizia di Stato, Squadra Mobile di Catania e Servizio Centrale Operativo di Roma.Omicidio colposo plurimo, naufragio e favoreggiamento della immigrazione clandestina: queste le accuse per i due presunti scafisti - il comandante, un tunisino, e un suo assistente, un siriano, fermati tra i 27 superstiti del naufragio di migranti arrivati ieri sera a Catania.

Dovrebbero essere circa 800 le persone «tra i morti e i dispersi» nel naufragio avvenuto al largo della Libia nella notte tra sabato e domenica, secondo Carlotta Sami, portavoce dell'Unhcr, l'alto commissariato dell'Onu per i rifugiati. «Abbiamo parlato con molti sopravvissuti e le testimonianze concordano tutte su questo numero», racconta Sami all'Adnkronos. Sul barcone erano presenti migranti di diverse nazionalità.

Non è ancora possibile accertare con precisione il numero dei morti, dice invece la procura. Le indicazioni provenienti dai superstiti sono approssimative e indicano comunque alcune centinaia di morti (tra i 400 e i 950). La Guardia Costiera ha acquisito informazioni da alcuni superstiti a bordo della Gregoretti C.P. 920 e il report del mercantile portoghese che ha stimato approssimativamente il numero dei migranti in 850 persone.

Secondo i racconti dei sopravvissuti «erano presenti circa 350 eritrei - spiega Sami - non hanno saputo dire quanti siriani, somali e bambini di età tra i 10 e i 15». Tra i sopravvissuti, con cui i rappresentanti dell'Unhcr hanno parlato, alcuni sono del Mali, Sierra Leone, Senegal. «Sono abbastanza fragili un po' persi con lo sguardo», afferma Sami.

Mare nostrum «non era la bacchetta magica» e «non ci sono elementi per dire che non ci sarebbe stato il disastro» se il dispositivo fosse ancora attivo, ma certamente consentiva «interventi più rapidi ed efficaci per soccorsi e indagini». Boccia Triton, l'operazione Ue di sorveglianza del Mediterraneo, intanto il procuratore di Catania, Giovanni Salvi, titolare dell'inchiesta sul naufragio.

«Sulla nave, la Polizia ha svolto interrogatori e confronti che hanno consentito alla Procura della repubblica di Catania di individuare e disporre il fermo dei due scafisti», ha precisato il ministro dell'interno Angelino Alfano annunciando il fermo dei due scafisti. I superstiti sono tutti uomini e stanno bene. Anche il ricoverato, un 33enne del Bangladesh, che ha un trauma toracico-addominale, ma non è grave.

Ad accogliere la nave a Catania nella notte il ministro delle infrastrutture Graziano Delrio che si è congratulato con i militari italiani per le operazioni di soccorso:«La lotta ai trafficanti di morte continua, lo Stato non darà loro tregua».

La Procura di Catania ha già sentito il migrante ricoverato nell'ospedale Cannizzaro. È stato lui a parlare di 950 persone stipate su un peschereccio con «centinaia di persone chiuse in stive su due livelli dai trafficanti prima di salpare dalla Libia» e che tra le vittime ci sarebbero 200 donne e 50 bambini.

Una tragedia che non ha fermato le partenze dei disperati - ieri ne sono stati soccorsi 638, che erano a bordo di sei gommoni di difficoltà - e di cui parla, forte della sua esperienza alla guida di una Procura che «ha trattato i due terzi delle inchieste in Italia su sbarchi di migranti», il procuratore Giovanni Salvi dal suo «punto di vista di magistrato».

Il suo ufficio è impegnato in prima linea ed è convinto: «Triton è meno efficace di Mare nostrum». Ma non solo: il «soccorso in mare - dice - richiede una elevata professionalità» che hanno i militari della Marina, della Guardia costiera e della Guardia di Finanza, ma «non tutti gli equipaggi della navi mercantili, che ringraziamo per le centinaia di vite che hanno salvato».

Per questo i filoni dell'inchiesta sono due: uno riguarda l'individuazione dell'organizzazione di trafficanti, l'altra la modalità del naufragio e del ruolo del mercantile portoghese 'King Jacob' e del suo comandante. Salvi ha precisato che «al momento non ci sono ipotesi di responsabilità, né indagati». La polizia di Stato, oltre a controllare la scatola nera, cercherà filmati su eventuali telefonini di superstiti o dell'equipaggio del King Jacob.

E intanto da Palermo arriva l'allarme lanciato dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia: «Dai dati in nostro possesso sulle coste libiche ci sarebbe circa un milione di migranti pronti a partire».

Tornando al naufragio dell'altra notte, la Procura di Catania ha inviato su nave Gregoretti della Guardia costiera poliziotti del Servizio centrale operativo di Roma e della squadra mobile di Catania per avviare gli interrogatori dei superstiti. Se sarà necessario e utile alle indagini si tenterà anche di recuperare il relitto, che giace nel fondale a 73 miglia al largo della Libia. E anche l'esame autoptico sui 24 corpi recuperati in mare lasciati a Malta.