Prima, progetto per i migranti:
da Napoli l'innovazione in Africa

Prima, progetto per i migranti: da Napoli l'innovazione in Africa
di Maria Elefante
Lunedì 24 Luglio 2017, 18:23 - Ultimo agg. 18:48
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Il progetto che vuole fermare le tratte dei migranti e risolvere i problemi di alimentazione che esistono nel bacino del Mediterraneo parte da Napoli. Non è un’ambizione, ma un programma decennale concreto finanziato dalla Comunità Europea.  Nella ‘Campania Felix’, terra di coltivatori, la cabina di regia di Prima, Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Area, sarà curata dall’Università Federico II attraverso il lavoro del dipartimento di agraria guidato dal professor Matteo Lorito. Il progetto coinvolge 19 Paesi e punta soprattutto a sviluppare tecnologie e applicarle per migliorare l’uso dell’acqua e delle risorse agricole. Si tratta di una grande cooperazione scientifica in cui la ricerca metterà in campo delle soluzioni concrete per migliorare la gestione delle risorse naturali, la sostenibilità di tutto il sistema agro-alimentare partendo dalla produzione agricola, il valore economico e sociale della catena dell'agri-food nel Mediterraneo puntando uno sguardo ad importanti piani di azione nazionali come quello per la Bioeconomia.

Dopo anni di contrattazione, il programma è stato finalmente varato con la recente costituzione della Prima Foundation per la gestione delle iniziative progettuali e la nomina a Presidente della stessa del professore Angelo Riccaboni dell'Università di Siena, a conferma del ruolo direttivo e di coordinamento svolto dall'Italia già nella fase di costruzione dell'iniziativa.

«Oggi manca una forte funzione di diplomazia scientifica e per questo le imprese e gli enti di ricerca possono avere la funzione di dialogo tra i popoli – spiega il presidente di Prima Fondation Angelo Riccaboni docente all’ Università di Siena  - speriamo che possano contribuire alla stabilità dell’area del Mediterraneo. In effetti se tracciamo un bilancio del quadro socioeconomico mondiale credo che le dinamiche in corso minaccino la fornitura (in termini di qualità e quantità) di produzione di cibo e acqua. Per questo Prima vuole intervenire su aree aride e semiaride. E in queste aree ci stiamo entrando anche noi. Questo programma non ha prospettiva immediata ma è chiaro che solo da innovazioni possono derivare suggerimenti e iniziative per dare una mano ai popoli. Per far fronte alle carenze di acque a cibo non si può solo razionalizzare o istituire divieti».
 

Un progetto che poteva partire solo da Napoli, patria della dieta mediterranea famosa in tutto il mondo per la sua alimentazione bilanciata. E proprio come quella combinazione di cibi che può fare bene, anche il progetto Prima punta sulla combinazione. «I bandi europei sono in fase di ultimazione ed entro il primi mesi del 2018 saranno accessibili ad enti di ricerca, università e imprese – ha spiegato Gaetano Manfredi Rettore dell’Università Federico II - l’ammontare dei progetti è di 500 milioni di euro, ogni progetto avrà una dimensione che varia tra i 5 e i 10 milioni di euro e ci sarà l’obbligo di veder lavorare insieme soggetti che facciano parte di due Paesi, uno europeo e uno della sponda africana come Marocco, Algeria ed Egitto».

Tutti i paesi da cui partono i barconi stracolmi di migranti. Ed è in questo senso che il progetto assume una piega anche politica: «È il motivo per cui c’è stato questo grande investimento – conclude Manfredi  - Si tratta del primo progetto di questo grande programma di sviluppo in Africa  aumentando la partnership tra Europa ed Africa, e l’Italia deve avere un ruolo di guida perché è nazione più proiettata nel Mediterraneo e il futuro di Napoli è in questa area».
Invece di alzare muri, Prima getta ponti tra le diverse sponde del Mediterraneo, costruiti sulla ricerca scientifica applicata alla filiera agroalimentare e la tutela dell'ambiente e delle risorse naturali.
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