Napoli città pilota per il turismo a misura di bambino

Napoli città pilota per il turismo a misura di bambino
Domenica 13 Marzo 2016, 20:15 - Ultimo agg. 14 Marzo, 07:31
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Rendere giocosa e divertente la visita di alcuni dei più bei luoghi del centro antico di Napoli. Dalla Guglia di San Domenico a Palazzo Petrucci, da Palazzo di Sangro a Palazzo Venezia: storia, architettura e bellezza del cuore della città partenopea diventano finalmente anche a portata di bambino e famiglie. È questo l'obiettivo di My Fair City, innovativo progetto di fruizione dei beni culturali e di servizi al turismo per l'infanzia presentato a Napoli nei giorni scorsi, con la partecipazione di Salvatore Esposito De Falco (CUEIM - Project Manager My Fair City), Giancarlo Carriero, presidente sezione Turismo dell'Unione Industriali di Napoli, Gaetano Daniele, Assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli, Valeria Fascione, Assessore all'Internazionalizzazione, Start-up e Innovazione della Regione Campania, Flavio Tariffi (Space S.p.A.), Barbara Balbi(Università Suor Orsola Benincasa di Napoli), Giovanni Petrone (Le Nuvole), Basato su un'App installata su tablet, i partner di My Fair City hanno sviluppato un sistema interattivo di visita di un'area del centro antico di Napoli cucito sulle esigenze e i linguaggi dei più piccoli. Ad accompagnarli tra le bellezze di Palazzo Petrucci o di piazza San Domenico è infatti una guida d'eccezione, un Pulcinella in digitale che grazie a una rete di sensori e al sistema Gps spiega loro passo dopo passo quel che stanno vedendo utilizzando uno stile narrativo adatto a evocare un'atmosfera fiabesca e suggestiva.

Ad alcuni punti di interesse è inoltre abbinato anche un contributo di realtà aumentata che sovrappone un'animazione video alla realtà ripresa attraverso la fotocamera del tablet in dotazione al piccolo turista. Un altro elemento di valore è la presenza della funzionalità «whisper», che rende l'App completa per la visita cittadina anche da parte di una scolaresca accompagnata dall'insegnante o da una guida turistica: tramite il dispositivo mobile, l'accompagnatore può infatti trasmettere messaggi vocali in modo da condurre il gruppo e dare istruzioni sul funzionamento dell'App. Il progetto, finanziato dalla Regione Campania su fondi Fers (POR Campania 2007-2013, Bandi dello sportello dell'innovazione: Progetti Cultural and Creative Lab), è stato realizzato da un network di imprese, università e centri di ricerca composto da Space S.p.A., Cooperativa Le Nuvole, Consorzio Universitario di Economia Industriale e Manageriale (Cueim - Napoli) e l'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. «Il progetto My Fair City - spiega Salvatore Esposito De Falco, project manager del progetto My Fair City - si pone l'obiettivo ambizioso di costruire un sistema di offerta turistico-culturale fruibile e rispondente alla psicologia del bambino. Un bambino educato sin da piccolo, infatti, avrà tutte le caratteristiche di un turista perfetto da grande, in grado di apprezzare e valorizzare l'offerta turistico-culturale di un luogo».

«Questo tipo di progetti - afferma Valeria Fascione, Assessore all'Internazionalizzazione, Start-up e Innovazione della Regione Campania - ci rappresentano meglio di altri: interventi mirati sul territorio con soluzioni per i beni culturali in grado di coinvolgere concretamente famiglie, scolaresche e turisti. La Campania eccelle sia nel campo della produzione scientifica sia in quello umanistico e My Fair City ne è una sintesi particolarmente riuscita, tanto più perché il lavoro è stato svolto pensando ai più piccoli, alla loro educazione e sensibilità». «Trovo molto efficace - sottolinea Gaetano Daniele, Assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli - l'approccio dedicato ai bambini. Se vogliamo continuare a competere dobbiamo innescare meccanismi di questo tipo. Un modello puntato sui bambini come destinatario turistico è fondamentale per il nostro sistema». «Tra i flussi turistici - continua Giancarlo Carriero, Presidente Sezione Turismo dell'Unione Industriali di Napoli - è in continua crescita quello caratterizzato da famiglie con bambini unici o da genitori single con bimbi. Ricorrere a soluzioni giocose che possano stimolare l'interesse dei più piccoli permetterebbe di rispondere a una domanda molto significativa del mercato, senza considerare che al contempo si darebbe un grande contributo alla città».

La necessità di ripensare lo sforzo tecnologico e politico centrato sulle smart cities anche sulla base delle esigenze dei più piccoli è sottolineata da Flavio Tariffi, direttore Area ricerca di Space Spa, società leader in Italia nel settore delle tecnologie dell'informazione applicate alla valorizzazione e gestione del patrimonio culturale. «Questo progetto ci ha dato l'opportunità di affrontare un mondo, quello dei servizi a base tecnologica per i più piccoli, che è rimasto ingiustamente trascurato dalla rivoluzione delle smart cities e della infomobilità. Vi sono spazi importanti da presidiare, soprattutto nel nostro Paese, che ha nel suo tessuto urbano storie affascinanti da raccontare che i bambini possono trovare, se si usa il giusto linguaggio, suggestive e attraenti». Il percorso di My Fair City consiste in una narrazione abbinata a giochi, indovinelli e anche ad una pièce teatrale a Palazzo Venezia, dove una dama del Settecento racconta la sua giornata tipo tra toeletta, balli e corsi sull'uso del ventaglio. «Con questo progetto - afferma Giovanni Petrone, direttore artistico de »Le Nuvole« - siamo riusciti a fare sintesi tra linguaggi a noi più prossimi, come quello del teatro, della scienza e della cultura, e i nuovi linguaggi tecnologici. My Fair City è molto efficace perché è un'esperienza che, grazie alla dimensione ludica e tecnologica, lascia intatta nei bambini l'emozione della scoperta di luoghi altrimenti incomprensibili». Il percorso di fruizione My Fair City è stato testato insieme a otto bambini tra gli 8 e i 13 anni (Istituti scolastici «Villanova», «G. Oberdan», «Cuoco-Schipa», «Viviani» e «Andrea Doria») attraverso una fase di pre-visita, visita e post-visita dei luoghi interessati dalla ricerca. In questa fase ai bambini è stato sottoposto un questionario-intervista a cura di Maddalena Della Volpe, Barbara Balbi e Giovanna d'Alessandro, del Dipartimento di Scienze della Formazione del Suor Orsola Benincasa. «La valutazione e validazione dell'esperienza di visita è stata progettata coinvolgendo i piccoli fruitori dell'applicazione in una sperimentazione che li ha visti collaborare come un vero e proprio gruppo di lavoro», spiega Barbara Balbi. La sperimentazione è stata suddivisa in tre fasi. In una prima fase tramite giochi e questionari si sono intercettate aspettative e familiarità con le soluzioni tecnologiche e con alcune informazioni relative ai siti del centro antico di Napoli. In un secondo momento poi «sul campo», i bambini, sono stati protagonisti di una giornata in cui hanno testato l'applicazione, opportunamente equipaggiati con microcamere e seguiti dai ricercatori, collaborando così alla validazione del funzionamento della tecnologia.

I video, ottenuti dalla visita, sono stati analizzati con alcuni software di analisi sia dell'interazione con i dispositivi (tablet) che del comportamento: i risultati sono stati poi arricchiti da quelli derivanti da un secondo questionario/gioco somministrato a valle dell'esperienza. «Grazie a questi dati - conclude Maddalena della Volpe - abbiamo potuto valutare l'interazione dei bambini con il progetto tecnologico e confermare la migliore ricezione di contenuti storico-artistici da parte dei giovani fruitori del progetto».
L'applicazione è sviluppata per il sistema operativo Android, ed è compatibile con le versioni più aggiornate. La grafica è progettata per tablet con schermi a partire dai 7 pollici, e la risoluzione minima è ottimizzata per un fullhd verticale (1080x1920 px). L'applicazione è stata pensata per consentire la visita secondo due diverse modalità: 1. «Percorsi esplorativi»: in questo caso l'utente può visitare la città attraverso dei percorsi preconfezionati e stabiliti; 2. «Intorno a me»: l'utente è libero di esplorare i dintorni senza avere un percorso prestabilito.
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