Donne a tutta birra

Donne a tutta birra
di Santa Di Salvo
Mercoledì 4 Marzo 2015, 18:40
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Dimenticate i pub fumosi, gli occhi rossi e le pance gonfie, le epiche bevute e i boccali stracolmi che spariscono in gola entro pochi secondi. Oggi la birra è altro. È cultura e stile di vita persino sobrio, è un sistema di valori che mette amicizia, socialità e cultura al primo posto. Protagoniste di questo cambiamento generazionale, neanche a dirlo, sono le donne. Donne che amano la birra, come recita lo slogan coniato dall’Assobirra che parafrasa la celebre trilogia di Stieg Larsson e definisce «Millennials» la generazione nata tra il 1980 e il 1996.



È una piccola rivoluzione culturale, con un suo valore specifico. Nell’indice di gradimento, le italiane sono le prime al mondo. Sono quasi sette milioni le donne «birrofile» tra i 18 e i 35 anni e dimostrano di avere personalità da vendere. Per la quasi totalità, nove su dieci, la maternità può attendere, dato che registriamo senza commenti. Quattro su dieci lavorano, altrettante programmano una fuga all’estero, il 16% lavora in casa, sette su dieci sono laureate o diplomate, quasi nove su dieci dicono che intelligenza e competenza sono più importanti della bellezza.



Ebbene, sono proprio queste «native digitali» ad aver decretato il successo di questa bevanda anticonvenzionale, sintomo di una diversità che si riflette anche nel loro sistema di valori. Interessante e inaspettato il dato che vede una consapevolezza nel bere molto più alta delle trentenni coetanee del resto d’Europa: l’Italia è il Paese con il più alto numero di consumatrici di birra e il più basso consumo pro-capite.



Evidente che nel promuovere questa campagna l’Assobirra abbia tutto da guadagnare. Innanzitutto, sfatare il luogo comune che vuole che la birra gonfi e faccia ingrassare (non è vero), ma soprattutto delineare la fisionomia di una consumatrice in linea con uno stile contemporaneo, attivo ed equilibrato. Le italiane che amano la birra, al contrario della mamma e della vecchia zia, si dichiarano esplicitamente «diverse». Molte confessano sorridendo di fare spesso «cose da maschi».

Cioè? Parlare di politica e di economia, uscire per bersi una birra con gli amici. L’incremento in termini generali è notevole, sono sei su dieci le donne che la bevono regolarmente, mentre trent’anni fa le consumatrici erano appena il 25%. Molte le ragioni, ma soprattutto vincono la voglia di esprimere apertamente i propri gusti e il ridimensionamento di pregiudizi che legavano questa bevanda al mondo maschile.



Quello che sorprende è la dimensione del fenomeno, molto più consistente che in altri paesi europei «birrari» per eccellenza come la Gran Bretagna, l’Irlanda, la Repubblica Ceca e la Germania.

Adua Villa, nota sommelier televisiva, conferma la tendenza confessando la sua passione per le «blanche», fresche e agrumate, facili da abbinare, soprattutto con pesce, crostacei e frutti di mare. I tempi sono davvero cambiati, e molti sommelier si sono avvicinati a questo mondo con grande attenzione.



Le italiane in genere dichiarano la loro preferenza per la classica lager, chiara e di piccolo formato. Perché lo “stare in forma e mangiar sano”, subito dietro famiglia e lavoro, è al terzo posto tra le cose che contano più nella vita. I piatti preferiti? La pizza (31%), la pasta (23%), la carne (16%), il cioccolato (8%). Coerentemente, nei locali vince la pizzeria (47%), poi la trattoria (22%), infine il ristorante gourmet (9%), che non fa più tendenza come in passato.

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