Viaggio «visionario» tra inferno e paradiso
Unina lavora al Google dantesco

Dante nella selva. Dettaglio della miniatura contenuta nel ms. Italien 77, c. 4r conservato presso la Bibliothèque Nationale de France
Dante nella selva. Dettaglio della miniatura contenuta nel ms. Italien 77, c. 4r conservato presso la Bibliothèque Nationale de France
di Cristian Fuschetto
Martedì 18 Luglio 2017, 13:19 - Ultimo agg. 15:26
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Dal “miglior libro scritto dagli uomini” (Borges), gli uomini difficilmente potranno mai smettere di ispirarsi. Non foss’altro che per questo, «Illuminated Dante Project» è destinato ad avere successo. Al confine tra metafisica, letteratura e arti visive, un team internazionale targato Federico II sta per mettere a punto una bussola per navigare nello sterminato atlante iconografico suggerito dal più avventuroso viaggio che mente umana abbia mai concepito: la Divina Commedia.
 
 


Online entro fine anno, «Illuminated Dante Project» (IDP) sarà il più grande archivio digitale al mondo di codici miniati danteschi e, in una seconda fase, accoglierà anche illustrazioni moderne e contemporanee.
Da Botticelli a Delacroix, da William Blake a Gustav Dorè, da Dalì a Rauschenbeg, chi tra gli artisti ha avuto la ventura di nascere dopo Dante non ha potuto evitare di misurarsi con le visioni generate dal «poema sacro al quale ha posto mano e cielo e terra». E a testimonianza dell’imperitura potenza pop dei classici va detto che a ingrossare le fila della nobile tradizione del “Dante Illustrato” c’è pure quello che non t’aspetti, tipo un paio di “Inferni” della Walt Disney (uno di Topolino e l’altro di Paperino) e una “Divina Commedia” firmata da Go Nagai, celebre fumettista giapponese altrimenti noto per aver creato Mazinga Z.  

Viaggio iconografico tra inferno, paradiso (e noi stessi)
Guidato da Gennaro Ferrante, filologo della Federico II, il progetto nasce nel 2014 grazie a un finanziamento di Intesa San Paolo e Fondazione Banco di Napoli nell’ambito del programma Star, un accordo quadro che impegna l’ateneo, l’istituto di credito e la Fondazione a sostenere progetti considerati particolarmente competitivi sulla base di standard internazionali. Il dantista partenopeo organizza una squadra di storici dell’arte, letterati, filologi e informatici per lo più federiciani, con “innesti” strategici dalla Oxford University, dalla “Sapienza” e dall’Associazione del Corpus della Pittura Fiorentina. Obiettivo: mettere algoritmi e big data al servizio di una linea di ricerca molto particolare, studiare il poema dantesco attraverso gli apparati illustrativi che nel corso dei secoli l’hanno accompagnato. Il che è un po’ come chiedere al Sommo di fare un ulteriore viaggio ai confini della realtà, inviato speciale tra le mutevolissime pieghe dell’animo di chi con l’universo dantesco finisce col confrontarsi, e quindi anche quello di noi moderni, post-moderni e post-tutto che di dir si voglia.

Studiare le traduzioni visive delle scene dantesche, i modi di raffigurare i gironi infernali, di tratteggiare il ferale volto di Ugolino, il “tremante” bacio di Paolo e Francesca, l’incontro con Beatrice per “vedere i Cieli”, registrare come nei secoli siano state decifrate le stesse descrizioni cromatiche dei luoghi cesellate nella Commedia, dalle oscurità delle bolge infernali al lucore del purgatorio fino allo splendore del paradiso, ecco tutto questo non è forse addentrarsi nello specchio dei tempi e trovare risposte sempre diverse alla stessa domanda: chi siamo noi?   

«La traduzione in termini visivi del complesso discorso dantesco – spiega Ferrante – è un’impresa che accompagna praticamente da subito la Commedia e chiaramente ogni epoca denota un’attenzione ad aspetti diversi del poema. Nel Trecento per esempio c'è molta attenzione alle punizioni dei peccatori, nell’apparto iconografico domina l’architettura morale della narrazione. L’illustrazione non è mai puro abbellimento estetico, ma già corredo esegetico. Attraverso l’immagine si indirizza il lettore alla corretta interpretazione del testo o comunque a quella giudicata utile». L’illustratore mette a fuoco un dettaglio, non “la” storia narrata, ma il problema di cui quella storia diventa exemplum. Ogni immagine è una precisa idea di quello Dante racconta e, dunque, di Dio, dell’uomo e del mondo.
 
Un motore di ricerca "sull'altro mondo"
Illuminated Dante Project fornirà su un dominio web della "Federico II" (www.dante.unina.it) l'accesso gratuito alla riproduzione integrale ad alta risoluzione di un corpus di circa 300 codici miniati della Commedia realizzati tra il 1337 e il 1500, nonché la possibilità di confrontare e studiare le illustrazioni attraverso un articolato database chiamato appunto “IDP” che permetterà di operare ricerche complesse dal punto di vista paleografico, codicologico, stilistico e iconografico. Sarà possibile ricercare le immagini partendo dal tipo di peccato, dalla topografia dantesca, o da un personaggio.

Alla parola “Lucifero” appariranno tutte le illustrazioni relative all’“imperatore decaduto” presenti nei codici in database, così come basterà cercare un girone dell’inferno per ottenere l’elenco delle immagini di riferimento. «Metteremo in linea circa 100.000 files, per un totale di oltre 7.000 miniature, disegni, schizzi, schemi e diagrammi. Oggi i siti delle biblioteche, anche di quelle importanti, hanno immagini poco utili alla ricerca. L’aspetto iconografico delle opere è stato a lungo sottovalutato e solo da poco si è cominciato a lavorare in questa direzione. Per chi deve studiare su manoscritti miniati, per esempio, poter disporre di immagini ad alta risoluzione è una condizione imprescindibile di lavoro».

Per la gioia di tutti gli studiosi di Dante sparsi nel mondo (a proposito, è notizia recente la pubblicazione della Commedia in lingua urdu, lingua nazionale del Pakistan oltre che lingua ufficiale dell'amministrazione indiana, forse tra le più inaspettate traduzioni dantesche) IDP metterà a disposizione non solo le immagini, ma l’intero codice da cui sono tratte, completo di apparato critico di riferimento. 

Spesso è infatti necessario confrontare un manoscritto con un altro per riscontrarne le differenze e le consonanze del testo, per individuare la grafia del copista, per paragonare fra loro le raffigurazioni e gli stili decorativi, per individuare il tipo di glosse che accompagnano un determinato testo. E qui veniamo a un’altra importante innovazione messa in campo dagli umanisti federiciani, l’interoperabilità.
 
La tecnologia "IIIF": così crollano i muri tra database
Tutte le immagini caricate nell’archivio digitale www.dante.unina.it saranno “interoperabili”. Cosa significa? Sviluppato nel 2012 dalla divisione Digital Library Systems and Services dell’Università di Stanford il protocollo di interoperabilità introduce un nuovo standard di archiviazione (IIIF) per rendere fruibili nel web le immagini digitali dei manoscritti insieme a tutto il materiale documentario di corredo che può accompagnarle (la descrizione di un catalogo, annotazioni dettagliate a commento di particolari elementi, informazioni su uno studio in corso sull’argomento). In questo modo si abbattono le  barriere esistenti tra le banche dati delle biblioteche di tutto il mondo. Grazie a questo progetto la Federico II sarà la prima istituzione italiana ad aderire al consorzio internazionale IIIF (“International Image Interoperability Framework), con partner di calibro come l’Istituto Italiano per il Catalogo Unico (Manus online e Internet Culturale) con i quali condivide i propri risultati scientifici, e istituzioni come la British Library, la BIbliothèque Nationale de France, la Oxford Bodleian Library, la Biblioteca Apostolica Vaticana, con le quali ha stretto accordi bilaterali per poter diffondere le preziose riproduzioni dei loro codici danteschi in alta definizione. Altri partner sono la Casa di Dante in Roma, il Centro Pio Rajna, l’Institut de Recherche et d’Histoire des Textes; la KU Leuven, Faculty of Arts, Illuminare, Centre for the Study of Medieval Art e la società Space SpA specializzata in servizi digitalizzazione e meta datazione.
 
Graphic Novel, videogiochi e app: Dante è pop 
Nella seconda metà del ‘700 il più amato pittore inglese dell'epoca, sir Joshua Reynolds, rappresenta “Ugolino e i figli”. Reynolds trascura l'ambientazione per concentrarsi sui volti, sull'aspetto emaciato delle figure: all’espressione inebetita e impietrita di Ugolino fanno da contrappunto i figli urlanti e sfiniti. Sul retro del dipinto compaiono i versi danteschi: "Io non piangea, sì dentro impetrai:/piangevan elli; e Anselmuccio mio/disse: Tu guardi sì, padre! Che hai?/Perciò non lagrimai nérispuos'io/tutto quel giorno né la notte appresso,/in fin che l'altro sol nel mondo uscìo”. I critici attribuiscono a quel quadro il rilancio in tutta Europa della Divina Commedia dopo un periodo di relativa sonnolenza.

Il rapporto tra testo e rappresentazione visiva è dunque circolare. Non solo si raffigura Dante perché si legge Dante, ma si legge Dante perché si “vede” Dante. Videogame come “Dante’s Inferno” del 2010, trasposizioni elettroniche come “A TV Dante” (1990) diretto da Tom Phillips e Peter Greenaway, film come “What Dreams May” (Al di là dei sogni, 1998) di Vincent Ward o  lavori anche bizzarri come “Dante’s Inferno: The Graphic Novel (2012) che utilizza, disponendole in successione, le illustrazioni di Gustave Doré con un commento di Joseph Lanzara, possono avere oggi lo stesso effetto del dipinto di Reynolds: emozionare, meravigliare e magari far tornare voglia di scoprire l’originale. «Allargheremo la nostra ricerca – conclude Ferrante – anche alle illustrazioni a stampa antiche e moderne, fino a comprendere tutta l’iconografia di argomento dantesco, tavole, tele, affreschi, fumetti, videogiochi. Pensiamo anche a un’app per l’utilizzo didattico e creativo delle immagini dantesche contenute nel nostro archivio». 
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