Napoli. Dieci violenze sulle donne in un mese, ma i mariti restano a casa

Napoli. Dieci violenze sulle donne in un mese, ma i mariti restano a casa
di Maria Pirro
Domenica 13 Ottobre 2013, 15:35 - Ultimo agg. 16 Marzo, 03:01
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Racconta A.: Il mio ex marito mi tormenta con gli sms, ne manda anche 30 al giorno. Per dire: Che me ne frega, io ti ammazzo comunque e mi faccio 30 anni di carcere. G. di nuovo al pronto soccorso: Ho visto l’auto e ho subito pensato potesse essere la sua. In preda al panico mi sono fermata davanti a una caserma. Tremavo, non riuscivo a respirare, a bordo di un’ambulanza mi hanno portato qui. Il giorno dopo l’approvazione definitiva delle norme sul femminicidio, l’estate scorsa introdotte d’urgenza con un decreto dal governo, a Napoli viene illustrato l’esito del primo monitoraggio realizzato in ospedale sull’efficacia delle contromisure applicate in situazioni d’emergenza. Storie e dati insieme.



L’analisi rivela punti di forza e di debolezza della legge. Il primo: «Da settembre, per 10 donne su 12 refertate all’ospedale San Paolo è stato richiesta l’attivazione della procedura di allontanamento d’urgenza. In nessun caso autorizzata per mancanza di requisiti giuridici, come la flagranza di reato, ma in due occasioni - certifica la psicologa Elvira Reale, responsabile dello sportello anti-violenza - la vittima è stata accompagnata a casa dalle forze dell’ordine dopo il referto e la denuncia, ottenendo che il partner andasse via spontaneamente: ”moral suasion” in attesa di provvedimenti giudiziari».



Protezione così ottenuta, ad esempio, per R. che ha messo nero su bianco il suo calvario. Da 5 anni, sin dai primi mesi del matrimonio. Fino a trasformare il figlioletto in testimone dell’orrore. In un passaggio del referto è annotato il racconto «dell’ennesimo litigio davanti al bambino. Mi ha preso con forza e mi ha messo un pugno sotto al mento, mentre mi diceva: “Non sei buona a niente, non capisci niente”. Allora, con lo sguardo – ha ricordato R. - ho cercato il bimbo... Mi sono accorta che sorrideva e ciò mi ha preoccupato tantissimo». Nel referto sono riepilogati una lunga serie di precedenti: lanci di oggetti, calci all’inguine, pugni in faccia. «Mi ripete che è colpa mia, merito tutto questo».



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Gli sos sono già 97 nel 2013. In aumento, soprattutto negli ultimi mesi. «È buona - sostiene Reale - la sinergia instaurata con polizia e carabinieri, ora contattati direttamente senza attendere l’intervento della magistratura». A entrare in azione agenti e miliari di Pianura, Bagnoli, Vomero, Pozzuoli, San Gennaro Vesuviano, Quarto e Pollena Trocchia, solo per citare gli ultimi casi.



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Sottolinea Reale: «Un altro aspetto positivo della nuova legge è che non sono più sottovalutate le lesioni anche psichiche, già da tempo motivo di referto al San Paolo. Nel report dell’attività svolta nel 2012 (110 gli interventi in totale), proprio le violenze psicologiche e verbali sono state nel 70% dei casi il modo per denunciare gravi e reiterati ricatti e minacce di morte». Ora sarebbe, però, auspicabile disporre «la misura dell’allontanamento per chiunque risulti gravemente indiziato e chiaramente sussistano fondanti motivi per ritenere le condotte criminose possano essere reiterate, considerando anche l’escalation di precedenti episodi» afferma la psicologa insieme con il ginecologo del San Paolo Alessandro Resta (entrambi sono referenti tecnici della legge regionale 22/2012 contro la violenza di genere) e le avvocatesse del centro anti-violenza del Comune di Napoli, Giovanna Cacciapuoti e Sofia Lombardi.



Anche perché «tante, troppe continuano per paura a sopportare nel silenzio» ragiona Bianca D’Angelo, consigliere regionale promotrice della legge 22/2012, che aggiunge: «La Regione, per prima in Italia, ha adottato misure concrete contro il femminicidio che sono in fase di attuazione, anzitutto attraverso l’attivazione di sei sportelli sul territorio, negli ospedali e in altre strutture pubbliche, per offrire un sostegno clinico-psicologico alle donne senza tralasciare aspetti anche pratici coinvolgendo servizi sociali e le associazioni di volontariato».