Pizza napoletana candidata Unesco, il ministro Martina: «Risultato storico, ma da solo non basta»

Pizza napoletana candidata Unesco, il ministro Martina: «Risultato storico, ma da solo non basta»
Sabato 5 Marzo 2016, 08:43
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Il ministro dell’Agricoltura si è speso molto per questo risultato e non ha esitato a manifestare la sua soddisfazione.

Ministro, la candidatura dell’arte dei pizzaioli napoletani all’Unesco ha un valore simbolico o potrà regalare ricadute concrete sul piano economico, gastronomico e turistico?
«È una scelta importante che rientra nel nostro lavoro di valorizzazione delle tradizioni agroalimentari italiane. La pizza e l’arte dei pizzaiuoli napoletani sono espressione di un’identità culturale e non solo economica. Il riconoscimento Unesco darebbe senza dubbio un’ulteriore visibilità a un’arte che è già famosa nel mondo e la legherebbe, come è giusto, a Napoli e all’Italia».

La conferma della candidatura è stata unanime ma all’inizio non era scontata. Quali erano le perplessità iniziali su questa proposta?
«Non era per niente scontata, anche perché l’Italia ha una ricchezza tale per cui è sempre difficile lasciare qualcuno fuori dalla lista dei beni da tutelare. In questi mesi abbiamo lavorato molto sul dossier per ottenere la candidatura. Ci sono stati tanti cittadini che hanno chiesto questo riconoscimento, c’è stato l’impegno di tanti parlamentari, del presidente Enzo De Luca, di Alfonso Pecoraro Scanio, delle associazioni. Un grazie va anche al Sottosegretario agli Esteri Enzo Amendola e a tutti i ministri coinvolti. Il lavoro vero però inizia ora a livello internazionale».

I Cinesi si sono “appropriati” dell’Opera Lirica e hanno presentato questa canditura all’Unesco. Ritiene che il nostro sistema Paese è così lento nel tutelare sul piano giuridico formale le nostre eccellenze?
In realtà siamo la nazione con più siti Unesco al mondo, a dimostrazione della forza del nostro patrimonio culturale e paesaggistico. Negli ultimi 5 anni per quel che riguarda l’agroalimentare abbiamo registrato la Dieta Mediterranea, i paesaggi viticoli delle Langhe, Roero e Monferrato, la pratica agricola della vite ad alberello di Pantelleria. Abbiamo lavorato molto e bene, grazie all’impegno della nostra squadra Unesco guidata dal Professor Pier Luigi Petrillo».

La pizza porta con se ingredienti al centro di continue discussioni. Cominciamo dall’olio d’oliva e il via libera al prodotto tunisino. Qual è la sua opinione?
«Siamo stati molto chiari su questo punto: abbiamo chiesto alla Commissione di ridiscutere le scelte fatte. Il voto del Parlamento europeo è stato importante proprio perché ha confermato che il contingente aggiuntivo di olio a dazio zero dalla Tunisia non sarà strutturale. Abbiamo anche chiesto che ci siano dei meccanismi di tutela per il nostro olio, a partire dalle quote mensili di importazione e abbiamo previsto un aumento dei controlli per garantire la tracciabilità».

Secondo lei quali sono i motivi del successo della pizza napoletana in Italia e nel mondo?
Storia, tradizione, saper fare e un gusto eccellente. Poi c’è il fattore creatività, aver saputo creare un simbolo dell’Italia nel mondo. Questo è un tratto davvero essenziale del genio italiano».

E qual è la sua pizza preferita?
«Margherita, senza dubbio».

Cosa pensa delle pizze gourmet? Si stravolge la tradizione o invece è un necessario aggiornamento verso i gusti e le esigenze che cambiano?
«Anche in questo campo tradizione e innovazione possono convivere e lo dimostrano tante esperienze che abbiamo in Italia. Sono sempre di più gli chef che si approcciano al mondo della pizza o i pizzaioli che interpretano il loro ruolo con le basi e le tecniche degli chef. La cucina italiana è viva e si evolve. Da parte nostra vogliamo accompagnare questa crescita anche all’estero e da quasi un anno abbiamo iniziato un lavoro strutturale con il Food Act».

L’eventuale riconoscimento Unesco sarà sufficiente a tutelare la pizza napoletana anche in sede europea. In poche parole, il disciplinare Stg deve essere rivisto?
«Dobbiamo aumentare le tutele, perché troppo spesso vediamo il Vesuvio o la bandiera italiana svettare su prodotti improbabili. Il riconoscimento Unesco sarà uno strumento utile a livello mondiale per ribadire che l’arte dei pizzaiuoli ha un luogo d’elezione: Napoli, l’Italia».

l.pigna

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