Caldo asfissiante? Niente paura c'è l'acquafrescaio

Caldo asfissiante? Niente paura c'è l'acquafrescaio
di Rossella Grasso
Mercoledì 2 Agosto 2017, 20:17
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In tempi di caldo asfissiante non c'è soluzione migliore di un bel bicchiere di gassosa dall'acquafrescaio. Un rimedio della tradizione con una storia molto antica. Già nell'800 si vedevano per le strade decine di ambulanti con carrettini carichi di limoni e arance e alla cinta uno spremiagrumi artigianale fatto di cucchiai. Nel carretto c'erano le anfore di terracotta chiamate «mummere», da cui il nome «acqua 'e mummer'». A raccontare quasta tradizione di uno dei mestieri più antichi di Napoli, ormai in via di estinzione, è Antonio Guerra, acquafrescaio da 44 anni, da quando aveva solo 14 anni. La sua bottega in piazza Trieste e Trento disseta i napoletani dal 1836 sempre con le stesse bevande e, soprattutto d'estate, c'è sempre viavai di persone che vanno al piccolo chiosco per trovare ristoro e qualche chiacchiera.
 

«Gli acquafrescai sono nati durante il Regno delle Due Sicilie - racconta Antonio - Ferdinando di Borbone donò ai napoletani l'acqua ferrata con cui si facevano le migliori bevande dissetanti del Regno. L'acqua si metteva nelle anfore per non farla diventare scura e si aggiungevano gli agrumi che al sud abbondavano». L'acquafrescaio di piazza Trieste e Trento racconta che all'inizio era un mestiere prettamente ambulante, poi si iniziarono ad aprire i primi chioschi come il suo, quello in via dei Tribunali, nella Pignasecca e a piazza Dante. «C'erano una ventina di acquaiuoli a Napoli, adesso è un mestiere in estinzione perchè non è un bar».

Il chiosco di Antonio ricorda quelli che si trovano sul presepe. Sua sorella dietro al bancone prepara velocemente le gassose con lo stesso metodo che si usava nell'800. «Si tagliano due limoni e si premono, una metà di un limone, l'altra metà di un altro limone - spiega Antonio - perchè la vera limonata deve essere fatta con il succo di due limoni diversi. Poi si aggiunge l'acqua frizzante e infine un cucchiaio di bicarbonato». Il cucchiaio si appoggia dolcemente nella bevanda ma Antonio spiega il trucco: «Se qualcuno mi è antipatico io giro forte il bicarbonato con il cucchiaino e gli faccio uscire tutta la gassosa fuori dal bicchiere».   
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