Napoli, Dna ai cani, è bufera: «180mila euro per gli esami del sangue. Chi pagherà?»

Napoli, Dna ai cani, è bufera: «180mila euro per gli esami del sangue. Chi pagherà?»
di Alessandra Chello
Domenica 12 Gennaio 2014, 21:44 - Ultimo agg. 13 Gennaio, 22:01
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L'ordinanza sindacale che impone ai cani napoletani il test del Dna per stanare i proprietari poco civili, ha gi fatto il pieno di critiche. Iniziamo col dire - come spiegano alcuni veterinari che abbiamo interpellato - che volendo proprio optare per questo tipo di test si poteva procedere prelevando la saliva del cane e non il sangue. Dunque, un metodo molto meno stressante per gli animali e soprattutto meno costoso. A proposito di prezzi: ogni esame costa all'incirca 30 euro (certo sulle grandi quantità si risparmierà, ma se moltiplichiamo 30 per 6.000 - sono all'incirca tanti i cani individuati solo nell'area Vomero-Arenella - il conto è presto fatto: 180.000 euro) una cifra che sale se si considerano anche le apparecchiature, i materiali e il personale.



Sì perché - spiegano i medici - si tratta di strumenti nient'affatto ordinari. Un aspetto accanto al quale va aggiunta una domanda: chi immetterà i dati nel data-base dell'anagrafe canina? E chi farà i controlli incrociati con i dati dei proprietari che non porteranno i cani a fare il test?



Senza considerare i costi per l'invio delle comunicazioni delle sanzioni e del personale che dovrà andare in giro a raccogliere escrementi. Inoltre - proseguono gli esperti - il test del Dna per essere affidabile al massimo, prevede dei marcatori-tratti; più tratti vengono analizzati più aumenta il costo dell'esame. Considerare pochi tratti rende il risultato poco preciso, pensiamo al caso di cani-fratelli. Per non parlare dei cani randagi di proprietà del Comune. E dunque del sindaco.



Insomma, un ginepraio. E allora viene da chiedersi: non sarebbe molto più semplice, efficace, economico e rapido far rispettare le norme già esistenti in base alla quali chi sporca e non raccoglie le deieizioni del proprio cane verrà multato - magari anche raddoppiando la sanzione - esattamente come chi non fa applicare il chip, anzichè infilarsi in un dedalo di contraddizioni e logoranti procedure?

Di esempi che funzionano ne è piena l'Italia e il mondo. Da Nord a Sud sono tante le città in cui i vigili destinati all'area ambiente girano muniti di lettori di chip e controllano il territorio. Come sono tanti i centri in cui i distributori di bustine gratuite sono quasi ad ogni angolo di strada. Per non parlare di aree verdi destinate solo ai quattrozampe di cui Napoli è praticamente sprovvista.



A Parigi, una metropoli e non certo un piccolo centro, ci sono i marciapiedi con strisce che delimitano lo spazio dove i cani possono lasciare i loro bisogni. Gli addetti del Comune puliscono a bordo di speciali moto aspira-escrementi e dopo tocca alle macchine che lavano la strada, ma spesso anche i netturbini passano le lance con l'acqua a pressione e fanno scivolare via tutta la sporcizia del marciapiede e dunque non solo le deiezioni. E ancora, in altre città francesi ci sono tombini contornati da righe che segnalano che lì Fido può fare ciò che gli scappa.

Pensate che in Italia la moto aspira-escrementi sia fantascienza?? Niente affatto. Sono diverse la città del Centro Nord, ma anche del Sud, come Barletta che le hanno in dotazione nella crociata per la tutela dell'ambiente.



A testimonianza del fatto che non serve prendere la strada più tortuosa o più eclatante per risolvere i problemi. E tantomeno serve alzare un gran polverone che finisce per travolgere in pieno anche quella fetta di umanità civile che ai propri cani ci tiene e che rispetta le regole. A proposito: dopo quest'ordinanza, quanti saranno i prossimi cani abbandonati in strada perché diventati troppo impegnativi?
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