Il parrucchiere che denunciò il pizzo: «Chiudo il negozio e lascio Napoli»

Il parrucchiere che denunciò il pizzo: «Chiudo il negozio e lascio Napoli»
di Pietro Treccagnoli
Martedì 12 Settembre 2017, 09:46 - Ultimo agg. 14:36
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Getta la spugna anche Salvatore Castelluccio, il parrucchiere di largo Ecce Homo, nel cuore della Napoli storica. Due anni fa si è ribellato al pizzo e ha fatto arrestare gli estorsori. Adesso dice basta: non ce la fa più, cala la saracinesca e buonanotte alle messe in piega, alle tinture e ai colpi di sole. Del resto, da quel mese fatidico del 2015, nel suo locale, «Pianeta Donna», non entrava più nessuno. Il racket lo voleva punire e lo fece nel modo più subdolo ed efficace. Lanciò una fatwa commerciale: nessuno vada più da Sasà. Così le sue sedie furono disertate da quasi tutte le signore del quartiere. Due anni di passione e di altalenante solidarietà che, a dire di Castelluccio, s’è dimostrata un fuoco fatuo. «Ora vado via», ha annunciato attraverso Facebook. Lo ha fatto nel modo più social possibile con un video postato sul proprio profilo in cui ha svuotato il proprio animo da tutto il malessere accumulato in questi ultimi ventiquattro mesi, giorno dopo giorno, pomeriggi vuoti dopo pomeriggi vuoti, ma pure nei 15 anni precedenti, durante i quali s’è adeguato alla regola della camorra, pagando e tacendo. Fino a quando la crisi ha cominciato a mordere e lui non è riuscito a sottostare al tallone degli estorsori e ha dato un taglio al pizzo.
 



Da allora gli è stato assegnata una scorta. «E ancora la tengo - spiega - La polizia è l’unica istituzione che non mi ha abbandonato». Per il resto, e lo dice nel video, c’è solo da sfilare la corona di quanti hanno usato la sua bottega come passerella. «È arrivato il momento di lasciare questa città», esordisce il parrucchiere dell’Ecce Homo. E punta il dito contro tutte le istituzioni. A cominciare dal Comune e dal sindaco Luigi de Magistris: «È venuto tre volte durante la campagna elettorale e poi non s’è visto più. Anche dalla Regione hanno detto di volermi aiutare, ma dopo il primo clamore solo silenzio». Lo sfogo arriva dal profondo e Castelluccio si rivolge direttamente al primo cittadino: «Mi avevi detto che saresti tornato, ti sto aspettando». E poi lo sconforto: «Sono venuti a prendermi in giro». Nella foga ricorda come era venuto meno anche il sostegno della Prefettura: «La vecchia prefetta, per dare l’esempio alle donne del quartiere, venne a farsi i capelli. Una bella iniziativa, ma è finita lì». Non risparmia nemmeno le associazioni antiracket che dopo l’iniziale sostegno «non si sono più interessate».

Nel video Castelluccio ne dà una per bere e un’altra per sciacquare. Colpito di sbieco pure Maradona: «Gli hanno dato la cittadinanza, come se fosse un eroe. È stato un grande calciatore, ma come uomo non può essere un esempio. Andrebbe premiato, invece, chi resiste con sforzi e fatica in questa città». Amarezza e rabbia si mescolano equamente. Raggiunto al telefono non attenua i toni, ma qualche indicazione in più sul proprio futuro la concede. «Resterò ancora un mese e poi andrò, aprirò un’altra attività». Fuori da Napoli, probabilmente. Un’idea ce l’ha: «Magari a Sorrento, però...». C’è un però grosso come una casa, l’ennesimo paradosso. «Per come stanno messe le cose sarò costretto a rivolgermi alla camorra, o meglio all’usura. Le banche mi hanno chiuso i rubinetti da tempo, perché sono stato protestato. Come potevo pagare i debiti se incassavo e continuo a incassare solo venti euro al giorno? Pago un fitto alto, mentre il Comune potrebbe darmi qualcuno dei suoi locali vuoti. Hanno aiutato i terremotati di Amatrice. Non sono pure io un terremotato? Più terremotato di come sto? Senza più un lavoro da due anni e costretto a lasciare la mia città».

L’addio del parrucchiere segue di poco più di un mese un altro clamoroso abbandono: quello di Ciro Scarciello, il salumiere della Duchesca, che, dopo aver a lungo meditato e minacciato, alla fine di luglio ha preso la drastica decisione.
Era finito nel mirino della delinquenza del quartiere stretto tra Forcella e la Maddalena per aver denunciato in tv il clima di violenza che regnava in quel dedalo di vicoli, botteghe e bancarelle, dopo il ferimento di una bambina nel mercato di ambulanti alle spalle della statua di Garibaldi. Da allora per Scarciello era cominciato uno sperpetuo di intimidazioni, di vetrine rotte e passaparola che avevano ridotto la clientela. Un’identica risposta, sconfortante, alla morsa del pizzo che in questi anni non ha risparmiato quasi nessuno dei quartieri napoletani, soprattutto quelli popolari. Una risposta che pone domande ed esige altre risposte. Castelluccio è netto: «Contro questo sistema non possiamo essere lasciati soli e le parole non sono sufficienti». E arriva anche l’ora in cui non ci sono neanche più le parole. Si resta a combattere contro il silenzio con una sola arma: la fuga.

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