Madrid, otto mercati da mangiare

Il mercado De San Miguel
Il mercado De San Miguel
di Paola Del Vecchio
Mercoledì 10 Febbraio 2016, 00:21 - Ultimo agg. 15 Febbraio, 12:41
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Madrid. Tapear, callear, saborear, ovvero andare per aperitivi, passeggiare, assaporare e fare acquisti, in una parola comerse, mangiarsi Madrid, e di passo fare il giro delle cucine del mondo. In primis fu il mercato della Boquería, nel Raval di Barcellona, mecca classica della gastronomia dove, come amava ricordare Manuel Vazquez Montalban, il suo ispettore Carvalho poteva trovare tutto l'introvabile nella città di Gaudì.

Poi sono venuti gli Street Market della capitale, oltre una dozzina di vecchi mercati alimentari, riconvertiti in templi del gusto, dove la gastronomia è solo il pretesto per andare per «tapas» e, fra un stuzzichino e un «copa» di vino, scegliere prodotti freschi da degustare, cotti al momento, in una sosta della via dulcis negli antichi posti di vendita, reinventati intorno a tre concetti: dispensa genuina e di stagione, informalità e design. Insomma, si esce da casa per comprare le zucchine e si ritorna esperti in cucina castigliana o vietnamita, peruviana o giapponese, dopo aver fatto la spesa con un «foodcoach», una sosta a una «cevicheria» che prima era un'antica pescheria, partecipato a un corso di cucina vegana per bambini o a un workshop sulla birra artigianale spagnola.

«Picotear», spizzicare a pranzo o cena per mercati, è ormai il piatto forte dell'offerta turistica madrileña. Itinerario obbligato per immergersi nelle diverse atmosfere dei vari quartieri, esplorare gusti e tendenze, ammirare l'architettura industriale, godere delle più originali attività e saziarsi a tutti i livelli, bagno di folla locale incluso.

Si comincia dal Mercado di San Miguel, nell'omonima piazza accanto alla Calle Major, con la bella struttura in ferro battuto nello stile del parigino di Les Halles, inaugurato nel 1916 e riaperto, completamente ristrutturato e in chiave gourmet, nel 2009. Fra i 33 posti non più di sola frutta e verdura, dal carro di caviale alle ostriche francesi con lo champagne Ets Sorlut, passando per Il Pastaio, la pasticceria viennese Nicolas Gröisbock, il forno di San Onofre, senza dimenticare la paella o l'imperdibile jamon della famiglia Carrasco di Guijuelo, da 120 anni sinonimo di massima qualità del prosciutto iberico di bellota. Il tutto, al ritmo del migliore flamenco dei Cardamomo o delle altre proposte estemporanee di gastrocultura.

Per godere invece di uno spettacolare panorama sui tetti, niente di meglio della terrazza-lounge del
Mercato del San Anton nel cuore del quartiere di Chueca, il Soho madrileño. La salita in scala mobile lungo i tre piani consente di apprezzare le soluzioni contemporanee dei vari box, che offrono dalla gastronomia greca a quella giapponese, ma principalmente cucina con prodotti freschi di stagione. «Tu scegli il prodotto e noi lo cuciniamo a gusto tuo», la filosofia proposta all'entrata ai visitatori, per il «Cooking di San Anton», divenuto un marchio elegante e trendy.

Poco distante dal San Anton, in Calle Augusto Figueroa 24, il concorrente Mercado di San Ildelfonso, in Calle Fuencarral 57, meta prediletta dagli hipster, che prende il nome da un antico emporio di commerci, dal quale ha mutuato i materiali: legno, mattonelle bianche e ferro battuto. Fra il pianoterra e il primo piano, patii pensili pensati come terrazze interne, con tavoli comuni, dove i visitatori possono uscire a fumare o a mangiare i prodotti acquistati in uno dei 13 posti-vendita del primo livello: dalle alici fritte ai «coppi» di gamberi, al jamon Arturo Sanchez, agli affumicati del Cantabrico alle «tortillas» con verdure di stagione. La cucina tradizionale è affidata allo chef David Delgado, con Dp Tapas, che propone aperitivi classici, ma in versione 2.0, rivisitata e raffinata. Dopo il «picoteo» al San Ildefonso, il passeggio urbano continua lungo la Calle pedonale di Fuencarral per lo shopping di tendenza, fino a immergersi nella brulicante Gran Via.

Atmosfera underground, invece, al mercato di San Fernando - nel quartiere multiculturale di Lavapies - alimentare ma non solo: ospita posti insoliti come La Casquería, dove si vendono libri a peso, o Maniobras Reciclantes, dove si dà opportunità di nuova vita a vecchi oggetti riciclati.

Per i tanti alla ricerca di prodotti latini o esotici, niente di meglio, invece, che il Mercato de los Mostenses, nell'omonima piazza dietro la centrale Gran Via. I tantissimi latinoamericani che vivono nella capitale giurano che è il miglior luogo al mondo dove trovare gli ingredienti giusti per preparare patate alla «hucaína» o «ajiaco bogotano». Ma si può degustare anche, già pronto, il mitico «Aeropuerto», pietanza a base di riso, verdure, pollo, tagliolini, carne, cavolfiore cinese e chi più ne ha più ne metta.

Per i palati più esigenti, il Mercado de Chamartin, vicino alla stazione al nord della città, in Calle Bolivia 9, con i migliori prodotti di pesce, carni d'oca e paté, ovviamente non alla portata di tutte le tasche.

In concorrenza, ma a su un piano più popolare, il Mercado de Maravillas, in Calle Bravo Murillo 122: una grande navata con decine di punti vendita, che conserva i connotati di mercato alimentare di quartiere e dove è possibile trovare come alla Boquería? tutto l'introvabile.

Ma il tour per mercati non può che terminare in quello di Anton Martín, (Calle Santa Isabel 5), nel centro storico, vicino Atocha e accanto alla Filmoteca nazionale, che da sola merita una visita. Continua a essere il grande emporio del quartiere, anche se al livello inferiore offre chicche come bar di autentiche tapas basche, o il Sandiwich Misto, che offre cibo per la mente, specializzato in fanzine di musica, comic e pubblicazioni di auto-editing.
 
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