Che sfregio la pizza all'ananas
quasi quanto wurstel e patatine

Che sfregio la pizza all'ananas quasi quanto wurstel e patatine
di Luciano Pignataro
Giovedì 23 Febbraio 2017, 12:11 - Ultimo agg. 12:43
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Ci scandalizziamo come il presidente islandese per la pizza all'ananas ma è bene ricordare che lo scempio al simbolo gastronomico italiano parte proprio da Napoli dove è nato: basti pensare a quante pizzerie propongono la pizza con il wurstel e le patatine! E cosa c'è di più lontano dalla nostra cultura meridionale e mediterranea di cui la pizza è simbolo di questo modo di mangiare?
Dobbiamo anche dire che molti hanno confuso il termine gourmet con il «famolo strano», per esempio usando persino le lumache e altre amenità per stupire con le combinazioni più incredibile e soprattutto non pensate dal punto di vista gastronomica.

L'occasione per discutere ancora una volta di come la pizza venga mortificata a casa propria nasce dalla risposta del presidente islandese alla domanda di uno studente ha suscitato un vespaio sui social media e costretto lui, Guoni Johannesson, a «chiarire la sua posizione», neanche si rischiasse l'incidente diplomatico. Durante un incontro in un liceo ad Akureyri dopo aver toccato diversi temi d'attualità e dichiarato che la sua squadra del cuore è il Manchester United il presidente islandese ha detto che se ne avesse il potere «vieterebbe l'ananas sulla pizza per legge». Su Twitter l'hashtag #pineappleonpizza è diventato uno dei più popolari e il web si è spaccato a metà perché se per una parte del mondo l'ananas sulla pizza è un'aberrazione, c'è anche chi la considera una prelibatezza. La Cnn ha persino lanciato un sondaggio tra gli utenti del suo sito che, si presume, siano per la maggior parte americani. Risultato: guai a chi tocca la pizza «hawaiana». Alla fine il presidente ha spiegato su Facebook che l'ananas gli piace «ma non sulla pizza».

Occhio ai luoghi comuni, però Rosario Procino, patròn della pizzeria napoletana La Ribalta a New York ribadisce che «qua nessuno si sognerebbe di chiedere una schifezza simile, al massimo forse qualcuno in Texas. Ma la pizza con l'ananas non appartiene alla cultura della pizza americana».
E di pizza all'ananas parlarono a Masterchef proprio Tonino Cannavacciuolo, amante della margherita, e Joe Bastianich, fan della pizza alla hawaiana.

Dalla pizza con l'ananas a quella di banane e curry, da quella al creme caramel a quella con la carne di canguro o coccodrillo, fino a versioni con cicale e scorpioni, si moltiplicano nel mondo le ricette che stravolgono la pizza napoletana. Del resto la pizza è diventata planetaria, con gli americani che sono i maggiori consumatori con 13 chili a testa mentre gli italiani guidano la classifica in Europa con 7,6 chili all'anno, e staccano spagnoli (4,3), francesi e tedeschi (4,2), britannici (4), belgi (3,8), portoghesi (3,6) e austriaci, che con 3,3 chili di pizza pro capite annui chiudono questa classifica. Una diffusione che - rileva Coldiretti - ha favorito lo sviluppo di ricette che nulla hanno a che fare con l'originale, attraverso l'uso degli ingredienti più fantasiosi, a partire proprio dai frutti tropicali fino alle versioni con insetti e persino agli marshmallow americani o il creme caramel.

Ogni giorno solo in Italia si sfornano circa 5 milioni di pizze nelle circa 63mila pizzerie e locali per l'asporto, taglio e trasporto a domicilio dove si lavorano in termini di ingredienti durante tutto l'anno 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro.
«Per tutelare la pizza - ricorda Coldiretti - si è appena aperto un anno storico che si concluderà tra il 4 e l'8 dicembre 2017 a Seul dove sarà esaminata dal comitato mondiale Unesco la candidatura per l'iscrizione dell'Arte dei Pizzaiuoli napoletani nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità Unesco».
Un appuntamento decisivo per mettere un punto fermo sulla pizza. Almeno si spera.
 
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