Napoli. Enzo Coccia ricomincia da tre e apre «'O sfizio d''a Notizia»

Napoli. Enzo Coccia ricomincia da tre e apre «'O sfizio d''a Notizia»
di Tommaso Esposito
Giovedì 17 Marzo 2016, 18:11
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Dalla Duchesca a Via Caravaggio. Dalla pizzeria di famiglia a Pizzaria La Notizia. Sì pizzaria, così come si diceva tra il 1700 e il 1800 a Napoli. È il percorso di Enzo Coccia, classe 1962, che dura da vent'anni, che ha cambiato completamente il modo di intendere la pizza napoletana. E di farla, ovviamente. Impasto diretto, lievitato sì e no dodici ore, leggero, morbido, fragrante. Grandi materie prime, dal pomodoro agli oli, ai latticini. Eccellenze campane che si accompagnano a prodotti provenienti da tutta Italia scelti accuratamente tra le Dop, garantiti dai consorzi di tutela e dai presidi Slow Food. Abbinamenti con i più buoni vini e le migliori birre.

Una filosofia, ma anche una scelta etica per la qualità, per garantire un gusto saporito, ma anche per tutelare il consumatore. E poi una sfida che definire politica non è affatto un male: quella di dimostrare nel mondo che dire Napoli significa indicare il buono?«Sì è proprio così. La mia più grande soddisfazione è stata quella di aver dimostrato in Giappone come in America, e ora recentemente nei paesi dell'Est Europa, che parlare napoletano significa parlare di cultura, di civiltà, di passione a partire dalla tavola. La pizza napoletana è stata il mio vocabolario ed è diventata la guida sicura per gli altri».In questi giorni aprirai un nuovo locale accanto alla tua pizzaria storica. Sarà interamente dedicato ai fritti:«'O sfizio d''a Notizia, si chiamerà così in lingua napoletana, un modo per rispettare la tradizione che è viva, ha ancora una carica innovativa infinita e proprio per questo è capace di conquistare il futuro, di parlare tutte le lingue, di diffondersi nel mondo».Tradizione e innovazione, il binomio che da sempre caratterizza il pensiero e l'azione di Enzo Coccia. Non a caso ora ha scelto di dedicarsi particolarmente a lo frijere, non tanto perché, per dirla con lo Sgruttendio, lo core mpietto frije, ma per mettere le mani, diciamo così, in pastella.«Infatti non ci sarà soltanto la pizza fritta. La cucina napoletana è stata famosa per la frittura che non è mera tecnica. È piuttosto una filosofia, un modo di intendere la preparazione dei cibi elogiandone l'essenza, la materia prima e contemporaneamente esaltandone il gusto, la golosità. E poi una pizzella o un panzarotto fritti bene non fanno male alla salute. Non esagero, ma quello che è fritto a mestiere è un alimento sano».Ci aspettiamo anche novità tecnologiche allora.

«Certamente accanto al focone, il pentolone che io stesso ho brevettato con artigiani napoletani per garantire la completa immersione e cottura nell'olio, in cucina ci saranno attrezzature d'avanguardia».E in sala che cosa troveremo?«Un menu scritto in napoletano.
E cunte, i racconti narreranno la grande ricerca che c'è dietro ad ogni boccone. Napoli è e sarà la frontiera del mondo, non può rimanere isolata, esclusa da una visione globale della tavola. Dobbiamo essere noi i conquistatori, dobbiamo smetterla di essere derubati della nostra ricchezza gastronomica. Ecco, dobbiamo ora pensare alla grande come abbiamo fatto negli anni novanta con la Pizza Napoletana. Guardando avanti, volando in alto». Insomma, puntando alle stelle? Massì, se pò fa. Tutto può succedere.
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