Pensioni d'invalidità record,
spesa raddoppiata in 15 anni

Pensioni d'invalidità record, spesa raddoppiata in 15 anni
di Luca Cifoni
Lunedì 4 Settembre 2017, 08:45 - Ultimo agg. 17:02
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Roma. In un quindicennio, dal 2002, la spesa è più che raddoppiata in termini assoluti, mentre il numero delle prestazioni erogate è cresciuto del 73 per cento. Ma se negli anni scorsi il contenimento degli esborsi pubblici per pensioni e indennità dell'invalidità civile era un potenziale capitolo della spending review, in nome della lotta agli abusi, per il futuro anche prossimo la tendenza all'incremento delle uscite sembra ormai scarsamente contenibile in un Paese che invecchia sempre di più. Lo evidenzia la Ragioneria generale dello Stato nel suo studio sulle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e sanitario, che segnala come la voce di spesa sia destinata a crescere nei decenni a venire in parallelo all'aumento della popolazione anziana. Anche l'Inps nel suo rapporto annuale presentato lo scorso anno dedica un denso capitolo ai temi della disabilità e della non autosufficienza, sottolineando i limiti del modello italiano: la spesa complessiva non è lontana da quella media europea ma appare sbilanciata sui benefici monetari rispetto ad un'assistenza di tipo territoriale e domiciliare. E nel caso specifico dell'invalidità spicca l'anomalia di una distribuzione territoriale anomala che nemmeno i fattori demografici e socio-economici riescono a spiegare pienamente.

Prima di guardare da vicino i numeri più aggiornati, è opportuno ricordare quali sono le prestazioni di cui si parla. L'invalidità civile riguarda i cittadini che non hanno una posizione contributiva tale da garantire loro, se invalidi, prestazioni erogate dalle gestioni previdenziali. Insomma si tratta di chi per vari motivi non lavora o ha lavorato troppo poco: le esigenze di queste persone vengono quindi prese in carico dalla fiscalità generale, ovvero dalle tasse pagate da tutti i contribuenti. Siamo nel campo della spesa assistenziale e non di quella pensionistica. Più nel dettaglio, gli interventi appartengono a due categorie: pensioni di inabilità o assegni mensili, riconosciuti rispettivamente in caso di invalidità totale o parziale, che spettano solo al di sotto di certe soglie di reddito (16.500 euro l'anno per la pensione e 4.800 per l'assegno); e indennità di accompagnamento che vanno a ciechi, sordomuti o invalidi del tutto non autosufficienti, che non prevedono limiti di reddito. Tra le due categorie c'è anche un'altra differenza: le prestazioni del primo tipo alla fine dell'età lavorativa (attualmente 65 anni e 7 mesi) vengono trasformate in assegni sociali, mentre le indennità di accompagnamento restano per tutta la vita.

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