Newton al Pan, elogio del nudo senza complessi

Newton al Pan, elogio del nudo senza complessi
di Pasquale Esposito
Sabato 25 Febbraio 2017, 10:15
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Duecento immagini tra magie del bianco e nero e potenza del colore, per documentare gli anni Settanta e Ottanta del Novecento e le trasformazioni che li caratterizzarono, specialmente nel campo del costume, della emancipazione, della libertà, anche sessuale. Helmut Newton con le sue fotografie fu uno dei testimoni di quella stagione, che rivive al Pan (fino al 18 giugno) con la sua provocatoria cifra di nudi femminili, esibiti per la gioia di quanti amano apprezzare la bellezza formale di cui fa sfoggio, la sua vicinanza ad un estetismo immediato, capace di catturare i più avveduti spettatori e non solo i voyeurs, attratti dal richiamo di Newton, che a Napoli lavorò con Mario Valentino (negli anni ’90 per una monografia e una mostra a Berlino, ma quei lavori non fanno parte di questa mostra), e che nella nostra città aveva esposto alla galleria Trisorio - intervenendo di persona all’inaugurazione - ma mai in uno spazio pubblico. 
 

 

Una mostra di grande impatto e bellezza, terza tappa di un progetto itinerante, che piacerà per la raffinatezza e l’eleganza dei soggetti (si tratta pur sempre di modelle, di attrici, personaggi del jet-set dell’epoca, di giochi visivi di trasparenze) e la sua capacità di trasportarci all’indietro nel tempo, cogliendo, forse anche determinando, le evoluzioni e la rivoluzione del costume, avendo gioco facile nel settore della moda e dello star-system pronto a seguire Newton nella sua opera di esaltazione della bellezza e del corpo, della sua armonia, della sua eleganza. 
Una grande parata del nudo, sia pur debitamente condito da scarpe ed accessori di rigore. Un tuffo nell’arte che fu trasgressione e provocazione, nel gusto e nella sensibilità del grande fotografo, nato a Berlino nel 1920 e morto nel 2004. La mostra ha per titolo «Helmut Newton. Fotografie: White Women, Sleepless Night, Big Nudes» (catalogo Marsilio): curata da Matthias Harder e Denis Curti, è stata promossa dall’assessorato comunale alla Cultura (alla presentazione, con Harder, Curti e Alberto Rossetti, è intervenuto l’assessore Nino Daniele), e organizzata da Civita, in collaborazione con la Helmut Newton Foundation, presieduta dalla vedova June, che sei anni fa dette il via al progetto espositivo. Raccoglie le immagini dei primi tre libri di Newton, pubblicati tra la fine degli anni ’70 e l’inizio del decennio successivo. Tre libri che corrispondono ai tre sottotitoli della mostra, e che - come è stato messo in rilievo - sono fondamentali per capire la fotografia di Newton, che li ha progettati personalmente selezionando le immagini e la loro impaginazione.
 

L’esposizione, allestita al primo piano del Palazzo delle Arti napoletano, rappresentata una immersione totale nel mondo di uno straordinario fotografo che amava provocare ma senza volgarità, alzando sempre di più l’asticella del racconto della trasformazione sociale, della disinibizione dei costumi sessuali.
Amico di Yves Saint Laurent, Andy Warhol, Coco Chanel, di altri protagonisti di quegli anni, era conteso negli anni ‘80 dalle principali riviste di moda del mondo, certe di rappresentare il mondo che cambia. Lui, intanto, grazie alla bellezza delle immagini scattate, dava retta al suo credo, alla sua ispirazione: rappresentare la donna come emblema e motore del cambiamento giocando sulla grande bellezza del corpo, sulle capacità seduttive, su un misto di peccato e innocenza, trasgressività e pudore. Una mostra da vedere, quindi, senza limitarsi a coglierne la superficie patinata, la bellezza formale, l’estetismo, ma cercando di cogliere l’ironia e la seduzione estetica che di Newton e del suo sentire la fotografia sono componenti essenziali.

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