Ponte Genova, Consulta: Autostrade perde. E ora si tratta sulla revoca

Ponte Genova, Consulta: Autostrade perde. E ora si tratta sulla revoca
Ponte Genova, Consulta: Autostrade perde. E ora si tratta sulla revoca
di Roberta Amoruso
Giovedì 9 Luglio 2020, 06:42 - Ultimo agg. 13:00
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«La decisione del Legislatore di non affidare ad Autostrade la ricostruzione del Ponte è stata determinata dalla eccezionale gravità della situazione che lo ha indotto, in via precauzionale, a non affidare i lavori alla società incaricata della manutenzione del Ponte stesso». Non è stato dunque illegittimo estromettere Aspi dalla ricostruzione del Ponte Morandi. È quanto ha stabilito la Corte costituzionale che ha ritenuto non fondate le questioni relative all'esclusione attraverso il Decreto Genova di Aspi nella scelta delle imprese alle quali affidare le opere di demolizione e di ricostruzione del Ponte Morandi.

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Il dossier è stato esaminato ieri in camera di consiglio: sul tavolo le questioni sollevate dal Tar della Liguria riguardanti numerose disposizioni del Decreto Genova che ha affidato a un commissario straordinario le attività volte alla demolizione integrale e alla ricostruzione del Ponte nonché all'espropriazione delle aree a ciò necessarie. Inoltre, è stato demandato al commissario di individuare le imprese affidatarie, precludendogli di rivolgersi alla concessionaria Autostrade Spa (Aspi) e alle società da essa controllate o con essa collegate. Infine, il Decreto impugnato ha obbligato Aspi a far fronte ai costi della ricostruzione e degli espropri. La Corte ha poi dichiarato inammissibili le questioni sull'esclusione delle imprese collegate ad Aspi e quelle concernenti l'obbligo della concessionaria di far fronte alle spese di ricostruzione del Ponte e di esproprio delle aree interessate. La sentenza sarà depositata nelle prossime settimane ma rischia di avere un peso non indifferente nella trattativa tra Aspi e il governo sulla concessione.

IL SOSTEGNO MANCATO
Una sentenza favorevole avrebbe potuto rendere più facile il compromesso ed essere un sostegno decisivo per quella parte del governo più restia a uno stop tout court della convenzione del 2007 e più propensa a un accordo in cambio di impegni di Aspi su investimenti, sconto sulle tariffe, manutenzione e magari con il possibile rimpasto azionario nella catena di controllo.

Ora la strada appare più in salita sia per questo fronte del governo oltre che per Aspi. «Ci conforta che la Corte costituzionale abbia confermato la piena legittimità costituzionale della soluzione normativa che venne a suo tempo elaborata dal governo», ha commentato a caldo il premier Giuseppe Conte mentre è in visita con Pedro Sanchez al museo Reina Sofia dopo che però in mattinata aveva annunciato una stretta sui tempi di decisione sulla revoca. «Porteremo il dossier Autostrade in Cdm. È una decisione di tale importanza che dovrà essere condivisa al di là dei due ministri direttamente competenti. Va coinvolto tutto il governo». Del resto, quello della revoca rimane una bella grana per un governo così spaccato sul tema, per via del pressing continuo, alimentato anche ieri, dei Cinquestelle verso la revoca, ma che ben conosce gli effetti di uno strappo sulla Convenzione. Non c'è in gioco soltanto la sopravvivenza di Aspi e il destino di 7.000 lavoratori, c'è anche il rischio di danno erariale per il governo già prospettato dall'Avvocatura dello Stato.

LA TRATTATIVA
Dunque rimane il nodo difficile da sciogliere dell'articolo 35 del Milleproroghe che prevede la cancellazione dell'indennizzo da 23,5 miliardi (limitato a 7 miliardi) in caso di revoca della concessione. Una spada di Damocle che ha compromesso la bancabilità del gruppo Aspi e quindi anche la capacità di finanziare attraverso il ricorso al mercato e alle banche il piano di investimenti da 14,5 miliardi previsti al 2023 (di cui 7 pronti subito a partire). Il Tar Lazio si riunirà tra ottobre e novembre prossimi. Ma se gli ermellini avessero deciso che il Decreto Genova è incostituzionale, perché ha modificato unilateralmente la Concessione di Aspi, per analogia ci poteva essere la stessa sorte anche per l'articolo 35 del Milleproroghe.

Rimane poi di fatto in sospeso anche la futura gestione del nuovo Ponte di Genova, nonostante l'affido tecnico ad Aspi. La trattativa continuerà con qualche argomento in più a favore del governo. Aspi punta tutto sulla trasformazione avviata negli ultimi due anni e fa sapere che non ha ricevuto alcuna «proposta formale dal governo». Ma sulla strada dell'accordo resta il nodo delle tariffe. E resta anche il delicato tema dell'assetto azionario, con l'ipotesi di far entrare Cdp e il fondo F2i. Il rischio ora è la tentazione di un intervento più forte della mano pubblica.
 

 
 

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