«Prof e allievi fianco a fianco
vi racconto il metodo Apple»

«Prof e allievi fianco a fianco vi racconto il metodo Apple»
di Giorgio Ventre
Sabato 25 Febbraio 2017, 08:19 - Ultimo agg. 08:58
8 Minuti di Lettura
È passato poco più di un anno da quando Apple ha annunciato l’intenzione di aprire a Napoli con l’Università di Napoli Federico II la prima e per ora unica iOS Developer Academy in Europa e la seconda nel mondo. Un anno è un tempo che in Italia in generale non si associa ai fatti, al raggiungimento di risultati concreti: il nostro è un Paese dove in un anno a stento si comincia a valutare, a progettare, a discutere. Eppure al contrario l’Academy è una realtà viva, pulsante di iniziative, già popolata da 200 talenti italiani e non che ogni giorno partecipano a lezioni in inglese, a riunioni di gruppi di lavoro con i docenti e con i manager di Apple. E dall’ottobre di quest’anno, quando sarà pronta la sede definitiva dell’Academy al piano superiore del Campus di San Giovanni a Teduccio, noi speriamo che nei 400 ragazzi che ogni anno frequenteranno i corsi ci siano sempre più ragazzi provenienti da tutto il mondo.
 

Oggi quando sono arrivato a San Giovanni alcuni dei ragazzi nei Collaborative Spaces, ossia negli spazi che sono stati organizzati per consentire loro di lavorare insieme dopo le lezioni, suonavano con le chitarre che abbiamo messo a loro disposizione. Perché dopo ore di intenso lavoro, per fare in modo che la loro creatività si sviluppi, occorre che questi ragazzi possano essere messi in condizione di esprimersi in tutti gli aspetti dei loro giovani talenti. Questo è un periodo di forte impegno perché stanno completando lo sviluppo delle App per la seconda Challenge, la seconda sfida che devono affrontare nel loro percorso formativo di ben nove mesi e che di queste sfide ne prevede ben tre. E tutto questo mentre comunque la formazione va avanti, dando a questi ragazzi non solo le competenze tecnologiche necessarie, ma anche le nozioni sulla creazione di impresa e sulla preparazione di business plan per i servizi digitali che progetteranno nel loro futuro professionale. E, oltre a queste, le tecniche di comunicazione grafica e multimediale, che pongono le basi per sviluppare applicazioni accattivanti, facili da capire e da usare. 

Pensare che solo ad ottobre, quando abbiamo inaugurato i corsi a meno di cinque mesi dalla firma del contratto con Apple, la maggior parte di questi ragazzi non avevano mai sviluppato nessun programma per un Iphone. E probabilmente nemmeno immaginavano che grazie ad una metodologia didattica innovativa, totalmente differente dal classico approccio accademico della lezione frontale con un docente in cattedra e gli studenti ben fermi nei banchi, sarebbero stati in grado di sviluppare una loro App da mettere immediatamente a disposizione dei milioni di clienti dell’App Store. Si perché qui, nella iOS Developer Academy le app sono proprietà dei ragazzi che le sviluppano; così, mentre si stanno ancora formando, possono già diventare imprenditori di se stessi. 
Ma chi sono questi studenti che passano tutte le loro giornate nel nostro nuovissimo e bellissimo campus, e che se non fosse per il gentile ma ugualmente fermo personale della vigilanza starebbero a studiare ben oltre le 19 che è l’orario del “tutti a casa”? Cosa erano, da dove vengono, cosa vogliono diventare? I nostri primi 200 studenti sono i migliori di quel gruppo di 4000 ragazzi che nei pochi, pochissimi giorni lasciati dal primo bando di selezione, si sono iscritti. E che poi in 1800 si sono presentati ai test di selezione al calcolatore mettendo alla prova un meccanismo che per la prima volta per Apple e per la Federico II veniva utilizzato, e che si è dimostrato incredibilmente affidabile. Sono studenti appena usciti da una scuola secondaria, oppure, nella maggior parte, sono ragazzi che hanno già intrapreso un percorso di formazione accademica in ingegneria informatica, o in altre discipline tecnico scientifiche.
 
 

Percorso che alcuni di loro hanno appena completato o che stanno per farlo. Vengono per oltre il 60% dalla Campania, ma anche da altre regioni italiane. Con un piccolo gruppo di entusiasti che vengono dall’Europa o dal resto del mondo: quello che viene da più lontano è un ragazzo messicano appena entrato con il secondo gruppo. 
C’è il ragazzo napoletano che lavorava all’estero per potersi permettere in un futuro un corso di informatica e che scopre che questo corso, anzi il corso dei suoi sogni lo fanno praticamente sotto casa sua. E non solo non deve pagare per frequentarlo ma addirittura è lui ad essere pagato con una borsa di studio della Regione Campania, della sua Regione. E c’è il ragazzo del Nord Europa patito della tecnologia Apple che scopre che per avere le competenze che desiderava acquisire non deve necessariamente andare nella Silicon Valley ma incredibilmente deve andare a Sud, a Napoli; e che si accorge che questa città non è solo un bellissimo ed assai ospitale angolo del mondo ma è anche un posto dove può trovare docenti bravissimi ed un campus con attrezzature d’avanguardia. 
Questi sono ragazzi che hanno capito l’importanza del completare la loro formazione teorica con un percorso di preparazione che vede nella pratica, nella sperimentazione continua, nel mettersi alla prova le basi principali. Perché l’iOS Developer Academy non è solo una felice intuizione di una delle più grandi multinazionali digitali al mondo: è anche l’occasione per la più antica università statale del mondo di essere la prima a sperimentare un modo nuovo di intendere la formazione accademica. Un modo che preveda periodi di training e di applicazione professionale come necessario complemento della formazione metodologica che comunque le Università dovranno garantire. 

Nucleo centrale di questa iniziativa è un gruppo di docenti che sono stati selezionati con un bando internazionale e che lavora fianco a fianco con i professori del Dipartimento di Ingegneria Elettrica e delle Tecnologie dell’Informazione della Federico II che coordinano il progetto. Docenti con un curriculum di tutto rispetto (quasi tutti di loro hanno un dottorato di ricerca o lo stanno conseguendo) e esperienze professionali significative anche all’estero. Tutto in perfetta sintonia con i manager di Apple che tra le sedi di Cupertino, Londra, Hong Kong e Singapore contribuiscono al successo dell’iniziativa con una presenza costante. 

A tutt’oggi, grazie a questa totale collaborazione tra studenti e professori, i ragazzi hanno ottenuto risultati straordinari in termini sia di numero di app sviluppate sia di qualità delle idee. Ma questo è il fascino del Challenge Based Learning, la metodologia didattica adottata dalla Academy, dove anche gli spazi di formazione e di lavoro sono stati riprogettati per poter cambiare l’approccio all’apprendimento. Perché per consentire un rapporto differente tra il docente ed il discente occorre un cambiamento ugualmente radicale negli spazi e nelle tecnologie a supporto della formazione. Richiede che non ci sia più una cattedra a separare il primo dai secondi ma al contrario che ci sia un rapporto ravvicinato dove ad una breve presentazione teorica del challenge di turno segua immediatamente una fase operativa sul campo. Sparisce quindi la differenza tra aula e laboratorio che diventano un tutt’uno. Ma affinché questo possa funzionare, il laboratorio deve consentire di poter ridiventare aula per qualche minuto, per permettere al docente di presentare a tutti una nuova tecnica, o una specifica soluzione. E questo può essere possibile solo con una integrazione negli spazi di tecnologie che consentano questo cambiamento dinamico della configurazione della lezione: microfoni e speaker direzionali, banchi di lavoro circolari a quattro posti, schermi video visibili da qualsiasi posizione dell’aula, interazione totale tra i terminali del docente e quelli dei discenti e di tutti con gli schermi intorno l’aula. 

Ma al di là di questi risultati operativi, ce ne sono altri a mio avviso ugualmente importanti che meritano di essere sottolineati. Il primo è quello che per la prima volta una grande Internet company ha scelto l’Italia ed in particolare il Mezzogiorno per realizzare una iniziativa di formazione di lungo periodo e di grande innovazione sia per i contenuti che per la metodologia adottata. Ed ulteriore motivo di novità è che come partner locale non è stata scelta una istituzione privata ma al contrario la più antica università statale al mondo, andando contro la tradizionale opinione che pubblico significhi necessariamente lento e macchinoso. 

Un secondo aspetto significativo è che la natura stessa dell’intervento mira non solo a dare una formazione di tipo tecnologico ma a fornire anche competenze sulla creazione di imprese nel settore delle applicazioni mobili. Il Sud ed il suo sistema universitario sono ben noti per essere un serbatoio di talenti e di competenze di assoluto valore che però molto spesso trovano adeguati spazi e soddisfazioni professionali solo al Nord se non addirittura all’estero. Questa iniziativa mira invece a creare le condizioni per fare nascere qui, a casa nostra, un vero e proprio ecosistema dell’innovazione digitale dove i talenti formati nella Academy possano trovare le condizioni per poter realizzare applicazioni e servizi informatici. Non a caso la Federico II ha creato, in collaborazione con Città della Scienza, sempre nell’area di San Giovanni uno spazio di incubazione di imprese ad alto tasso di innovazione che ospiterà chi vorrà intraprendere la difficile ma affascinante strada dello startupper. Campania NewSteel, questo è il nome dell’incubatore, sta già operando per definire accordi con fondi di investimento italiani ed internazionali che possano finanziare le attività dei giovani developer. 

Oltre a questo, la Academy sta realizzando accordi con aziende per favorire l’inserimento di questi talenti nei loro organici. Sempre con l’obiettivo di realizzare le condizioni per un vero e duraturo sviluppo industriale del nostro territorio, con un contatto continuo sia con le grandi multinazionali sia con le piccole imprese in tutti i settori produttivi. Perché le tecnologie digitali sono talmente pervasive che solo con una profonda ibridazione delle culture e delle competenze si può fare vera innovazione. 

Non a caso, l’iOS Developer Academy della Federico II funziona da hub di riferimento anche per un’altra iniziativa che Apple ha lanciato con le altre Università della Campania: l’iOS Foundation Program che attraverso corsi di tre settimane mira a dare a studenti di corsi di laurea non tecnologici i primi fondamenti del coding e dello sviluppo di applicazioni mobili. 

E’ quindi un intero territorio che si sta aprendo all’innovazione digitale, alla creazione di start-up, all’internazionalizzazione delle nostre eccellenze nella ricerca e nel mondo della produzione. Davvero un segnale concreto di sviluppo per il futuro dei nostri ragazzi e delle nostre comunità.

*Direttore Scientifico dell’iOS Developer Academy
© RIPRODUZIONE RISERVATA