Prezioso: «I centri di competenza
ambienti decisivi per le pmi»

Prezioso: «I centri di competenza ambienti decisivi per le pmi»
di Sergio Governale
Sabato 25 Febbraio 2017, 08:47 - Ultimo agg. 1 Marzo, 15:57
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La competizione, e non più solo quella tra imprese ma anche tra macro-sistemi industriali, si gioca sugli investimenti in ricerca e innovazione e sul capitale umano. «Dobbiamo introdurre nelle aziende competenze digitali, dobbiamo legare insieme, in un circuito virtuoso, internazionalizzazione, trasferimento tecnologico e incubatori che rispondano alle imprese secondo una logica di partnership pubblico-private. Dobbiamo creare una giusta e produttiva triangolazione fra università, imprese e nuove forme di incubazione, mettendo insieme persone, conoscenze, professionalità e spirito imprenditoriale». 

Come?
«Con i Digital innovation hub, poli che hanno la funzione strategica di far emergere la domanda latente di innovazione orientando le Pmi verso i centri di competenza. Siamo impegnati a dar vita a Napoli a uno di essi», risponde Ambrogio Prezioso, presidente dell’Unione industriali, impegnato da oggi e fino al 28 febbraio in una serie di iniziative previste per il primo dei tre convegni organizzati in occasione del centenario dell’associazione di Palazzo Partanna, intitolato «Industria 4.0: la nuova rivoluzione industriale», che si terrà martedì nel polo dell’Università Federico II a San Giovanni a Teduccio.

Ci parli dell’evento.
«Imprese, mondo della ricerca, fondi di investimento, istituzioni europee, nazionali e locali metteranno a fuoco quattro temi decisivi per questa nuova svolta epocale dell’industria: creatività, conoscenza, connettività e crescita. Alla base di tutto c’è l’innovazione, il più importante motore di sviluppo, fondamentale oggi più di ieri per poter competere sul mercato globale. Purtroppo l’Italia su questo fronte accusa ritardi. La spesa in ricerca supera di poco l’un per cento, ben al di sotto degli altri Paesi e dell’obiettivo del 3% da raggiungere entro il 2020. Al Sud questa spesa risulta ancora più contenuta. E chi non fa ricerca non mette le ali per volare».

Come si può invertire la rotta?
«Per tutta Confindustria la priorità strategica è l’innovazione. Molte delle nostre proposte sono state condensate nel piano Industria 4.0 poi varato dal Governo. L’integrazione tra imprese e sistema della ricerca è la strada maestra per sviluppare nuove competenze. La quarta rivoluzione industriale, segnata dalla digitalizzazione dei sistemi di produzione, non cambia solo prodotti e processi, cambia prospettiva e orizzonti per le imprese».

Sotto questo profilo le aziende napoletane come si posizionano?
«Abbiamo presenze produttive articolate in moltissimi settori: dall’automotive al packaging, dall’agroalimentare all’elettromeccanica, dall’abbigliamento all’aerospazio. Molte di queste imprese puntano con determinazione su ricerca e sviluppo e arrivano a esportare anche l’80% della propria produzione. La voglia di fare impresa è connaturata alla città e si rinnova attraverso le generazioni con un record di start up innovative che ci vede alle spalle solo di Milano, Roma e Torino. Un fermento positivo che ha portato Apple a creare qui un polo europeo della formazione per lo sviluppo delle app per il mobile». 

Già, ma l’economia nel suo complesso non sembra però girare nel verso giusto.
«Ci sono dei limiti. Anche da parte degli imprenditori, naturalmente. È mancato finora uno sviluppo che favorisse la crescita complessiva del sistema impresa. Ancora oggi scontiamo il fatto di avere poche medie imprese, dimensione che meglio favorisce il consolidamento di un tessuto produttivo, facendo da cerniera tra i top player – purtroppo quasi sempre con centri direzionali altrove – e le piccole realtà».

Torniamo all’industria 4.0 e al cambiamento di prospettive e orizzonti.
«Tutto il sistema è in gioco. L’Università Federico II è il nostro centro di competenza che ha chiamato in causa tutti gli altri atenei regionali per fare massa critica. L’industria 4.0 presuppone un cambiamento radicale di mentalità per l’imprenditore, che deve resettare il suo consueto modo di pensare e ripartire con modelli completamente diversi, disporre di nuove competenze professionali, promuovere una maggiore capacità di lavorare in team, per obiettivi e con capacità relazionali diverse dal passato. Qui avviene il salto di scala».

Ovvero?
«Stanno nascendo i digital innovation hub, poli che hanno la funzione strategica di unire domanda e offerta di innovazione. Ce ne saranno diversi, distribuiti sul territorio nazionale. Serviranno anche per formare gli imprenditori. Per crescere di scala bisogna partire dai settori di eccellenza ad alto contenuto di innovazione – dall’automotive all’aerospazio, dal farmaceutico al biotech e alla meccatronica – che devono interfacciarsi con i centri di ricerca al fine di consentire un più immediato trasferimento tecnologico alle imprese, in particolare a quelle di piccole e medie dimensioni. Serve un gioco importante di squadra per lo sviluppo, perché la creatività da sola non basta».

L’innovazione non rischia di far sparire altri posti di lavoro in un Sud che ne è già abbastanza privo?
«In una prima fase può significare purtroppo anche la perdita di posti di lavoro, ma se non si innova c’è il serio rischio di sparire dal mercato, con effetti molto più gravi. È un passaggio necessario. Nel tempo, tuttavia, l’evoluzione fa la differenza, creando nuove competenze e nuova occupazione».

Chi parteciperà al convegno di martedì?
«Tra gli altri il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, Il presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane nonché rettore della Federico II Gaetano Manfredi, il direttore generale della Dg Connect della Commissione europea Roberto Viola, il leader della Piccola Industria di Confindustria Alberto Baban, il direttore generale del Banco di Napoli Francesco Guido, il vicepresidente della Banca europea per gli investimenti Dario Scannapieco. Ma prima di questo ci sarà altro».

Che cosa?
«Questo fine settimana presso il polo universitario di San Giovanni a Teduccio si svolgerà l’Hackathon di Accenture, competizione volta a premiare idee-progetto altamente innovative elaborate da dodici squadre composte da dodici squadre composte da giovani ‘nativi digitali’ ciascuna. L’Unione sarà partner dell’Hackathon, conferendo un Premio speciale al progetto considerato più rispondente alle esigenze del mondo dell’impresa, che sarà consegnato ai vincitori in occasione dell’evento di martedì. Lunedì 27, sempre presso il polo della Federico II, i giovani partecipanti all’Hackathon e gli startupper campani selezionati per la finale del Premio Startcup presenteranno i loro progetti all’attenzione di rappresentanti del mondo dell’impresa e della finanza. L’iniziativa, promossa dall’Unione assieme al presidente di Startcup Campania Mario Raffa, intende favorire la creazione di un network della conoscenza avanzata, in linea con la prospettiva di sviluppare competenze, professionalità e imprese per accelerare la nuova rivoluzione industriale»
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