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Cura tumori, Campania al palo|Leggi tutta l'inchiesta Video
di Maria Pirro
Venerdì 22 Novembre 2013, 08:33 - Ultimo agg. 16 Marzo, 05:16
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NAPOLI - Gaetano non vuole morire. Ha 66 anni. Racconta: Fino a un mese fa ho lavorato in ospedale come infermiere, nella mia vita ho lottato sempre. Ho scoperto di avere il cancro a ottobre 2012. Per caso. Dovevo operarmi di ernia inguinale. Ma, è stato questo il vero trauma, avrebbero potuto diagnosticarmi la malattia diciattesse mesi prima, quando mi operai per un’altra ernia. La traccia c’era già, impressa sulla precedente radiografia. Una macchia nera. Solo che nessuno l’aveva notata». Gaetano Marati è stato in prima linea come sindacalista nell’Asl di Napoli. «Ma non immaginavo il calvario degli ammalati oncologici, l’ho scoperto solo sulla mia pelle, nemmeno stando in corsia, di giorno e di notte, avevo intuito tutto questo».



Napoletani costretti a pagare per gli esami oppure ad aspettare mesi. Si entra nel tunnel della paura, stringendo tra le mani una ricetta rossa del medico di famiglia. Spesso è una prescrizione banale: una ecografia completa dell’addome, associata a una serie di esami del sangue.



Il viaggio del «paziente zero» comincia a Nola, nella Terra dei fuochi, 33mila abitanti, fra le anime «dannate» dalla paura. L’incubo di roghi tossici e rifiuti interrati, dopo quello più antico: sullo sfondo il Vesuvio.



Ecografia la vigilia di Natale. Si può prenotare l’ecografia anche in farmacia. Ecco la sorpresa: la data disponibile, in una struttura pubblica dell’Asl Napoli 3 Sud, è il 24 dicembre. Fissare prima l’appuntamento in un centro convenzionato in questo periodo è quasi impossibile, perché molti hanno raggiunto il tetto di spesa concordato con Asl e Regione, quindi fanno pagare le prestazioni. Stessa situazione, se non peggiore, a Napoli città: nelle strutture pubbliche la prima data utile è il 9 gennaio. E la situazione si complica di più se si chiede di eseguire una risonanza magnetica ma senza codice d’urgenza sulla ricetta. A Napoli si va al 25 marzo, sede Asl sul corso Vittorio Emanuele.



Senza risonanza. Altra sorpresa: «Da Nola a Sorrento, l’Asl Napoli 3 Sud non ha la risonanza magnetica né un reparto dedicato esclusivamente all’oncologia con posti letto ordinari né centri pubblici per la radioterapia». Scuote la testa Giosuè Di Maro, segretario regionale della Fp Cgil Medici, come a dire: «Lasciate ogni speranza o voi che entrate. Occorre - aggiunge Di Maro - riorganizzare e razionalizzare i servizi sanitari, affrontare subito le carenze nei vari territori». Anche perché, fare la risonanza a pagamento, con e senza mezzo di contrasto come è indicata per un caso «sospetto», significa sborsare circa 250 euro. Chiaro che non tutti possono permetterselo. Sull’altro «lembo» di Terra dei fuochi, in provincia di Caserta, è stata inviata una lettera alle aziende sanitarie e ospedaliere dalla Regione per potenziare i servizi pubblici e limitare i disagi dovuti allo stop delle prestazioni nei centri convenzionati.



Colon, screening in 2 Asl su 7. Altro caso all’esame dei vertici regionali della sanità, la prevenzione: da rilanciare. Un imperativo dettato anche dal ministero, nella riunione congiunta tra il tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti relativi al piano di rientro dal debito della sanità e il comitato permanente per la verifica dei Livelli essenziali di assistenza (Lea). Nella relazione, pubblicata sul sito governativo il 3 settembre scorso, è evidenziato che «importanti criticità emergono nell’erogazione di servizi afferenti», «con particolare riferimento all’area degli screening». Per l’oncologia, è «bassa» la «quota di residenti che hanno effettuato test in programmi organizzati». La situazione più clamorosa? L’esame per il tumore del colon-retto, che prevede la ricerca del sangue nelle feci: lo screening è operativo solo in due Asl su sette, in particolare ad Avellino e all’Asl Napoli 3 Sud. Ed è proprio nella Terra dei fuochi, alle pendici del Vesuvio, che si conta il risultato migliore in assoluto: copertura al 22,1% contro una media regionale ferma al 7,6, nel 2009, e portata al 12,1% nel 2010 (cui si aggiunge l’impegno registrato in diversi comuni in provincia di Salerno). Quasi la metà dei napoletani e campani «a rischio» non presta attenzione neppure agli altri controlli consigliati. Secondo gli ultimi dati disponibili, in Campania al programma femminile di pap test si è avuta questa adesione: 55,5% (rispetto al obiettivo fissato nel 2009), 57,9% nel 2010. Per la mammografia: 39,3%, nel 2009, e del 43,7 nel 2010.





Seno, diagnosi precoce: 26%. Screening, ma anche diagnosi precoci meno numerose. L’Italia è a due velocità: al Nord il 45% dei tumori della mammella è diagnosticato a uno stadio precoce, «mentre al Sud le percentuali scendono, arrivando al 26% di Napoli e Ragusa, dove sono frequenti i casi che presentano già metastasi al momento della diagnosi, pari rispettivamente al 9,6% e 8,1%». Si legge nel report diffuso dall’Istituto dei tumori di Milano: «Sebbene a questa diagnosi ritardata corrisponda una differenza di sopravvivenza a 5 anni relativamente contenuta (89% al Nord a fronte dell’85% al Sud), la scoperta di un tumore allo stato iniziale è un fattore di grande importanza per la paziente perché consente di ricorrere a trattamenti chirurgici meno invasivi e a terapie più semplici, garantendo una migliore qualità di vita e un minore costo sociale».



Qui chirurgia demolitiva. Un esempio? «La probabilità che una donna colpita da tumore al seno residente a Napoli o Sassari sia trattata con un intervento di chirurgia demolitiva - segnala il rapporto - è del 30-40% superiore alla media italiana complessiva». Questi i dati che non solo per il cancro al seno ma per 4 tra le più importanti forme tumorali (mammella, polmone, colon-retto e melanoma) emergono dallo studio Eurocare 5 alta risoluzione – Italia, che l’Istituto nazionale dei Tumori di Milano ha pubblicato sul numero di dicembre scorso della rivista internazionale Cancer Epidemiology. Sottolinea Milena Sant, dell’Istituto nazionale dei Tumori di Milano, coordinatrice dello studio: «L’adesione a standard diagnostico-terapeutici internazionali è in generale soddisfacente al Centro-Nord e meno diffusa al Sud» E «le ragioni sono molte e diverse: per il tumore della mammella, per esempio, l’insufficiente applicazione di linee guida nelle aree di Sassari e Napoli è attribuibile sia alla inadeguata disponibilità di strutture radioterapiche (che quindi induce il chirurgo ad effettuare trattamenti più radicali al fine di prevenire le recidive), che anche alla frammentazione di strutture sanitarie che trattano i pazienti oncologici».



Gli ospedali senza cabina di regia. Stefano Cascinu è il presidente dell’Aiom, l’associazione italiana medici ospedalieri: con i volontari di Aimac e Favo (sigle che rappresentano gli ammalati), ha analizzato più di 14 milioni di schede di dimissioni ospedaliere sulla base di una convenzione con il ministero della Salute. Ecco la sua «radiografia» della situazione nazionale: «Si è avuta la chiara percezione che ci sia un importante squilibrio fra i centri che hanno trattato le diverse patologie». Risultato: «Questa situazione è pericolosa per l'efficacia degli interventi terapeutici». Lo sa bene un medico esperto come Oreste Cuomo, direttore del centro trapianti e primario della chirurgia epatobiliare del Cardarelli. Spiega: «Ogni centro mette a punto le strategie migliori possibili, però manca una cabina di regia regionale. Occorre costruire una rete tra le strutture. Serve un piano oncologico. Altrimenti succede che i pazienti arrivino dallo specialista quando è troppo tardi e questo, nel mio reparto, accade in media anche tre volte su dieci». Il ruolo del piccoli ospedali periferici per i pazienti afflitti da neoplasie complesse dovrebbe ricalcare quello delle reti per l'emergenza, che prevede la «stabilizzazione» del malato e il suo trasferimento al centro più vicino, in grado di affrontare la situazione in maniera multidisciplinare integrata. «Però in Campania i centri di riferimento ad elevata esperienza per le patologie oncologiche non sono stati ancora individuati» avvisa Cuomo. Aggiunge Cascinu: «L'identificazione dei centri in Italia potrà portare importanti vantaggi per i pazienti, come il miglioramento della sopravvivenza, ma anche una riduzione di inefficienza e sprechi». Una priorità, rafforzare la rete oncologica regionale, ribadita dagli ultimi decreti regionali sulla sanità. «Siamo al lavoro» assicura Mario Vasco, da poco nominato direttore generale dell’assessorato campano, che annuncia: entro un mese sarà operativo anche il programma per adeguare al fabbisogno i centri di radioterapia. Una indagine a tappeto è stata appena completata.



Radioterapia, maglia nera. Le carenze, le gravi carenze in Campania, sono segnalate anche dal censimento 2013 realizzato dall’Airo, l’associazione italiana di radioterapia oncologica. Per eseguire questo trattamento, richiesta il 60-70 per cento delle volte, sono utilizzate apparecchiature hi-tech. Ma in Campania non ce ne sono abbastanza: sono 4,5 gli acceleratori lineari per milione di abitanti (al di sotto della media nazionale che è di 6 per milione). Il presidente dell’Airo, Giovanni Mandoliti, oggi e domani a Napoli per un convegno sui tumori, è categorico: «La dotazione è insufficiente». Ciò significa «non garantire a tutti i pazienti un accesso adeguato alle cure oncologiche e favorire il fenomeno della migrazione sanitaria».



«Ho pagato io le cure». Il dato sulla radioterapia indicato nel censimento è riferito alle strutture pubbliche, private e convenzionate e può essere la spia della difficoltà anche nel provvedere ai trattamenti nei tempi stabiliti per tutti gli ammalati. Tra questi, una donna afflitta da un tumore cerebrale in stadio avanzato chiede l’anonimato per raccontare: «In un centro pubblico mi è stato detto che avrei dovuto aspettare due mesi per la radioterapia, nella struttura convenzionata 15 giorni. Nel privato zero attesa. Ho preferito pagare e cominciare subito». Costi enormi, che in questo periodo si ripropongono (con qualche zero in meno, ma la spesa è comunque onerosa) anche per esami come la Pet-tac. Ritorna il problema dello sforamento dei tetti di spesa da parte dei centri convenzionati: «Per quest’indagine le prestazioni sono bloccate nella struttura in cui avevo eseguito gli altri due esami. Di tasca mia avrei dovuto pagare 550 euro» dice Marati che lì ha rinunciato a farlo e optato per una struttura diversa. «Struttura pubblica, ma non prima dell’11 dicembre. Questo significa che almeno fino a quella data continuerò a ingoiare una pillola che costa 110 euro alle casse pubbliche, 3000 euro a confezione, senza sapere se la terapia biologica che sto tentando è realmente efficace». Un paradosso. Senza arrivare ancora all’ultimo stadio: gli hospice.



Hospice tra sprint e ritardi. «La Regione - dice Vasco - ha dato un forte impulso alla realizzazione di queste strutture dedicate ai malati terminali. Con il decreto del 31 dicembre 2012 ha accreditato tre strutture a Caserta, per 35 posti letto. Ed è imminente l’apertura di un altro centro a Casavatore, nell’Asl Napoli 2 Nord, con 12 posti letto. Nel Salernitano ci sono tre strutture, l’ultima aperta un mese fa, 35 posti. Dodici quelli disponibili a Solofra». Non solo: «É in programma la realizzazione di un altro hospice nel vecchio ospedale di Cancello e Arnone, il progetto è nella fase della programmazione esecutiva». Impegni, lavori. Cantieri, storie. Vincenzo Schiavo, medico di famiglia e dirigente del sindacato Fimmg, che è anche vicepresidente dell’Ordine dei medici di Napoli non accetta i ritardi accumulati: «Hospice, rsa, terapia del dolore. La Campania è ancora indietro». Brucia, questo forse fa più male, nella Terra dei fuochi che non vuole e non può aspettare.



Tumori, tutte le altre puntate dell'inchiesta:

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- Risonanze e diagnostica: il pubblico cede, i privati avanzano (clicca qui per leggere l'articolo)

- Il popolo dei viaggi della speranza: in 14mila si curano fuori dalla Campania|
Le storie della Terra dei fuochi (clicca qui per leggere l'articolo)

- La giungla dei centri che operano una tantum (clicca qui per leggere l'articolo)





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La sintesi degli interventi, il video:





«Subito gli screening»: l'impegno della Regione