Morto il papà killer, uccise le 3 figlie:
28 anni fa ritornò dalla moglie

Vittorio Visentin e le tre bimbe nel 1984, dall'archivio del Gazzettino
Vittorio Visentin e le tre bimbe nel 1984, dall'archivio del Gazzettino
di Vittorino Bernardi
Venerdì 23 Settembre 2016, 10:57 - Ultimo agg. 20:52
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SCHIO – È morto all’età di 68 anni, per un male incurabile, Vittorio Visentin, lo scledense che nel marzo 1984 fece parlare tutta Italia per avere ucciso a colpi di martello, ferro da stiro e mattone le tre figlie di 8, 5 e 1 anno e ferito gravemente la moglie di 32. Dal 1988, dall’uscita dal manicomio criminale, Vittorio Visentin era tornato a vivere nella casa della tragedia di via Foscolo, assieme alla moglie, abbracciando la fede dei Testimoni di Geova. Le esequie funebri sono state celebrate in assoluto anonimato e silenzio e la salma è stata inumata fuori da Schio.

 

La tragedia, ricordata ancora bene in città, si consumò all’alba del 7 marzo 1984, quando Vittorio Visentin, operaio 36enne presso una stazione di servizio, si alzò dal letto per colpire, come in preda a un folle raptus, la moglie alla testa con un martello e ritenendola morta entrò nella camera delle tre figlie dove uccise con un mattone Valentina di 1 anno e con un ferro da stiro Cinzia di 4 e Sara di 8. Compiuta la tragedia l’uomo, con un passato da ufficiale di marina, cambiati i vestiti imbrattati di sangue verso le 7 iniziò una fuga a bordo di una vecchia Ford Tanus targata Bologna per scatenare in tutta italia una caccia all’uomo: fu rintracciato dopo una settimana a Costabissara, nell’auto aveva una copia del quotidiano Il Tirreno di Livorno. Visentin non spiegò mai compiutamente le motivazioni della sua mattanza. Arrestato e processato venne condannato a 10 anni di internamento nel manicomio giudiziario di Reggio Emilia. Da dove uscì 4 anni dopo, assolto per totale vizio di mente, con il consenso della commissione medica che ritenne la sua malattia regredita e controllabile a casa con medicinali.
 
Così nel 1988 la moglie lo riaccolse nella casa di via Foscolo per vivere assieme a lui fino alla morte del marito, avvenuta nei giorni scorsi. Pare che all’origine del raptus criminale ci possa essere un’aggressione subita da Visentin nel 1975 a Taranto, da ufficiale di marina. Come vittima di rapina venne colpito alla testa da una manganellata che in seguito gli procurò più amnesie e vuoti di memoria.
E gli costò il congedo dalla marina. 

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