Università, i concorsi pilotati:
59 indagati, due arresti a Napoli

Università, i concorsi pilotati: 59 indagati, due arresti a Napoli
di ​Mary Liguori
Martedì 26 Settembre 2017, 08:26 - Ultimo agg. 11:45
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Inviata

Firenze Un debito di riconoscenza che si sarebbe trasformato, l'anno seguente, nell'accesso dei propri protetti alla graduatoria dei docenti abilitati all'insegnamento universitario di diritto tributario. Un ricercatore ipertitolato che ha registrato dialoghi in cui lo si invita a desistere dal proposito di prendere parte al concorso di abilitazione per lasciare spazio ad altri, «Non sei nella nostra lista, ritirati», una delle frasi agli atti, ma con la garanzia che, l'anno seguente, sarebbe toccato a lui. Il ricercatore però, anziché rinunciare e allinearsi alle correnti, - sono gli stessi indagati a definirle così nelle intercettazioni - ha registrato di nascosto i colloqui che hanno fatto partire l'indagine. E, ieri, un tornado si è abbattuto sul mondo del diritto tributario italiano. Sette docenti universitari sono stati colpiti dalla misura degli arresti domiciliari e ventidue sono stati interdetti dalla professione. Per ulteriori sette il gip deciderà dopo l'interrogatorio.

Ma andiamo al cuore dell'inchiesta che getta ombre lunghe sui concorsi che la riforma del 2010 ha reso centralizzati, quelli abilitativi alla carica di docente ordinario e accessorio. Si tratta del primo e fondamentale passo per accedere alle cattedre accademiche. Le commissioni nominate dal Miur avrebbero gestito ad personam sia i criteri di selezione che i concorrenti e ciò sarebbe accaduto dal 2012 e fino al 2015.

Un sistema che la procura di Firenze ha definito chiamata alle armi dall'analisi dei dialoghi registrati a carico di uno degli indagati principali, il docente di diritto tributario Pasquale Russo, originario di Nola, ma trapiantato nel capoluogo toscano dove in ambito accademico è un'istituzione. Quando il ricercatore invitato a rinunciare al concorso per l'abilitazione si rifiuta di acconsentire, il professore pronuncia una frase che è sintesi del teorema accusatorio. «Smetti di fare l'inglese, fai l'italiano», gli dice. Come a dire qui funziona così. E poi aggiunge: «Se non ti adegui, rischi di stare fuori anche l'anno prossimo». Schieramenti che, di anno in anno, avrebbero abilitato ora i desiderata di un gruppo, ora quelli di un altro. «Mi aspetto che l'anno prossimo fanno la stessa cosa», ancora, nelle intercettazioni. Un accordo, dunque, che non prevede l'elargizione di denaro ma che si basa sulla consapevolezza, da parte di chi ottiene il favore, di dovere, in futuro, ricambiarlo. È l'ultima frontiera interpretativa del reato di corruzione, accusa fulcro del quadro tratteggiato dalla procura diretta da Giuseppe Creazzo sulla scorta delle indagini del Nucleo di Polizia tributaria della guardia di finanza del comando provinciale di Firenze, diretto dal colonnello Adriano D'Elia.

Dunque una cricca per i pm avrebbe fatto girare la giostra delle cattedre. Commissari che sono avvocati e docenti. La misura dei domiciliari è stata disposta per il napoletano Fabrizio Amatucci, docente alla Federico II e alla Luigi Vanvitelli di Caserta, per Giuseppe Mario Cipolla, dell'università di Cassino, per Guglielmo Fransoni, ordinario a Foggia ed ex collaboratore di Stefano Ricucci, fermato nel 2005 al confine svizzero mentre cercava di portare in Italia una valigia con titoli e documenti delle società offshore gestite dall'immobiliarista romano. Domiciliari anche per Adriano Di Pietro, dell'Università di Bologna e docente dal 2007 al 2010 di un master al Suor Orsola Benincasa di Napoli, per Giuseppe Zizzo, docente di Trapani, Valerio Ficari, supplente a Tor Vergata e ordinario a Sassari, e per Alessandro Giovannini, cattedra di diritto tributario a Pisa. Nel lungo elenco di indagati compare anche Francesco Tesauro, nipote dell'ex presidente della Corte costituzionale. Indagato anche l'ex ministro Augusto Fantozzi che, attraverso i suoi avvocati, si è dichiarato estraneo ai fatti e ha specificato che era in pensione all'epoca delle contestazioni.

Non si è fatta attendere la reazione del ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli. «Voglio andare fino in fondo», ha detto, ribadendo che la bozza per il codice comportamentale al quale il Miur lavora con l'Anac arriverà entro ottobre. Intanto, dopo le 150 perquisizioni eseguite ieri in tutta Italia, oggi inizieranno gli interrogatori di garanzia. L'ordinanza spiccata dal gip Angelo Antonio Pezzuti sintetizza tre anni di intercettazioni e indagini durante le quali, dalla viva voce di chi si è succeduto in commissione, si apprende ciò che per la procura fiorentina è un andazzo generale e riconosciuto come l'unico possibile per accedere all'abilitazione. «Non siamo sul piano del merito», specifica il professor Russo quando il ricercatore, che lo sta registrando, si rifiuta di ritirare la domanda. «Il diritto tributario questo qui non lo sa aggiunge riferendosi al candidato che deve essere favorito al suo posto non sa manco cosa sia, non è in grado di insegnarlo», rincara Russo. «La logica universale è questa chiarisce a scanso di equivoci di fronte alle resistenze del ricercatore è un mondo di merda, purtroppo è un do ut des, tu mi fai questo a Napoli e io ti do».

Il 14 gennaio 2014 è una data spartiacque per l'inchiesta perché, dopo questo dialogo, i finanzieri raccolgono una serie di nomi, confluiti nel registro degli indagati e nell'operazione terremoto di ieri.

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