PMI in crescita nel Mezzogiorno ma c'è ancora molto da fare

PMI in crescita nel Mezzogiorno ma c'è ancora molto da fare
di Rossella Grasso
Martedì 28 Marzo 2017, 12:37 - Ultimo agg. 14:14
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Per le piccole e medie imprese del Mezzogiorno ci sono dati positivi ma c’è ancora molto da fare. Lo rivela il “Rapporto PMI Mezzogiorno 2017”, presentato questa mattina dall’Unione Industriali di Napoli, Confindustria e Cerved. “Fattori positivi ci sono - dice Ambrogio Prezioso, Presidente dell’Unione Industriali di Napoli - come il bilancio dei pagamenti che chiude in attivo e gli export che sono leggermente aumentati. Sarebbe dovuto aumentare molto di più per recuperare quel tanto di più che abbiamo perso”.
 

Nel rapporto si legge che i segnali di ripresa che l’anno scorso erano timidi si sono rafforzati. Dal punto di vista della demografia sono calati molto di più i fallimenti e le altre procedure di chiusura e questa è già una buona notizia. È tornato ad aumentare il numero delle piccole e medie imprese dopo anni di contrazioni e anche i conti economici delle pmi delle imprese meridionali evidenziano segni di ripresa: sono cresciute di più rispetto alle pmi italiane nel 2015. Un altro risultato importante della ricerca è che la crisi ha prodotto un processo di selezione che di fatto ha tolto dal mercato le imprese più fragili e quelle che sono rimaste oggi sono più forti. “Abbiamo anche fatto un approfondimento sul sistema dell’innovazione del Mezzogiorno – ha spiegato Guido Romano, Responsabile degli Studi Economici Cerved -È ancora un po’in ritardo rispetto al resto dell’Italia ma andando oltre i dati ufficiali del registro delle imprese, quello che emerge è un numero consistente di startup e pmi innovative. Sono 3.300 e producono un valore aggiunto che non è trascurabile”.

“Puntiamo tantissimo sulla manifattura 4.0 che è un percorso sicuramente complicato ma ci dobbiamo credere”, sottolinea Prezioso. E lancia il Digital Innovation Hub molto calato sulle realtà locali. Il presidente spiega che è fondamentale per questo progetto  il rapporto con le Università, con i centri nazionali di ricerca, le banche e le Istituzioni. “Voltandoci indietro dobbiamo ridurre la distanza tra le imprese più avanzate e quelle che arrancano. Saranno le aziende più avanzate dal punto di vista dell’innovazione a dare una mano a chi è più in difficoltà. Sarà fondamentale anche il consolidamento del rapporto tra pubblico e privato, come già succede nelle aree più avanzate del Paese. Per riuscirci è necessario che le imprese siano in grado di attrarre per cui bisogna ridurre le criticità come la burocrazia, i costi dell’energia, il total tax, il credito, etc..”. Prezioso sa bene che il passaggio all’innovazione non è facile ma dice che non ci sono altre alternative: “dobbiamo formare i giovani e anche gli imprenditori per potenziare e apportare delle migliorie alle nostre aziende. Siamo il secondo paese manifatturiero d’Europa, il sesto nel mondo, non manterremo queste posizioni se non facciamo questa rivoluzione”.      
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